Una nuova carovana migrante si è mossa, dietro allo striscione «Esodo dalla Povertà» da Tapachula, città di confine tra Messico e Guatemala, il 24 dicembre. Almeno 8mila persone da Cuba, Ecuador, Honduras, Guatemala e Haiti in marcia verso gli Stati Uniti d’America. Il gruppo è formato per lo più da donne, bambine e bambini, e ha superato alcuni posti di blocco. Per ora Guardia Nazionale e Polizia Migratoria osservano passo passo gli spostamenti, senza intervenire, e aspettando che stanchezza e qualche misura tampone spezzi l’unità migrante, seguendo la pratica inziata dal governo di Lopez Obrador dopo le manganellate del 2021.

«SONO PARTITI PERCHÉ le autorità non danno i salvacondotti per transitare legalmente nel territorio nazionale. Il sistema migratorio messicano è tenuto per le mani e per i piedi dal governo degli Stati uniti» ha dichiarato Luis Garcia Villagran, coordinatore del Centro dei Diritti Dignificacion Umana. La più grande carovana del 2023, si muove parimenti ad un’altra, chiamata “Latinoamerica Unito”, che sta attraversando lo stato di Veracruz.

L’inverno messicano non è certo il miglior periodo per un viaggio lungo e articolato dove il freddo del deserto del nord o delle zone montuose obbligherà a uno sforzo ulteriore per chi dopo mesi d’attesa, di silenzi, di diritti negati sta cercando di prendersi un po’ di luce e dignificare la propria condizione. Le carovane che partono da Tapachula sono purtroppo ordinarie e strutturali, si generano a causa dei lunghissimi tempi d’attesa per le risposte d’asilo, di ricongiungimento o per l’ottenimento dei documenti che permettono l’attraversamento del Messico per brevi periodi di tempo, e allo stesso tempo per l’impossibilità di trovare, in territorio chiapaneco, lavori e case che permettano di vivere degnamente.

LE DUE CAROVANE sono molto “politiche” e provano a sfidare non solo le terribili politiche migratorie messicane ma anche quelle prepotenti e violente che dagli Stati Uniti si abbattono sul continente, anche a causa dei governi centro-americani che non si emancipano dalle pressioni e dai ricatti di
Washington.

L’azione segue di poche ore l’annuncio del 21 dicembre di un viaggio del segretario degli Affari esteri Usa, Antony Blinken, del segretario della Sicurezza nazionale Mayorkas e l’assessora per la sicurezza nazionale Liz Sherwood-Randall in terra messicana. Discuteranno con López Obradoril fenomeno migratorio che oggi vede, tra le varie misure di blocco per migranti, la chiusura straordinaria dei valichi di frontiera per i treni a Eagle Pass e El Paso, in Texas, e la frontiera di Lukeville in Arizona. Solo nei primi 18 giorni di dicembre ci sono state oltre 10.800 richieste di asilo e di ingresso negli Usa, un numero record secondo quanto riferito dalle autorità di Washington e che mostra il fallimento del protocollo migratorio inaugurato da Biden nel luglio 2022 e che prevedeva la concessione di 300mila visti temporanei di lavoro e allo stesso tempo induriva le misure per chi escluso dalla lotteria dei permessi lavorativi decideva di entrare “illegalmente” negli Stati uniti.