La polizia israeliana ha impiegato ieri un drone che sgancia allo stesso tempo una decina di candelotti lacrimogeni per disperdere le proteste sulla Spianata della moschea di Al Aqsa dove hanno pregato oltre 100mila fedeli. Una novità per Gerusalemme. Questo tipo di velivoli di solito è usato dall’esercito israeliano in Cisgiordania nei confronti delle manifestazioni palestinesi. Averne visto uno volteggiare sopra la città vecchia conferma che le forze di sicurezza israeliane sono pronte a reagire ancora con il pugno di ferro. Centinaia di palestinesi ieri, terzo venerdì di preghiera del mese di Ramadan, sono tornati ad affrontare la polizia sulla Spianata, scagliando pietre contro i reparti antisommossa entrati sui cortili di Al-Aqsa dal lato di Bab Al-Silsila, mentre tiratori scelti, dai tetti, sparavano proiettili di gomma e lacrimogeni. Una sessantina i manifestanti feriti, una poliziotta israeliana è stata colpita al volto da una pietra. Nel pomeriggio la tensione era ancora alta anche se non ha raggiunto i livelli di venerdì della scorsa settimana quando la polizia israeliana, entrata sulla Spianata, ha ferito oltre 150 palestinesi e arrestato più di 400 persone. A Yamoun, in Cisgiordania, è spirato un diciottenne palestinese, Lutfi Labadi, ferito quattro giorni fa durante un raid dell’esercito israeliano.

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I palestinesi continuano ad accusare Israele di voler cambiare lo status quo dei luoghi santi che per decenni ha visto gli ebrei pregare al Muro del pianto, i musulmani sulla Spianata di Al Aqsa e i cristiani al Santo Sepolcro. L’obiettivo concreto, affermano, è dividere la Spianata in due parti – una per i musulmani e una per gli ebrei – e di costruirvi una sinagoga o addirittura il terzo Tempio. Lo confermerebbe, aggiungono, il via libera che il governo Bennett, come quello precedente di Benyamin Netanyahu, ha dato a visite sempre più frequenti sulla Spianata di folti gruppi di millenaristi ebrei e attivisti della destra religiosa israeliana. Il ministro degli esteri Yair Lapid ha negato con decisione, incontrando due giorni fa una delegazione dell’Amministrazione Biden, che questa sia l’intenzione di Israele e ha accusato il movimento islamico Hamas di diffondere notizie false per dare fuoco alle polveri della rabbia dei palestinesi. I dubbi però restano e li hanno espressi anche i rappresentanti dei paesi arabi, alcuni alleati di Tel Aviv, e dell’Autorità nazionale palestinese che giovedì si sono riuniti ad Amman per chiedere il pieno rispetto dei diritti di arabi e musulmani su Gerusalemme.

Di erosione, in parte già avvenuta, dello status quo della Spianata di Al Aqsa, ha scritto l’analista Amos Harel del

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quotidiano israeliano Haaretz, «con l’aumento del numero di visite degli ebrei e il sostegno del governo che ha chiuso un occhio sul fenomeno…contribuiscono inoltre le provocazioni della destra, come la Marcia delle bandiere, che alcuni attivisti hanno cercato di tenere mercoledì». Queste persone, avverte Harel, «stanno giocando con il fuoco e non saranno soddisfatte fino a quando non scoppierà una guerra». L’analista allo stesso tempo punta il dito contro Saleh Aruri, uno dei leader di Hamas, che a suo dire avrebbe ricevuto l’incarico di tenere alta la tensione a Gerusalemme e in Cisgiordania gettando benzina sul fuoco delle proteste sulla Spianata.

Da segnalare l’intervento ieri di Michael Lynk, Relatore speciale delle Nazioni Unite per i Territori occupati palestinesi, che il mese prossimo lascerà l’incarico all’italiana Francesca Albanese. «Nelle ultime settimane si è assistito a un crescente livello di violenza associato ai 55 anni di occupazione israeliana della Palestina. L’inazione internazionale di fronte a questi nuovi livelli di violenza non farà che incoraggiare altra», ha scritto in un comunicato. Lynk accusa Israele di «aver scelto di approfondire la sua occupazione attraverso la creazione di 300 insediamenti nel territorio palestinese occupato in violazione del diritto internazionale, dove 700.000 coloni ebrei israeliani vivono con pieni diritti di cittadinanza legale e politica tra cinque milioni di palestinesi apolidi e senza diritti».