Dopo la Francia, ora anche la Spagna attacca il governo di Giorgia Meloni, mentre da Parigi arrivano nuove accuse. Se si trattasse di un incontro di boxe sarebbe un uno-due perfetto, due colpi sferrati in sequenza da Parigi e Madrid che ieri hanno picchiato duro contro l’esecutivo di destra, ormai sempre più isolato in Europa. Durissima Yolanda Diaz, vicepremier e ministra del lavoro del governo di Pedro Sanchez che ha definito quello varato il primo maggio da palazzo Chigi come un «decreto contro i lavoratori» basato su contratti di lavoro a termine, definiti «contratti spazzatura».

L’attacco francese è invece una replica di quanto si è visto una settimana fa, quando il ministro dell’Interno Gerald Darmanin aveva definito Meloni «incapace di gestire le politiche migratorie per le quali è stata eletta». Parole per le quali Antonio Tajani aveva chiesto al presidente Macron di dissociarsi. La risposta al titolare della Farnesina è arrivata ieri con le dichiarazioni pubblicate dal quotidiano Le Figaro da Stephane Sejourne, leader dei liberali di Renew Europe al parlamento europeo ma soprattutto capo di Renaissance, il partito di Macron, che ha definito la politica dell’Italia verso i migranti «ingiusta, disumana e inefficace». A replicare agli attacchi, e in particolare alla ministra spagnola, è direttamente Meloni: «L’Italia ha segnato un record storico di numero di occupati. Parlano di noi per regolare conti interni», dice la premier da Praga al termine dell’incontro con il presidente ceco Petr Pavel.

Lo scontro in Europa si inserisce in uno scenario più ampio di scadenza elettorali. Il 28 maggio in Spagna si terrà una tornata di elezioni amministrative particolarmente importanti per l’alto numero di comuni e regioni coinvolte. Importanti al punto che da molti osservatori vengono viste come una sorta di primo turno delle elezioni politiche previste per la fine dell’anno ma che, nel caso di un risultato particolarmente favorevole per i socialisti, potrebbero addirittura essere anticipate. Yolanda Diaz è candidata premier per Sumar, il neonato movimento di sinistra da lei stessa fondato e che alcuni sondaggi attestano tra il 10 e il 15%. Quando ha parlato del decreto lavoro italiano la ministra si trovava a un confronto con la candidata di Vox, il partito di estrema destra vicino a Fratelli d’Italia che, secondo Diaz, in caso di vittoria introdurrebbe contratti di lavoro brevi e precari.

Lo stesso discorso potrebbe valere anche per la Francia, dove per le elezioni europee del prossimo anno si teme un’avanzata del Rassemblement National di Marine Le Pen e nelle quali un tema come l’immigrazione è destinato a tenere banco. Le Figaro riporta la parole di Sejourne, secondo il quale Meloni «sull’immigrazione fa tanta demagogia» e «l’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana: si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza».

Da parte sua Meloni nega l’esistenza di tensioni con chiunque. Anche con la Francia, paese con il quale i rapporti sono tesi ormai da mesi. «Immagino che vedrò Macron nei prossimi giorni in Giappone per il G7 e poi a Reykjavik – dice da Praga -, le occasioni per vederci saranno molte ma a me non risulta che ci siano problemi tra Francia e Italia».

A Tajani, invece, il compito di rispondere alla ministra spagnola. «Spiace che la vicepremier spagnola Yolanda Diaz interferisca nella vita politica italiana dando giudizi inaccettabili sulla scelta del governo, dice il ministro degli Esteri. «Le difficoltà elettorali del suo partito no giustificano offeso a un partner e alleato europeo».

Per il Pd interviene il senatore Walter Verini: «Prima dichiara guerra alla Francia. Ora mette l’elmetto contro a vicepremier spagnola – scrive su Twitter -. Consiglio a Tajani (e Meloni): la guerra fatela alle ingiustizie, non ai diritti civili e sociali e a scuola e sanità pubblica. L’Italia sarebbe migliore, più credibile in Europa»