Forzatura riuscita a metà. La discussione generale sul decreto Sicurezza è slittata a settembre ma la nottata tra mercoledì e giovedì trascorsa in Commissione è stata esplicativa del metodo del governo. «Brutto clima» denunciano le opposizioni, alle quali (come per altri provvedimenti provenienti dall’esecutivo) non è stato dato il tempo di discutere gli emendamenti. «C’è stato un tentativo di prevaricazione delle presidenze di commissione, molto orientate a tutelare l’interesse della maggioranza perdendo il ruolo di terzietà» spiega il deputato del Pd Federico Fornaro che ha partecipato alla seduta fiume. «La maggioranza presenta emendamenti senza contraddittorio – prosegue – in una riproposizione numerica delle loro ragioni ma così si perde la cultura del dialogo parlamentare: è evidente il diritto a governare, però è necessario avere attenzione al confronto, è l’essenza della democrazia».

LA RIUNIONE FIUME in notturna, secondo il centro sinistra, è stata condotta con «tensioni e forzature inutili». «Quello che preoccupa è la tendenza alla marginalizzazione del processo parlamentare, la forte accelerazioni su questi decreti manifesto, molto funzionali alla propaganda ma destinati a incidere poco, che contengono di tutto e sono privi di logica, dimostra come il governo tenda a considerare il Parlamento un intralcio più che la fonte della sua legittimazione costituzionale», dice ancora Fornaro. Nel gioco degli emendamenti al dl Sicurezza, in base a una logica spartitoria calcolata sulla propaganda dei singoli partiti, stavolta è la Lega a farla da padrona, anche se l’impostazione complessiva è figlia del panpenalismo di destra.

COME PER LA CANNABIS LIGHT, che sarà equiparata agli stupefacenti contro ogni evidenza scientifica. Il testo che arriverà in aula a settembre prevede lo stop alla coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc. Il commercio o la cessione di infiorescenze sarà punito con le norme del Testo unico sulle sostanze stupefacenti. Una posizione totalmente ideologica che avrà la conseguenza di lasciare senza lavoro almeno 11mila persone e distruggere un settore che fattura circa 500 milioni di euro l’anno con più 15% previsto nei prossimi 7 anni. «Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana e pensa anche di aver fatto la lotta alla droga», la posizione da +Europa di Riccardo Magi. Nicola Fratoianni, di Avs, parla di «regalo alle mafie» e ribadisce «la volontà di legalizzare complessivamente la cannabis, quella sì sarebbe una straordinaria patrimoniale contro la criminalità». Anche Coldiretti e Cia denunciano la gravità del provvedimento: «Danneggia pesantemente le aziende agricole». Le associazioni di settore della cannabis terapeutica annunciano ricorsi. Per il presidente di Federcanapa Beppe Croce si tratta di una mossa «assurda e irresponsabile che demolisce tutto il comparto industriale dei cosmetici, integratori, aromi, preparati erboristici». Il resto del decreto non è migliore e «infittisce la tela repressiva che oscura lo spazio democratico», come ha scritto la costituzionalista Alessandra Algostino sul manifesto.

VIENE ISTITUITO un nuovo reato contro l’occupazione abusiva degli immobili; sale da 14 a 16 anni l’età per la quale viene punito l’impiego di minori nell’accattonaggio e si innalza la pena massima per questa condotta. Inoltre si mortifica il diritto a manifestare con due norme ribattezzate «Anti Ghandi» e «Anti No tav e No Ponte», che creano pericolosi precedenti. La prima prevede il carcere fino a un mese per chi da solo blocca una strada o una ferrovia e da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone riunite; il secondo prevede aggravanti per punire la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale se commessa per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica.

L’UNICO EMENDAMENTO su cui ci sarebbe potuta essere una convergenza tra maggioranza e opposizione, quello sulle bodycam per le forze di polizia, è stato riformulato. Il Pd che lo aveva presentato si è astenuto perché non prevede l’obbligo, come nella versione originaria del dem Matteo Mauri, ma solo la possibilità di indossarle (già in atto in via sperimentale), inoltre non vengono specificate le modalità di utilizzo e di conservazione delle registrazioni. Punite ulteriormente anche le detenute madri: diventa facoltativo l’attuale obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza o con figli sotto l’anno di età. Non passano, invece, altre posizioni della Lega come la castrazione chimica e il re