Dopo alcuni recenti inciampi, la strategia mediatica di Carlos Tavares è chiara: cortine fumogene di promesse su nuovi modelli, esagerazioni esponenziali degli investimenti, promessa giurata di amore eterno al belpaese che fu la culla della Fiat e la patria della (disastrata) famiglia Agnelli-Elkann.

Poi, puntualmente, passato qualche giorno arriva la mazzata. La realtà del disimpegno rientra dalla finestra: ieri con l’ennesimo accordo di uscite incentivate per ridurre la forza lavoro.
Si tratta del secondo accordo nel giro di sei mesi con il primo accordo che ha subìto perfino un allargamento dopo qualche giorno. Nel giugno 2022 ne uscirono ben 1.820.

Pur di liberarsi dei lavoratori, Tavares paga bene. Gli incentivi per le uscite volontarie saranno pari a sei mensilità per chi è già in possesso dei requisiti per la pensione. Chi invece maturerà i requisiti entro quattro anni, riceverà per i primi 24 mesi un importo «tale da raggiungere insieme al trattamento di naspi il 90% della retribuzione lorda e per i successivi 24 mesi un importo lordo pari al 70% della retribuzione lorda più un’ulteriore somma equivalente ai contributi previdenziali da versare». Fra i 35 e i 39 anni 12 mensilità più 20.000 euro, fra i 40 e i 44 anni 18 mensilità più 20.000 euro, fra i 45 e i 49 anni 24 mensilità più 30.000 euro, fra i 50 e i 54 anni 30 mensilità più 30.000 euro, dai 55 anni in su 33 mensilità più 30.000 euro.

Nonostante il ritrovato clima di unità che porterà l’12 aprile a uno storico sciopero a Mirafiori, la Fiom ha deciso di non firmare l’accordo, sottoscritto invece da tutte le altre sigle: «Si prosegue nell’azione di svuotamento degli stabilimenti Stellantis, – commentano Samuele Lodi, segretario nazionale e Maurizio Oreggia, coordinatore automotive – . Un pessimo segnale se considerato che queste uscite non sono compensate con l’assunzione di giovani, che darebbero un’importante prospettiva per il futuro. La Fiom ricorda come «nelle scorse settimane abbiamo chiesto, unitariamente, alla presidente del Consiglio di convocare un incontro a Palazzo Chigi con l’ad di Stellantis Tavares. Il futuro non lo si costruisce con gli incentivi all’esodo, bensì con il confronto per garantire stabilimenti, nuovi modelli, ricerca e sviluppo e rigenerazione dell’occupazione».

Nel frattempo Stellantis, casa madre di Chrysler, sta licenziando circa 400 dipendenti negli Stati Uniti, principalmente nelle divisioni software e ingegneria. Lo scrive il Wall Street Journal, ricordando che si tratta dell’ultimo di una serie di tagli da parte della casa automobilistica mentre lavora per introdurre i suoi primi veicoli elettrici in Usa. Stellantis ha poi confermato in una nota che prevede di ridurre le proprie organizzazioni di ingegneria, tecnologia e software di circa il 2% negli Stati Uniti. In tutto, questa cifra equivale a circa 400 dipendenti, secondo i documenti interni visionati dal giornale.

In tutto questo, ieri il ministro Adolfo Urso ha fatto quello che i sindacati – Fiom in testa – chiedono da anni: incontri con l’azienda stabilmento per stabilimento. Dopo la convocazione per Melfi, il 2 aprile alle 15,30, e di Mirafiori, il 3 aprile alle 10, il Mimit ha fissato le date per i restanti cinque siti produttivi del gruppo in Italia: Pomigliano, giovedì 4 aprile alle ore 9.30; Atessa giovedì 4 aprile alle ore 13.30; Modena giovedì 4 aprile alle ore 16.30; Termoli venerdì 5 aprile, alle ore 11:00; Cassino venerdì 5 aprile alle ore 14. Saranno presenti, oltre al ministro Urso e gli uffici tecnici del ministero, i rappresentanti del gruppo Stellantis, delle Regioni interessate, dell’Anfia (la categoria di Confindustria che rappresenta le aziende dell’indotto) e le organizzazioni sindacali.
Manca solo Tavares. Ma non è una novità.