Si attendono firme e annuncio ufficiale, ma a quanto riportato dalla Reuters, lo sciopero indetto dallo Uaw, United Auto Workers, il sindacato statunitense dei lavoratori dell’auto, pare essere ormai terminato. A mancare ormai era solo l’accordo con General Motors, e così anche il terzo colosso di Detroit, dopo Ford e Stellantis, ha firmato un accordo preliminare con il sindacato, ponendo fine a un’interruzione del lavoro che è costata miliardi di dollari alle cosiddette “big three” di Detroit.

AL CENTRO DEL CONTENDERE c’era il rinnovo del contratto di lavoro collettivo; lo sciopero è durato sei settimane durante le quali lo stipendio dei lavoratori è stato pagato dal sindacato, in modo da poter andare avanti senza a oltranza. L’accordo con Gm ricalca gli stessi termini già stipulati con Ford e Stellantis; al momento i dettagli di quello stipulato tra Gm e Uaw non sono ancora stati resi noti, ma si parla di un aumento pari al 25% per la retribuzione massima, da raggiungere nei prossimi 4 anni, che va a sommarsi agli adeguamenti al costo della vita, raggiungendo così un totale del 30% in più nelle buste paga. Il minimo sindacale passerebbe quindi da 32 dollari l’ora a più di 40 dollari in quattro anni e mezzo, permettendo ai dipendenti che lavorano 40 ore la settimana di guadagnare circa 84 mila dollari all’anno. Il pacchetto include anche maggiore sicurezza del posto di lavoro per chi ha un contratto a tempo determinato, più benefit per chi va in pensione e l’ingresso dei sindacati nei nuovi impianti dedicati alla fabbricazione delle batterie.

L’ACCORDO RAPPRESENTA il più grande aumento salariale ricevuto dai lavoratori negli ultimi decenni, e al tempo stesso scongiura un’interruzione del lavoro ben più lunga di sei settimane, e che avrebbe potuto avere un impatto dannoso su l’economia. Gli accordi hanno anche il potenziale di gettare le basi per altre lotte sindacali simili e richieste di salari più alti presso altre case automobilistiche non sindacalizzate, come Tesla e Toyota. I tentativi di accordo sono anche una vittoria a sinistra per Joe Biden, che il mese scorso aveva rischiato il proprio capitale politico picchettando con i lavoratori in sciopero presso una sede della GM del Michigan. In un momento in cui è proprio dalla sinistra del suo partito che piovono le maggiori critiche al presidente, per il modo in cui sta gestendo la guerra fra Israele e Hamas, il raggiungimento di questo accordo rappresenta un sospiro di sollievo almeno momentaneo.

«Penso che sia fantastico – ha detto Biden rispondendo ai giornalisti mentre saliva a bordo dell’Air Force One lunedì mattina, poco dopo che era arrivata la notizia – Questi accordi record premiano i lavoratori del settore automobilistico che hanno rinunciato a molto per far sì che l’industria funzionasse e andasse avanti durante la crisi finanziaria, più di dieci anni fa. Questi accordi garantiscono che i Tre Grandi possano ancora guidare il mondo in termini di qualità e innovazione».

Il vero vincitore in questa battaglia è più di tutto il concetto stesso di sindacato. Potenzialmente l’effetto di più vasta portata di questo sciopero, potrebbe essere quello sui lavoratori del settore manifatturiero non rappresentati dalla Uaw. I contratti negoziati dal sindacato sono solo l’ultimo di una serie di vittorie importanti portate a segno dal lavoro organizzato, tra cui quello degli scrittori di Hollywood, dei lavoratori dell’Uos e dei dipendenti universitari.

SHAWN FAIN, CARISMATICO presidente della Uaw, ha descritto i tentativi di accordo come un segnale per il sindacato che è l’ora di iniziare a organizzare iniziative presso la firma che domina il mercato n continua espansione delle auto elettriche, Tesla, così come nelle aziende di proprietà straniera, Toyota, Honda o Bmw. Il sindacato «si organizzerà come non ci siamo mai organizzati prima», ha dichiarato Fain. Le aziende dove non sono ancora entrati i sindacati possono aspettarsi che l’Uaw impiegherà la stessa linea dura che Fain ha usato contro Ford, Gm e Stellantis, e anche se queste campagne sindacali dovessero fallire, come è spesso accaduto in passato, potrebbero comunque indurre i datori di lavoro a concedere preventivamente degli aumenti ai lavoratori, solo per scongiurare le spauracchio di uno sciopero a oltranza.