Non c’è visitatore che non si fermi a osservare Las Meninas al Prado di Madrid, dipinta da Velázquez nel 1656. Rappresenta una scena di vita quotidiana a corte con l’Infanta Margarita assistita dalle due «meninas» (damigelle d’onore) María Agustina Sarmiento e Isabel de Velasco, in cui è ritratto lo stesso pittore e, riflessi nello specchio, i suoi genitori Filippo IV di Spagna e Marianna d’Austria. A sfuggire allo sguardo meno attento è l’oggetto che una damigella porge alla bambina: il «bucaro».
Sandra Gamarra Heshiki (Lima 1972), prima artista migrante – peruviana con origini giapponesi da parte materna, ha il doppio passaporto peruviano e spagnolo – a rappresentare la Spagna alla 60. Esposizione internazionale d’arte, in Pinacoteca migrante (a cura di Agustín Pérez Rubio), decostruisce l’immaginario coloniale ponendo quesiti sull’arte e i suoi meccanismi in cui dà visibilità a narrazioni storicamente taciute, mettendo in primo piano proprio oggetti simbolici come quel vaso di terra rossa.

Sandra Gamarra Heshiki (foto di Manuela De Leonardis)

TRA IL XVI E IL XVIII SECOLO in Europa erano di gran moda i «búcaros de Indias», vasi in terracotta prodotti soprattutto a Tonalá in Messico, a Panama, in Perù e Cile: il loro valore stava nel conferire all’acqua che vi si conservava un sapore argilloso dalle presunte proprietà medicinali. Per Lorenzo Magalotti, autore di Lettere sopra le terre odorose d’Europa e d’America dette volgarmente buccheri (1695), l’«odore di terra fertile» dei buccheri poteva stimolare «le facoltà dell’anima» arrivando a procurare esperienze mistico-sensuali. Agustín Pérez Rubio parla anche di «buccherofagia» riferendosi sia all’usanza (soprattutto da parte delle donne) di ingerire frammenti di «ceramica odorosa» con l’idea di schiarirsi la pelle, ma anche metaforicamente per intendere l’attitudine di appropriazione/cannibalizzazione da parte dei conquistadores e dei loro eredi non solo di beni preziosi, terre, persone ma depredando – nel processo di colonizzazione – anche la lingua, il patrimonio culturale, le tradizioni dei popoli che schiavizzavano.

GAMARRA HESHIKI ha concepito per il padiglione della Spagna ai Giardini della Biennale un percorso di restituzione della storia in diverse tappe – Terra vergine, Gabinetto dell’estinzione, Gabinetto del razzismo illustrato, Maschere meticce, Pala della natura moribonda e Giardino migrante – che toccando i diversi generi della pittura ribalta il concetto stesso di spazio museale come luogo di conservazione che indirizza lo sguardo dell’osservatore secondo precise direttive sociali e politiche.