Si è dimesso ieri Humza Yousaf, primo ministro scozzese e leader dello Scottish National Party (Snp). Dopo la rottura di giovedì scorso con i Verdi, alleati di governo, il premier aveva dinanzi a sé due mozioni di sfiducia. Meno di una settimana gli è bastata per capire che non vi fossero le condizioni per andare avanti con un governo di minoranza o con altri alleati. Dopo poco più di un anno, la Scozia si trova così di nuovo senza una guida.

Yousaf era stato nominato primo ministro nel marzo 2023, in seguito alle dimissioni di Nicola Sturgeon. La leader Sturgeon si era dimessa poco prima di essere coinvolta in un enorme scandalo relativo alla gestione dei fondi per la campagna indipendentista, con impatto notevole sul consenso al partito e sulle intenzioni di voto in un eventuale nuovo referendum sull’indipendenza. Il percorso di Yousaf, insomma, non era cominciato nel migliore dei modi.

Il declino di Sturgeon aveva fatto riemergere le voci contrarie all’interno del partito nazionalista, sino ad allora silenziate dalla sua grande popolarità. L’Snp è infatti un partito complesso, che tiene assieme sotto la bandiera dell’indipendentismo sensibilità politiche molto diverse. Grazie a grandi abilità comunicative, richieste chiare (ma mai accolte) a Londra di un nuovo referendum e politiche sociali ed economiche viste con favore dalla maggioranza dell’elettorato, Sturgeon era stata in grado di imporre al suo partito un’agenda progressista. Yousaf si è presentato sin dall’inizio come prosecutore della linea Sturgeon, non riuscendo però a tenere sotto controllo le frange conservatrici interne al suo partito, rifiorite dopo la caduta di Sturgeon.

Già in condizioni non ideali all’interno del suo partito, a portare Yousaf alla decisione di lasciare è stata la brusca rottura con gli Scottish Greens, alleati di governo numericamente indispensabili. Un primo scontro c’era stato con il passo indietro sulla nuova legge scozzese per la rettifica del genere. Approvata nel 2022, questa avrebbe portato da 18 a 16 l’età a cui una persona può chiedere la rettifica legale del proprio genere senza bisogno di una diagnosi medica di disforia di genere.

Per la prima volta in 25 anni dalla devolution scozzese, il governo di Londra guidato da Rishi Sunak aveva posto il veto. In un primo momento, Yousaf aveva annunciato che avrebbe contestato il veto. A dicembre 2023, la segretaria per la giustizia sociale Shirley-Anne Somerville aveva però annunciato che il governo non sarebbe andato avanti con la contestazione, causando forti malumori nei Verdi.

A innescare definitivamente la crisi è stata la decisione del governo di Edimburgo di abbandonare l’obiettivo di tagliare le emissioni del 75% entro il 2030, contestata fortemente dai Verdi. Se in un primo momento è sembrato che potessero essere questi ultimi a lasciare, è stato invece Yousaf, piuttosto sorprendentemente, a dir loro che l’alleanza aveva «fatto il suo corso», giungendo quindi a «naturale conclusione». Da qui la decisione degli Scottish Greens di supportare le mozioni di sfiducia al governo e al premier avanzate dal partito conservatore scozzese.

Che strategia avesse Yousaf per andare avanti non è del tutto chiaro. «Speravo di continuare a lavorare con i Verdi con un patto meno formale e che l’Snp potesse passare a un governo di minoranza; purtroppo, ho chiaramente sottostimato il risentimento dei colleghi dei Verdi per questa decisione», ha infatti detto nella conferenza stampa in cui ieri ha annunciato le sua decisione di lasciare non appena l’Snp avrà trovato chi gli succederà.

Il futuro è al momento difficile da prevedere. Mentre le opposizioni invocano elezioni immediate, l’Snp lavora alla successione di Yousaf. Il primo nome in lizza è quello di John Swinney, ex vice di Nicola Sturgeon, e sostanzialmente in linea con le politiche progressiste di quest’ultima. Swinney, che ha detto di essere stato “inondato dalle richieste” dei suoi colleghi di partito, non ha formalizzato ancora la sua candidatura. L’assunzione della carica di leader dell’Snp e del governo di Edimburgo da parte di Swinney sarebbe da leggere come un tentativo di ricostruire l’alleanza fra nazionalisti e Scottish Greens.

Unica possibile altra concorrente sembra per ora essere Kate Forbes, figura prominente dell’area conservatrice dell’Snp, la cui ascesa comporterebbe invece il definitivo tramonto dell’alleanza con i Verdi.