Ancora blocco sulla direttiva Ue Red III sulle nuove regole per le energie rinnovabili, che era stata appena rivista in seguito a un armistizio. Ci sarà di nuovo una riunione degli ambasciatori (Coreper) per trovare una soluzione. Il Consiglio Energia di ieri a Lussemburgo ha confermato l’obiettivo di raggiungere il 42,5% di rinnovabili nella Ue entro il 2030 (cioè un raddoppio rispetto al 2019), ma nel calcolo, per rispettare la neutralità Co2 del 2050, potranno essere prese in considerazione anche «energie altre rispetto alle rinnovabili» in senso stretto. Per la Francia, che ha guidato la “minoranza di blocco” a favore del nucleare, la vittoria sperata derapa, anche se è la prima volta che la Commissione ha accettato di riconoscere l’apporto del nucleare nella decarbonazione, se pure, pudicamente, in una lettera Bruxelles non ha citato esplicitamente questa energia.

RED III È UNO DEI PILASTRI del programma della Commissione Fit for 55, per uscire dalla dipendenza dalle energie fossili, obiettivo climatico reso ancora più urgente dalla guerra in Ucraina, che ha rivelato la dipendenza europea dal gas russo. La nuova stesura di Red III di ieri era però in contraddizione con il risultato dei negoziati tra Consiglio e Europarlamento del marzo scorso e rischia di inciampare a Strasburgo nella nuova discussione. Comunque, l’idea che avanza è che la “neutralità” Co2 sarà anche “tecnica”, includendo il nucleare. Per la Francia (molto sostenuta dalla Slovenia) la vittoria riguarda in più l’ammoniaca (che serve per i fertilizzanti e quindi è stato utilizzato l’argomento della sicurezza alimentare): è passato l’emendamento che “comprende” le difficoltà ad abolire l’idrogeno prodotto con energia fossile utilizzato negli impianti di produzione di ammoniaca, verrà fatta una valutazione “caso per caso”, che terrà conto degli “sforzi” in corso per escludere dal calcolo questo ricorso alle energie fossili.

VENERDÌ SCORSO gli ambasciatori Ue in una riunione preparatoria avevano raggiunto un compromesso, ma il Consiglio Energia di ieri ha avuto un altro ostacolo da superare: la Polonia continua a chiedere di poter continuare a sovvenzionare il carbone oltre il limite massimo, mettendo avanti il proprio mix energetico e l’impossibilità di un cambiamento troppo rapido. Questa richiesta frena le decisioni sulla necessaria riforma del mercato europeo dell’energia. Ci sono questioni di tempi, di conseguenze della crisi ucraina, di come mantenere i prezzi senza impennate, di come garantire l’approvvigionamento. Di competitività dell’industria europea.

IERI A LUSSEMBURGO c’è stata anche una riunione dei 14 paesi “amici delle energie rinnovabili”, con la Germania ma senza la Francia, che non è stata invitata (non c’era neppure l’Italia). L’unica notizia un po’ ottimista dell’ultimo rapporto di Copernicus, il programma Ue di osservazione della terra, è che la Ue nel 2022 ha prodotto il 22,3% dell’energia dal solare e l’eolico (con forti disparità tra paesi), percentuale che ormai supera il peso dei combustibili fossili (20%). Resta però ancora il 16% dipendente dal carbone.

L’IDEA CHE CI SIA una soluzione “tecnica” – certo da affiancare a una dose di “sobrietà” – seduce il mondo dell’economia. Un esempio ieri al 54esimo Salone dell’aeronautica e dello spazio del Bourget, che si è cullato nella musica dell’”aereo verde” (all’orizzonte 2050): Airbus e Boeing esultanti per la prospettiva di un raddoppio del traffico aereo nel 2050 rispetto al 2020, con più di 45mila aerei in volo (da vendere in fretta alle compagnie, prima che irrompa la concorrenza cinese). Di combustibile per l’aviazione discuterà tra qualche giorno il Parlamento europeo, per l’adozione del programma ReFuelEu, già passato in Consiglio.

Intanto, al Bourget di Parigi, e poi agli Invalides si sono riuniti ieri anche alcuni ministri della Difesa Ue, per parlare di strategia di difesa aerea europea.