Chissà se Joseph de Montgolfier si sta rotolando per le risate nella sua tomba al cimitero di Annonay vedendo che nel 240° anniversario del primo volo della sua mongolfiera un pallone cinese fuori strada ha provocato una crisi diplomatica mondiale. Era infatti il 1783 quando la sua invenzione con due uomini a bordo partiva dalla Muette a Parigi per atterrare 25 minuti dopo a nove chilometri di distanza, in quello che oggi è il 13° arrondissement.

L’idea che dopo quasi due secoli e mezzo, una rivoluzione in Francia, due guerre mondiali, un uomo sulla luna, robot su Marte e svariate migliaia di satelliti che girano sulle nostre teste ci sia qualcuno a Pechino che decide di mandare una mongolfiera per spiare i missili americani ha di che risvegliare i morti per la sua comicità.
I palloni sono stati effettivamente usati per scopi militari: i primi furono i comunardi, che durante l’assedio prussiano fecero uscire da Parigi Léon Gambetta con una mongolfiera riempita di gas di città: era l’ottobre 1870.

Apparentemente questa forma di rudimentale aviazione funzionava perché nel corso della lunga resistenza contro il governo reazionario di Adolphe Thiers la Comune fu in grado di far partire 66 palloni con due milioni di lettere e volantini, oltre a 381 piccioni viaggiatori che dovevano permette di comunicare con il resto della Francia. Una lettera aperta Aux travailleurs des campagnes, stampata in 100.000 copie avrebbe dovuto procurare ai comunardi i necessari soccorsi ma i contadini non risposero.

La loro epoca d’oro fu la Prima guerra mondiale, quando venivano usati da tutti i contendenti per dirigere i tiri dell’artiglieria; il loro uso non poteva però durare, erano troppo vulnerabili e nella Seconda guerra mondiale scomparvero, tranne quelli statici, usati sopra le grandi città per ostacolare i bombardieri in azione.
Ma torniamo alle mongolfiere cinesi. Giusto per dare qualche dato di contesto, il Montana è grande come l’Italia da Bolzano a Salerno, solo che invece di 50 milioni di abitanti ne contiene solo 1,2 milioni. La capitale, Helena, ha la stessa popolazione di San Donato Milanese ma non c’è Milano, e non ci sono neppure Torino, Genova, Venezia, Padova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli: ci sono fattorie variamente sparse, molti boschi e qualche paese ribattezzato città, come Butte, dove stava una gigantesca (e inquinante) miniera di rame a cielo aperto di proprietà della Anaconda Copper (quella del colpo di stato in Cile nel 1973).

Poi ci sono anche i 150 missili intercontinentali, in effetti. Che stanno dentro i loro silos sotterranei. Ben chiusi. Se i silos fossero aperti sarebbe troppo tardi per fotografarli dal pallone perché sarebbero già in partenza verso la loro destinazione finale. E a Pechino, o a Mosca, non ci sarebbe più nessuno in grado di sviluppare le fotografie.
Quindi forse a Washington si sono eccitati un po’ prematuramente perché l’idea di spionaggio con i palloni assomiglia più a una sceneggiatura di serie B di Hollywood che non a un’iniziativa del serissimo spionaggio cinese.

Per una fortunata coincidenza, in questi giorni a Parigi è aperta una mostra su “Cinema e spionaggio”, dove si trovano i manifesti di “Spione” (Fritz Lang, 1928), “Mata Hari” (interpretata da Greta Garbo, 1931), “Goldfinger” (con Sean Connery, 1964) e dozzine di altri.
La vera attrazione dell’evento alla Cinémateque sono però gli autentici poster della Seconda guerra mondiale che invitavano alla prudenza perché il nemico era sempre in ascolto. In uno intitolato Keep mum, she’s not so dumb! si vedono tre ufficiali inglesi in compagnia di una voluttuosa signorina in abito da sera, presumibilmente una spia nazista. La versione italiana era il più banale “Il nemico vi ascolta” con due amici al bar, di cui uno in uniforme, mentre dietro di loro un losco figuro si nasconde dietro un giornale.

Potevano mancare Ingrid Bergman e Cary Grant in Notorious (1946)? Ovviamente no: durante la lavorazione Alfred Hitchcock (inglese e non americano) fu interrogato dall’Fbi per aver inserito nella storia di spionaggio l’idea di uranio in polvere nascosto in cantina dentro bottiglie di vino. Un’idea solo marginalmente più assurda di quella di usare mongolfiere per andare a caccia di missili intercontinentali.