In principio fu una rivista, edita dal manifesto a partire dal marzo 1985: articoli lunghissimi, quasi dei trattati di filosofia politica, perlopiù assolutamente improponibili al giorno d’oggi, scritti da un gruppo di intellettuali, giuristi e politici che decisero di andare controcorrente, combattendo una battaglia garantista proprio mentre la vulgata comune si inchinava alla mano pesante dello Stato nei confronti dei protagonisti dei cosiddetti Anni di piombo. Scelsero l’archetipo della detenuta, Antigone, per dare nome al «Bimestrale di critica dell’emergenza» con il quale Stefano Rodotà, Massimo Cacciari, Mauro Palma, Luigi Ferrajoli, Rossana Rossanda, Luigi Manconi, Luca Zevi, Papi Bronzini e altri intendevano aprire una spazio di riflessione e dibattito anche tra culture molto diverse, facendo tesoro soprattutto del lavoro di monitoraggio del «Centro di documentazione sulla legislazione di emergenza» fondato all’inizio degli anni Ottanta dallo stesso Palma insieme a Rossanda, Bronzini, Ferrajoli, Gianni Palombarini e Luigi Saraceni. Loro che per anni avevano trascorso intere giornate nelle aule di giustizia dove si svolgevano processi come quello dei «7 aprile» a carico di esponenti del movimento extraparlamentare e di Autonomia Operaia.

La rivista però non durò molto, e il 18 febbraio 1991 alcuni di quegli uomini e quelle donne passarono dalla teoria alla pratica fondando l’Associazione Antigone.

È l’anno della Uno Bianca, della guerra del Golfo, del capitano Cocciolone, della fine dell’Apartheid, del primo mega sbarco di immigrati (albanesi) in Italia, della dissoluzione dell’Unione sovietica. Da noi continuavano le stragi di mafia, e nel 1992 venne introdotto davvero il carcere duro del 41 bis. Di lì a poco sarebbe esplosa pure tangentopoli e la prima Repubblica si sarebbe estinta. Ma intanto, dopo l’ ultima amnistia del 1990, anno in cui viene varata la legge sugli stupefacenti Jervolino-Vassalli e nasce il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, comincia a crescere il numero di detenuti nelle carceri italiane: se nel 1989 erano 29.157, e nel 1990 erano 24.844, nel ’91 si saliva a 34.236 e nel ’92 si raggiungeva quota 46.273 (con la curiosa stabilità del numero delle detenute, che si aggirava sempre attorno alle 2 mila, come oggi).

Nel 1990 la percentuale di positivi all’Hiv era del 9,7%, iniziava la lotta all’Aids in carcere e nel giro di quindici anni quella percentuale scenderà al 2,5%, così come la prevalenza di positività per Hiv nei detenuti tossicodipendenti per via endovenosa passerà dal 32,6% all’8,1% tra il 1990 e il 2005.

Antigone pone il tema di un «diritto penale che occupi meno spazi», di una giustizia più efficace, rispettosa dei diritti umani e più giusta. Insiste fin da subito nella riforma del codice Rocco di era fascista, ormai disallineato alla Costituzione italiana. «Intendiamo riprendere e proporre all’opinione pubblica una riflessione sugli anni ’70 e sull’insorgenza della lotta armata come fenomeno sociale e politico – spiegò Rossanda presentando alla Camera la neonata associazione insieme a Mauro Palma, primo presidente, all’eurodeputato verde Franco Russo e all’allora giornalista Nichi Vendola – e giungere a un riesame del ’delitto’ politico, ottenendogli l’indulto. In passato già tentammo, ma senza successo perché restarono sorde non solo la gran parte delle forze politiche ma anche la stampa, che è diventata cassa di risonanza dei governi e, per quanto riguarda i processi, della pubblica accusa, rompendo così una sua tradizione di libertà. Una tendenza, questa, che andrebbe capita e analizzata».

Quando poi, nonostante l’indulto del 2006 difeso da pochissimi tra cui Antigone, nel 2010 si tocca il picco storico di 67961 detenuti (quasi 23 mila in più rispetto alla capienza regolamentare), l’associazione aveva già raccolto migliaia di ricorsi di detenuti contro il sovraffollamento. E così, dopo il caso Sulejmanovic del 2009, si arrivò nel 2013 alla condanna dell’Italia con sentenza pilota da parte della Corte di Strasburgo. Da allora qualcosa – anche se non abbastanza – è cambiato: alcune riforme hanno effettivamente decongestionato le carceri, malgrado il pregevole lavoro degli Stati generali dell’esecuzione penale promossi nel 2017 dall’allora Guardasigilli Andrea Orlando sia stato vanificato dal populismo penale grillino.

Insomma, in questi trent’anni il ruolo dell’associazione oggi presieduta dal giurista Patrizio Gonnella (un passato anche come direttore di vari istituti penitenziari) è stato più volte dirimente nell’evoluzione democratica del sistema di esecuzione penale e più in generale della giustizia italiana. Per esempio, grazie al lavoro di advocacy di Antigone alla fine degli anni ’90 si arriva a una disciplina legislativa che favorisce la detenzione domiciliare per chi ha contratto l’Aids, mentre nel 1996 l’associazione promuove i ricorsi contro l’estradizione di Pietro Venezia negli Usa dai quali scaturirà poi la sentenza costituzionale che vieta l’estradizione verso Paesi e per reati per i quali sia prevista la pena di morte.

Pure l’introduzione nel nostro ordinamento penale, nel 2017, del reato di tortura lo si deve senz’altro anche alle ripetute campagne promosse negli anni dalle organizzazioni che si battono per i diritti dei detenuti, cui Antigone ha fatto da apripista: già nel 1998 infatti aveva portato in parlamento una proposta di legge ad hoc affidata alla senatrice Ersilia Salvato, e aveva tentato anche l’istituzione del difensore civico dei detenuti, che poi nascerà nel 2014 nell’attuale forma del Garante. Riferimento nazionale del Cpt europeo, Antigone colleziona denunce fin da quando nel 2000 solleva il caso delle violenze e delle torture nel carcere di Sassari, nel 2001 quello della repressione durante il Napoli Global Forum e subito dopo denuncia la “mattanza” di Genova Bolzaneto.

La prima metà degli anni Duemila sono quelli delle leggi ex-Cirielli (recidiva), Bossi-Fini (immigrazione) e Fini-Giovanardi (droghe). Antigone avvia una campagna contro queste tre leggi e raccoglie decine di migliaia di firme, dando inizio ad un’erosione continua nel tempo che ha portato la legge ex-Cirielli ad essere smantellata da sentenze e successive riforme normative, e la Fini-Giovanardi a dissolversi sotto i colpi della Consulta. Purtroppo però lo stesso non si può dire con la campagna per l’abolizione dell’ergastolo avviata nel 1992, che non è ancora congedabile.

Instancabile comunque sempre nella lotta per i diritti dei detenuti, nel solo ultimo anno Antigone ha collezionato una serie di esposti in procura per le torture che sarebbero avvenute in alcune carceri (come quelle denunciate nell’aprile 2020 all’interno dell’istituto di Santa Maria Capua Vetere). Nel 2010 insieme al manifesto promuove una campagna per aprire le porte delle carceri ai giornalisti. L’allora capo del Dap Franco Ionta risponde positivamente alla mobilitazione che aveva coinvolto giuristi, intellettuali e politici, e per molto tempo gli istituti penitenziari rimarranno in effetti facilmente accessibili ai cronisti, con procedure chiare e trasparenti. Prima dell’amministrazione Basentini, prima che in via Arenula arrivasse il ministro grillino Alfonso Bonafede.