L’uragano Ian ha lasciato Cuba con almeno due vittime, senza luce e con profonde ferite nella sua parte occidentale, la provincia di Pinar Del Rio.

QUI IL CICLONE è entrato nella notte di lunedì con l’intensità di un uragano forze tre, venti sostenuti di 185 chilometri l’ora, raffiche di più di 200 km/h e piogge torrenziali.

Ma l’effetto distruttivo delle raffiche di vento e delle cataratte di pioggia è continuato fino a martedì pomeriggio, investendo con la parte periferica del ciclone anche le provincie di Artemisia, l’Avana e Matanzas.

Per tutta la notte di martedì almeno metà dell’isola è rimasta al buio e senza segnali tv e internet. Ma anche ieri mattina, mentre la gente constatava l’entità dei danni non vi era elettricità. La compagnia statale ha annunciato che i forti danni subiti hanno messo in tilt tutto il sistema e il blackout si è esteso a tutta l’isola.

Nella tarda mattinata di ieri erano stati recuperati circa 300 MV su un fabbisogno dell’isola che si avvicina ai 3mila MW. L’elettricità è tornata solo in una parte della capitale e a Varadero, il maggior polo turistico dell’isola.

COME DETTO, la parte investita direttamente dal ciclone è stata Pinar del Rio. Le foto diffuse via WhatsApp mostrato distruzioni a case e strade, oltre che una strage di piante e probabilmente coltivazioni.

Le vittime certe sono due, una donna e un uomo, entrambi feriti a morte dal crollo di parte delle proprie abitazioni. Nella provincia era stata organizzata l’evacuazione di 50mila persone e la protezione civile aveva raccomandato a tambur battente, mediante lunghe trasmissioni in tv, a chiunque si trovasse in abitazioni instabili o danneggiate di recarsi nei centri di raccolta o presso amici e parenti che avevano condizioni abitative migliori. Però c’è chi ha preferito presidiare le proprie cose.

LE DICHIARAZIONI che vengono dalle zone investite direttamente da Ian concordano che si è trattato di uno dei peggiori uragani che hanno mai investito l’isola. «Mai ho visto una tale forza distruttiva nei miei 62 anni di vita», ha dichiarato all’agenzia Efe Maritza Cueto.

Anche i messaggi che giungono da conoscenti del luogo confermano la gravità dei danni a case, strade e coltivazioni. In alcuni punti, sia della costa a sud dell’isola che a nord, si sono verificate penetrazioni del mare anche rilevanti.

La presenza di molti bacini – voluti a suo tempo da Fidel Castro per garantire l’approvvigionamento di acqua – hanno contribuito a smaltire parte delle piogge torrenziali. Il danno più grave, a parte le vite umane, è quello che ha colpito la rete elettrica. Già da molti mesi la capacità di generare corrente elettrica era insufficiente a garantire il consumo dell’isola.

I blackout erano diventati quotidiani e in alcune zone dell’isola duravano anche più di dieci ore al giorno, generando un forte malcontento e proteste anche pubbliche.

Le centrali che producono elettricità sono generalmente vecchie e l’uso del greggio pesante, con alta percentuale di zolfo, prodotto nell’isola, è molto corrosivo e necessita di perenni riparazioni. Il governo aveva concentrato in questo settore i suoi sforzi, sia per il rifornimento – con aiuti da Russia e Venezuela – sia per le riparazioni.

MA LE PREVISIONI erano che prima della fine dell’anno non si sarebbe potuto far funzionare a pieno regime le centrali. I massicci guasti di ieri preoccupano dunque la popolazione: si prevedono nuovi prolungati blackout. Chi può, come chi scrive, ricorre a piccoli generatori di corrente.