Più repressione per i giovani, pugno di ferro sul piccolo spaccio e sul consumo di sostanze, zero risorse per percorsi rieducativi o assistenziali sociali, e una serie di norme che introducono nuove fattispecie di reato, salvano interessi privati o si prestano bene alla funzione di foglia di fico, spesso con scarsa o nessuna attinenza al contesto e agli obiettivi sbandierati che avrebbero dovuto giustificare la necessità e l’urgenza del decreto Caivano. Il testo di conversione in legge del dl 123 per il «contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale», così come è stato emendato dalle commissioni riunite Giustizia e Affari costituzionali del Senato, è approdato ieri sera in Aula per la discussione generale. I tempi sono contingentati ma tutto quello che poteva essere perfino peggiorato rispetto al decreto in scadenza il 14 novembre è stato già inserito attraverso emendamenti della maggioranza. Il voto finale è previsto per oggi.

LE INTEGRAZIONI al testo approvate ieri spaziano dalla sospensione condizionale della pena per lo spaccio commesso in locali pubblici che diventa «sempre» subordinata al divieto di accesso nei luoghi dove è stato commesso il reato (emendamento della Lega), ad una nuova norma – ancora leghista ma più volte sollecitata dal senatore di Forza Italia Claudio Lotito – che, introducendo misure più stringenti nel contrasto alla pirateria informatica, secondo i senatori di Avs aiuterebbe «le squadre di serie A a vendere meglio i diritti televisivi del nostro campionato». Viene istituito poi, sempre per mano della Lega, un «Osservatorio sulle periferie» con tanti buoni propositi ma senza oneri. Quindi «irrealizzabile», come fa notare il capogruppo dei senatori dem in commissione Giustizia Alfredo Bazoli. Riguardo al porno on line un emendamento di Azione-Iv e Pd, riformulato, impone ai gestori di siti web e piattaforme di condivisione video di «verificare la maggiore età degli utenti» con modalità che verranno stabilite dall’Autorità garante delle comunicazioni, a cui spetta il compito di vigilare sulla corretta applicazione della norma. Per il M5S si tratta di «acqua fresca». E come dargli torto.

L’AULA IERI ha poi bocciato, con 85 voti contrari, 56 favorevoli e 2 astenuti, le pregiudiziali di costituzionalità sollevate dall’opposizione perché, come ha spiegato il senatore Ivan Scalfarotto (Iv), il governo e la maggioranza continuano in «questa pratica incivile del decreto legge su materia penale». In «un anno sono 46 i decreti legge adottati, una vera e propria emergenza democratica», scrivono i parlamentari del Pd in una lettera indirizzata ai presidenti di entrambe le camere. In particolare, il decreto Caivano «fa tutto il contrario dell’articolo 27 della Costituzione, un principio ancora più vero quando parliamo di giustizia minorile – prosegue Scalfarotto -. Non si può omologare la giustizia dei ragazzi a quella degli adulti e men che mai è pensabile farlo attraverso un decreto d’urgenza». E Ilaria Cucchi di Avs: «Un così importante intervento, in un settore delicato come quello penale minorile, con conseguenze sul futuro dei giovani coinvolti, non può essere effettuato attraverso la procedura della decretazione d’urgenza. Questo governo e questa maggioranza dimostrano ogni giorno che i ragazzi sono i loro peggiori nemici».

Anche l’Unione delle camere penali esprime «allarme e preoccupazione» per le iniziative del governo in materia di stupefacenti: «Gli aumenti della pena massima, introdotti, – scrivono gli avvocati penalisti – e le proposte, in sede di legge di conversione, di aumenti della pena minima per i fatti di lieve entità contraddicono ogni principio di proporzionalità e non risolvono in alcun modo, ed anzi rischiano di incrementare e di esasperare attraverso il ricorso alla carcerazione, i fenomeni di devianza che intenderebbero contrastare, criminalizzando indistintamente comportamenti del tutto estranei a tali contesti».

UN ALLARME CONDIVISO dall’associazione Antigone: «Negli ultimi 10 anni il numero dei reati commessi dai minori è stabile e, al netto delle variazioni che si registrano di anno in anno, è sempre attorno alle 30.000 denunce. Non c’è alcuna emergenza criminalità giovanile. L’emergenza potrebbero invece crearla queste norme che potrebbero portare molti più ragazzi in carcere, in un’età cruciale per il loro sviluppo, compromettendo il loro futuro». Per il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella, dunque, «serve una revisione ampia delle norme previste nel decreto Caivano, in direzione di una minore punibilità, in linea con quanto il sistema della giustizia minorile ha fatto negli ultimi 30 anni, dimostrando ampiamente di funzionare». Altrimenti il rischio è di moltiplicare, anziché ridurre, le Caivano d’Italia.