Un terremoto giudiziario scuote la laguna di Venezia. L’assessore alla Mobilità Renato Boraso è stato arresatto, il sindaco Luigi Brugnaro è indagato (insieme ad altri 15 tar imprenditori e funzionari pubblici) per una storia di corruzione e svendita di edifici storici della città.

Diverse le posizioni dei personaggi coinvolti. Brugnaro, ad esempio, per stessa ammissione del procuratore Bruno Cherchi, ha ricevuto l’avviso di garanzia «a sua tutela». Il coinvolgimento del sindaco, infatti, riguarda il blind trust che ne gestisce il patrimonio nell’ambito della vendita (poi non avvenuta) di un’area urbana all’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching.

È dal 2017 che il sindaco di Venezia ha deciso di affidare a un trust di New York la gestione delle aziende da lui possedute, tra cui l’agenzia per il lavoro »Umana», che ha chiuso il bilancio del 2022 con un fatturato di 985 milioni di euro. La mossa, a dire di Brugnaro, aveva un senso anche politico: «Per dimostrare tutto il mio amore per Venezia, la mia città, per la quale mi sto dedicando all’impegno di primo cittadino, oltre ad aver rinunciato al compenso previsto come sindaco, ho voluto costituire, primo in Italia e pur in assenza di una legge specifica, il blind trust», così l’annuncio alla cittadinanza il 19 dicembre di 7 anni fa.

Boraso, invece, è finito nei guai per la cessione di un edificio storico, Palazzo Papadopoli, a un prezzo di 10 milioni, quando il valore sarebbe stato di almeno 4 milioni più alto. L’assessore, secondo la tesi dell’accusa, avrebbe lavorato per abbassare la cifra e in cambio avrebbe ottenuto 73.200 euro per una consulenza della società Stella Consulting, posseduta in comproprietà con sua moglie. «Una consulenza in realtà mai avvenuta», sostengono gli investigatori, secondo i quali peraltro io soldi sarebbero poi stati trasferite ad altre società, come la «Boraso Agricola».

Un altro fatto che viene addebitato a Boraso è la realizzazione di un parcheggio nei pressi dell’aeroporto per il quale avrebbe intascato 80.000 euro nel 2015 dall’imprenditore Nievo Benetazzo, in cambio di una modifica al piano regolatore. Nel mirino della procura, infine, ci sono anche gli appalti del trasporto pubblico locale. L’inchiesta, a quanto si apprende, è cominciata nel 2021 in seguito a un esposto. Durissimi i toni usati dal gip Alberto Scaramuzza nella sua ordinanza: Boraso «ha sistematicamente mercificato la propria pubblica funzione, svenendola agli interessi dei privati». Un dettaglio che denoterebbe una «pericolosità sociale eccezionalmente elevata» con tanto di «intenso pericolo di reiterazione». C’è anche l’inquinamento delle prove: prima di essere arrestato l’assessore si sarebbe liberato di una gran mole di documenti, anche con l’aiuto della propria segretaria privata.

«Sono esterrefatto. In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici», è lo stringato commento di Brugnaro, travolto dall’inchiesta e che, almeno per il momento, non ha incassato la solidarietà dei leader nazionali del centrodestra.