Nella giornata di ieri il MidCat, il gasdotto da sempre osteggiato da Parigi e che doveva portare il gas spagnolo in Germania, è stato prima affossato per poi resuscitare con una nuova denominazione e una diversa funzione, almeno in prospettiva. Il lungo e aspro contenzioso si è risolto grazie ad un incontro trilaterale tra António Costa, Pedro Sánchez ed Emmanuel Macron, tenutosi a Bruxelles prima dell’inizio del Consiglio europeo sulla crisi energetica.

«Abbiamo raggiunto un accordo per accelerare il processo di interconnessione energetica che si chiamerà “Corridoio dell’energia verde” e unirà (…) Barcellona a Marsiglia con una condotta per l’idrogeno verde, ma anche per il gas in questa fase di transizione» ha spiegato il premier spagnolo.

L’inquilino dell’Eliseo ci ha tenuto a sottolineare soprattutto che il nuovo progetto rispetta le esigenze poste dalla transizione energetica. «L’obiettivo per Spagna e Portogallo è di essere meglio collegati al resto d’Europa e per noi di continuare la transizione ecologica. A dicembre sarò in Spagna per finalizzare il progetto che ha la vocazione di beneficiare di finanziamenti europei» ha detto Macron.

L’accordo preliminare è giunto a sorpresa. Solo poche ore prima, infatti, Parigi aveva ribadito il suo secco ‘no’ alla pipeline giudicata troppo cara e ad elevato impatto ambientale, e per questo contestata nei territori interessati al tracciato. Per non parlare del fatto che sarebbe stata realizzata troppo tardi per far fronte all’urgenza europea di sostituire i combustibili fossili finora importati da Mosca, contraddicendo oltretutto la volontà espressa dall’Ue di rimpiazzare gas e petrolio per contrastare il cambiamento climatico.

L’impegno spagnolo a switchare già nel 2030 dal gas al cosiddetto “idrogeno verde” (prodotto cioè con l’utilizzo di fonti rinnovabili) e il fatto che il nuovo tracciato, lungo 350 km, non attraverserà i Pirenei ma approderà a Marsiglia via mare, accontenta le principali richieste di Parigi. La Francia esporta infatti gas naturale e l’elettricità prodotta dalle sue centrali nucleari e non vuole fare troppi favori ai suoi competitori. In particolare a Berlino, principale beneficiario del gas che arriverà da Barcellona, che Macron ha ostinatamente tenuto fuori dall’accordo; gli opposti punti di vista sulla gestione della crisi energetica e sullo scudo antimissile europeo, poi, hanno di nuovo fatto calare il gelo tra i due paesi.

Anche Madrid può dire soddisfatta l’impellente necessità di scaricare nelle reti energetiche europee l’eccesso di gas naturale liquefatto acquistato in quantità assai superiori alle necessità spagnole (al largo dei sei rigassificatori di cui si è dotato il paese in questi giorni si è creato un vero e proprio ingorgo di cargo carichi di Gnl). Ultimato il BarMar, Madrid diventerà un hub del gas, distribuito in tutto il continente insieme a quello proveniente dal Portogallo. Se poi nella pipeline scorrerà, dopo lo switch, idrogeno effettivamente prodotto grazie all’uso di fonti rinnovabili, è tutto da vedere.