Family business? Il primo ministro Rishi Sunak è investigato per conflitto d’interessi. L’accusa avrebbe a che vedere con una misura dello scorso 15 marzo contenuta nell’ultima manovra finanziaria primaverile annunciata dal cancelliere Jeremy Hunt: un progetto pilota per la formazione di assistenti all’infanzia che prevede un’iniezione extra di fondi. Il pacchetto è nella fattispecie destinato a colf: ma è più generoso con chi fra loro utilizzi agenzie interinali per il proprio collocamento: seicento sterline di incentivi a chi abbraccia la professione ed esattamente il doppio a chi si affida a un “agente”. La manovra punta evidentemente a moltiplicarne gli affari – degli agenti – vista l’irrisoria possibilità che qualcuno/a ci rimetta la metà dei soldi agendo “in solitaria”.

Caso volle che la moglie di Sunak, la super facoltosa ereditiera e venture capitalist Akshata Murty – dalle sostanze stimate in circa tre miliardi e mezzo di sterline – fosse stata accolta tra gli azionisti di una di queste agenzie, la Koru Kids, già dal 6 marzo – quasi una sincronia celeste. Sunak si ritroverebbe dunque accusato ai sensi del paragrafo sei del codice parlamentare, secondo il quale i deputati sono tenuti a dichiarare eventuali interessi finanziari che essi o i loro congiunti possano avere in riferimento a una questione discussa in aula.

“Interrogato” in un’udienza dalla deputata laburista Catherine McKinnell se avesse alcunché da dichiarare in materia davanti a una commissione parlamentare un paio di settimane dopo l’annuncio della manovra, Sunak aveva risposto che «No, tutte le mie dichiarazioni sono effettuate nel modo normale». Solo per accogliere poco dopo a Downing Street per un cin cin i dirigenti di quella stessa Koru Kids in cui i soldi di famiglia dovrebbero crescere e moltiplicarsi. A sua difesa, Sunak sostiene di aver ottemperato ai suoi obblighi di trasparenza diversamente, ovverosia in un registro separato degli interessi del premier che viene pubblicato una volta l’anno e dunque del quale la commissione non poteva essere avvertita (il cosiddetto, appunto, modo normale).

È un’ultima bagatella che va ad unirsi a una serie di altre smagliature nella patina ormai ex-scintillante di Sunak, già multato a gennaio per non aver indossato la cintura di sicurezza nel sedile posteriore della sua auto blu e che l’anno scorso aveva pagato una penale per aver infranto le norme Covid nel corso dello scandalo detto Partygate, quando brindava con il suo capo di allora, quel Boris Johnson cui avrebbe fatto le scarpe di lì a poco togliendogli la fiducia e, di fatto, avviando la propria candidatura a sostituirglisi. Né va dimenticata la vicenda della non-domiciliazione fiscale della moglie, valsa a colei un ragguardevole risparmio sull’aliquota fiscale mentre il marito era cancelliere. Infine, il fatto che lo stesso Sunak fosse detentore – agli stessi fini fiscali – di una green card che lo voleva residente negli Stati uniti ancora dopo il trasloco all’11 di Downing Street.

Il tutto mentre il paese reale continua a essere percorso dai fremiti delle continue agitazioni: la scorsa settimana è stata la volta dei giovani medici, che si sono astenuti dal lavoro per quattro giorni per un aumento di stipendio del 35% a compensarne il calo vertiginoso indotto dall’inflazione. Mentre il prossimo 27 aprile e 2 giugno sarà la volta degli insegnanti, dopo che hanno rifiutato l’offerta di aumento salariale fatta dal governo. In lotta fino a maggio inoltrato resteranno anche giornalisti, il personale di frontiera e vari funzionari pubblici.