Tra chi sta organizzando la resistenza dei popoli originari contro il progetto di estrazione minerario nel Cotopoaxi c’è la Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie). Abbiamo intervistato il suo presidente, Leonidas Iza.

Cosa sta succedendo?

Un governo sta di nuovo decidendo di difendere investimenti stranieri. In questo caso quelli dell’impresa Atico Mining nella zona di Las Pampas e Palo Quemado nel cantone Sigchos. In nome dell’estrazione di minerali si vuole continuare con la distruzione della natura, delle comunità locali e della terra dove i contadini e gli indigeni sviluppano le loro attività di agricoltura e allevamento, dimostrando che esiste un’alternativa alle logiche estrattiviste. Qui la comunità ha lavorato per anni nella produzione di panela. Ora si vogliono saccheggiare le risorse naturali e distruggere anche le sorgenti d’acqua. Ma questo può essere imposto solo con la forza. E così, seguendo le politiche di Lasso e i modelli applicati in altri paesi, si mandano militari e polizia a difendere gli interessi del capitale straniero.

Pensa che il governo stia subendo pressioni straniere?

Sono pressioni straniere, sia dei governi di altri paesi sia del capitale transnazionale, associato a gruppi locali che sono intermediari, rappresentanti o azionisti di interessi stranieri. L’aspetto più vergognoso, che sembra esacerbare le tensioni, è il possibile conflitto di interessi tra il presidente della repubblica e il gruppo Nobis, di proprietà di Isabel Noboa, zia dell’attuale presidente e partner aziendale della compagnia mineraria transnazionale Adventus. Il presidente Noboa deve rispondere e dimostrare al popolo ecuadoriano se è al fianco di sua zia e del gruppo Nobis o del popolo ecuadoriano. Nei quattro mesi del suo governo, ha dimostrato di essere a favore dei grandi gruppi economici. Ha fatto approvare un condono per chi non ha pagato le tasse per diversi anni, cancellando più di due miliardi di dollari, ha approvato una legge sull’elettricità che non risolve il problema della fornitura di energia ma apre la porta alla privatizzazione. È stata anche approvata una legge che privatizza l’intero settore turistico, «dimenticandosi» delle attività di economia popolare e solidale o quelle dell’economia statale-pubblica. Infine Noboa usa forze armate e polizia come guardie private per le compagnie di capitale transnazionali.

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Come descriverebbe l’attuale situazione?

Il paese è nelle mani di interessi corporativi nazionali associati a transnazionali che vedono l’Ecuador come un luogo di sfruttamento di materie prime. Vogliono avere manodopera a basso costo senza rispettare i diritti minimi e per questo vorrebbero imporre un modello di sfruttamento con una consultazione popolare. Vorrebbero imporci, attraverso il voto, l’accettazione di un’arbitrato internazionale, affinché il capitale transnazionale e i suoi presunti investimenti, e ripeto, presunti investimenti, siano protetti e così sottometterci e rubare le poche risorse economiche che abbiamo. Il debito estero e gli arbitrati internazionali sono il modo finanziario e legale con cui «i paesi in via di sviluppo» vengono derubati e soggiogati. Il popolo ecuadoriano deve riconoscere ciò che ci stanno facendo e, come in molte altre occasioni, lottare con dignità per difendere il poco che abbiamo.

La Conaie cosa farà?

Sono state definite una serie di azioni di lotta che sono state discusse nel secondo incontro nazionale anti-minerario che si è tenuto pochi giorni fa.