Sono diventate virali le immagini dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, di Imola, nuovamente allagato per la violenta tempesta Ciaran. I paddock e tutta la zona circostante sono finiti sotto le acque del Santerno, che scorre a poca distanza. I vigili del fuoco hanno salvato dall’acqua una giovane che stava lavorando come guardia giurata nell’area del circuito, nella notte tra il 2 e il 3 novembre, dove si era accumulato più di un metro d’acqua.

Un anniversario insomma da dimenticare per l’autodromo che compie 70 anni. A maggio era stato annullato anche il tanto atteso GP di F1 perché le piste anche allora erano sommerse per la grande alluvione che aveva interessato tutta l’Emilia Romagna.

La tanto decantata motor Valley, insomma, non riesce a sollevarsi dal fango. E non aiutano di certo le cementificazioni azzardate.

«L’autodromo corre a pochi metri dal fiume, ed è tutto in zona esondabile, negli anni si è ampliato passando sopra e tombando anche tratti di torrenti (come il Rio Goccianello), zone dove non si potrebbe costruire per la legge Galasso», spiega Massimo Bolognesi presidente di Panda Imola. «Eppure da tempo l’autodromo è una zona franca, oltre ad essere un buco nero di fondi pubblici. E ancora non si è capita la lezione, si sprecano soldi in continui progetti di ampliamento, chiamati riqualificazione».

L’autodromo, gestito da Con.Ami (consorzio di 23 comuni) e da Formula Imola, già a gennaio 2023 era finito sotto il mirino della Corte dei Conti, per criticità nella gestione e costi societari da tagliare. L’autodromo è contestato dai residenti e dalle associazioni ambientaliste per l’inquinamento acustico e dell’aria che provoca. Secondo Legambiente Medicina Imola, lo stesso boschetto piantato come compensazione, risulta insufficiente a compensare l’inquinamento. Anche a Modena l’autodromo “Marzaglia” verrà ampliato provocando ulteriore consumo di suolo e inquinamento.

E mentre rimane arancione anche per oggi l’allerta di protezione civile su gran parte dell’Emilia Romagna, per criticità idraulica, idrogeologica e vento, il coordinamento Bologna For Climate Justice commenta: «L’Emilia-Romagna che ama definirsi locomotiva economica e motor-valley (..) non ha imparato la lezione. Finito di spalare il fango, si è tornati al tutto come prima. Non ci sono le risorse per curare l’Appennino ferito, ma miliardi di euro continuano a essere investiti in opere di cemento e asfalto che contribuiscono a rendere più deboli i territori che viviamo. Solo in Emilia-Romagna, 7 miliardi di euro sono a disposizione per allargare tutte le autostrade».