Sono 91 i medici e infermieri cubani arrivati prima a Crema (23 marzo), poi a Torino (12 aprile) per aiutare a combattere il Covid-19. L’idea di chiamarli è stata dell’Associazione nazionale di Amicizia Italia-Cuba (Anaic) che il 6 marzo scorso ha scritto una lettera aperta al ministro della salute Roberto Speranza. Lombardia e Piemonte hanno subito aderito.

Dietro queste unità mediche che si chiamano Brigada Henry Reeve, dal nome di uno studente americano che nell’Ottocento combatté nella prima guerra di indipendenza cubana, c’è una storia iniziata nel 2005. Dopo che l’uragano Katrina devastò Louisiana, Missisipi e Alabama, Fidel Castro fondò la Brigada e offrì il suo aiuto agli Usa che lo rifiutarono sdegnosamente. Da allora migliaia di sanitari della Brigada sono intervenuti in disastri e gravi epidemie. L’ebola in Sierra Leone, Liberia e Guinea, il colera ad Haiti, i terremoti in Pakistan e Guatemala sono alcune delle missioni compiute. In un documentario realizzato dalla televisione cubana, i medici raccontano che prima di partire per l’Africa: «Molti ci dicevano che eravamo matti, che andavamo a rischiare la vita, ma sapevamo che, se ci fossimo preparati bene, la missione sarebbe stata possibile».

Che un’isola con poco più di undici milioni di abitanti arrivi per prima e riesca a fare ciò in cui potenze mondiali arrancano non ha nulla a che vedere con il miracolo, ma con un sistema sanitario fra i migliori al mondo che si basa sulla capillarità degli interventi, la prevenzione e un concetto: non offrire quello che avanza, ma condividere ciò che si ha. Qualcuno di noi dovrebbe andare a lezione da loro. Si calcola che l’embargo contro Cuba mantenuto dagli Usa da 60 anni, e inasprito da Trump, abbia prodotto all’isola danni economici per oltre 100 milioni di dollari solo fra il 2018 e i 2019. Fra i settori colpiti c’è anche la sanità.

L’Anaic ha proposto al governo italiano anche di adottare come cura del Covid-19 l’Interferone Ricombinante alfa2B, prodotto nel Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia dell’Avana, e già adottato con ottimi risultati in Cina da gennaio. In proposito finora non c’è stata alcuna risposta.