La libertà è un fantasma, una presenza ineludibile e spettrale, un processo mai concluso, in quanto produzione di un desiderio che potrebbe non diventare mai realtà. È quanto emerge dalla quinta edizione di Anozero – Biennale di Coimbra in Portogallo il cui titolo O Fantasma da Liberdade rende omaggio all’omonimo film capolavoro di Luis Buñuel, Il fantasma della libertà.

I fantasmi evocati in questa biennale hanno un valore poetico. Cercano di spostare le letture predefinite degli eventi storici, come la celebrazione del cinquantesimo anniversario della Rivoluzione dei garofani (1974) che ha posto fine al fascismo e contribuito alla fine della guerra coloniale, per proporre nuove narrazioni e interpretazioni. Quaranta artisti internazionali hanno disseminato le loro opere in molteplici sedi espositive, piazze cittadine, chioschi, parchi e biblioteche.

Berio Molina, Dislocacion, 2022, installazione sonora. Foto Jorge das Neves

La sede principale è l’antico monastero di Santa Clara a Nova, fondato nel XVII secolo, che è stato sia sede religiosa che militare, utilizzato, fino al 2006, come caserma dall’esercito, riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un’architettura labirintica e minacciosa, resa più accogliente dall’intervento sonoro di Robert Filliou, che imita i canti degli uccelli, mentre nelle sale e nei giardini si susseguono installazioni site specific e progetti d’archivio. Tra questi ricordiamo quello dedicato al cantautore Luís Cília (nato a Huambo, in Angola nel 1943) che si intreccia con la storia dei movimenti politici che resistevano alla dittatura di Salazar e alla guerra coloniale. Di lui sono esposti materiali d’archivio, immagini di concerti e performance e di alcuni tra i suoi album più celebrati, come Portugal-Angola: Chants de Lutte, e Contra a Ideia da Violência a Violência da Ideia scritto in onore di Amílcar Cabral, nel 1973. L’archivio di Cília evidenzia il ruolo svolto dalla musica nella storia della resistenza e raccoglie immagini del passato coloniale del Portogallo a lungo negate all’immaginario collettivo.
«Con O Fantasma da Liberdade vorremmo ampliare la celebrazione del 25 aprile 1974, per attivare dialoghi con altri processi rivoluzionari del XX secolo, come il Manifesto surrealista del 1924, includendo anche opere di artisti contemporanei», hanno affermato i curatori Marta Mestre e Ángel Calvo Ulloa, all’inaugurazione della Biennale, visitabile fino al 30 giugno.

L’opera del Collettivo Neg (Nova Escultura Galega) raccoglie le specificità delle tradizioni locali per riunire, in una grande installazione ambientale, libri, oggetti e suoni, legati ai cento anni che ci separano dalla pubblicazione del Manifesto surrealista. Con il video Toy Soldier, Adam Pendleton (nato negli Stati Uniti nel 1984) si appropria dei fantasmi del passato schiavista americano per confrontarli con lo spirito rivoluzionario delle manifestazioni dei movimenti antirazzisti americani.

Tante sono le installazioni ospitate nel centro cittadino. L’angolano Yonamine (nato in Luanda nel 1975) presenta nel Patio das Escolas dell’Università l’installazione Arapis. L’opera si ispira al viaggio che l’artista ha compiuto sull’isola di Lesbo, nel 2021 rimanendone profondamente colpito. Utilizzata sacchi di caffè provenienti dal Brasile e dall’Uganda per costruisce una trincea su cui erige stendardi che mostrano i codici marittimi e i simboli della chiesa Tokoista angolana. Yonamine utilizza il codice marittimo per scrivere sugli stendardi «Arapis», parola che in Grecia connota in senso peggiorativo le persone arabe e nere. Jeremy Deller (nato a Londra nel 1966) è intervenuto nel giardino botanico con un banner in cui propone di relazionarsi con maggior cura all’ecosistema del pianeta.

Jeremy Deller, artist courtesy

Presenze spettrali aleggiano sulla città grazie a Dislocación, installazione sonora che diffonde il suono delle sirene dei transatlantici da due grande trombe poste sulle mura del Monastero. Nonostante la familiarità di quei suoni si è stupiti e spaesati quando si ascoltano. La città costiera più vicina a Coimbra è a circa cinquanta chilometri di distanza. L’opera di Berio Molina (nato a Fonsagrada, Spagna, nel 1979) è significativa perché indica le politiche che consentono ai paesi del Nord del mondo di inviare i loro rifiuti a quelli del Sud — le trombe provengono da un deposito di navi dismesse che si trova ad Alang in India — e la volontà di incrementare il turismo nelle città, non con navi da crociera ma con hotel. Lo spettro della gentrificazione incombe anche, minaccioso, su Coimbra.