Una distesa di croci, forse anonime: dovrebbe essere così il cimitero dei feti in Abruzzo. La questione è nata per mano di Fratelli d’Italia, che ha presentato una proposta di legge regionale, che al momento vegeta in commissione Sanità, per creare un camposanto «dei bambini mai nati». Ma è fuoco incrociato. E’ bocciatura completa da parte della commissione Pari Opportunità della Regione, che la definisce «incostituzionale e illegittima». Lo ha fatto sapere la presidente della Commissione, Maria Franca D’Agostino, esprimendo parere negativo, in quanto introduce il «meccanismo volto alla tumulazione del frutto del concepimento a prescindere dal consenso della donna, attraverso l’intervento impositivo delle Asl».

Il testo prevede per ogni aborto prima delle 28 settimane e dopo i 90 giorni, il seppellimento in un’area specifica, anche se i genitori non provvederanno o non lo richiederanno. La presidente aggiunge: «Il progresso e l’evoluzione del contesto normativo deve introdurre tutele, ma soprattutto rispetto dell’individuo nella sua interezza, sia nel corpo che nello spirito. Ogni donna che si trovi di fronte all’esperienza traumatica dell’aborto deve essere tutelata nella sua integrità e non soverchiata dalle istituzioni: la politica deve tenere per mano il cittadino, non spingerlo da una parte o dall’altra».

Ma FdI incalza e ieri, sull’argomento, ha tenuto un incontro a Roseto degli Abruzzi, nel Teramano. Presenti i vertici regionali del partito, tra i quali il coordinatore Etel Sigismondi e il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale d’Abruzzo, Umberto D’annuntiis, e la senatrice Isabella Rauti. Spiega Sigismondi: «E’ un progetto di legge, che ha avviato il proprio iter, e che deve essere oggetto di condivisione e riflessione nel centrodestra e all’interno del Consiglio regionale tutto. Esso si basa su due punti: quello di informare sulla possibilità di sepoltura dei bambini scomparsi prima di poter venire al mondo, e quello di sostenere che il feto, o seme della vita che non riesce a germogliare per vari motivi, sui quali non entriamo, non venga equiparato a un rifiuto sanitario e smaltito come tale».

D’accordo il presidente della Regione, Marco Marsilio, che parla di «una opportunità per tante famiglie coinvolte nella triste disavventura dell’aborto che possono scegliere se trattare il feto come un rifiuto speciale buttato tra altri rifiuti o tumularlo all’interno di uno spazio riservato. Si rispetta – prosegue – la libertà di ciascuno e la dignità umana». «L’Abruzzo non è il Texas», ribatte Sara Marcozzi, capogruppo M5S in Regione, che rileva nella proposta «il contrasto con la legge 194, la violazione di principi costituzionali, la violazione degli articoli 8-9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la violazione degli articoli 3 e 7 della Carta dei diritti dell’Unione Europea. Insomma – tuona – vìola tutto lo scibile. Rinnovo, per ciò, l’invito ai proponenti a vergognarsi in silenzio, a ritirare la proposta e a chiedere scusa per aver provato a utilizzare la politica per entrare all’interno della vita privata dei cittadini».

Non usa mezzi toni neppure Rifondazione comunista-Sinistra Europea che, con Maurizio Acerbo e Viola Arcuri, parla di «legge horror, volta a colpevolizzare e offendere le donne. Un modo per veicolare il messaggio che l’aborto è un assassinio e di conseguenza che le donne che lo praticano sono assassine. Togliere poi alla donna la decisione ultima riguardante la sepoltura dei «prodotti abortivi» – così sono definiti dalla proposta di legge – dà l’idea che l’obiettivo è porsi su un piano di condanna della scelta di interrompere la gravidanza. E’ un punto di vista religioso che può riguardare le convinzioni individuali ma che non può essere tradotto in leggi da uno stato laico. La destra cerca di cavalcare quella parte di mondo cattolico che fu sconfitta nel referendum del 1981 ma che ha continuato sempre ad incalzare».