La rivoluzione pacifica cilena non ha solo mostrato la possibilità di una via democratica al comunismo, è stata anche uno spazio di sperimentazione tecnologica inedito per l’epoca: lo sviluppo di un sistema cibernetico di controllo e regolazione dell’economia e di tutte le aziende nazionalizzate da Allende.

Alla dimensione cibernetica della rivoluzione è dedicato il podcast di Evgeny Morozov The Santiago Boys, prodotto da Chora (https://the-santiago-boys.com/). Il titolo ricalca e sovverte il gruppo dei Chicago Boys, capitati da Milton e Rose Friedman, formati nel Dipartimento di economia dell’Università di Chicago e affiliati all’Università cattolica di Santiago del Cile, che, dopo il colpo di stato di Pinochet dell’11 settembre 1973, suggerirono le politiche neoliberali che ispirarono Ronald Reagan e Margaret Thatcher negli anni Ottanta.
I Santiago Boys erano un gruppo di ingegneri che hanno inventato una rivoluzione cibernetica in Cile, un paese sudamericano periferico, mettendo in pratica politiche di connessione tecnologica, quando Internet non era altro che un piccolo progetto universitario americano. Appartenevano al partito MAPU (Movimiento de Acción Popular Unitaria), che supportò Allende. Tra loro primeggiava il giovane Fernando Flores. A lui spettò l’incarico di General Technical Manager del CORFO (Corporaciòn de Fomento de la Producción), istituzione che dirigeva tutte le imprese cilene nazionalizzate. Per la loro gestione era necessario organizzare un nuovo sistema manageriale alternativo a quello privato. Flores era un ammiratore di Stafford Beer, un aristocratico, consulente aziendale inglese che proponeva un sistema di management cibernetico per le aziende e gli stati. Beer rispose in modo entusiasta alla sua richiesta di aiuto.

La cibernetica era una disciplina transdisciplinare, inventata da Norbert Wiener in un testo omonimo del 1948, il cui sottotitolo era Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina. Vi si immaginava di abbattere il confine tra organico e inorganico. I dispositivi biologici e meccanici dovevano rispondere agli stessi feedback, ovvero sistemi di comunicazione e controllo tra funzioni e obiettivi interni e risposte dell’ambiente.

La barriera tra organico e inorganico si può abbattere in due direzioni, o ipotizzando che anche i dispositivi tecnici siano orientati a uno scopo e quindi simili ai viventi, oppure che tutto possa essere descritto come un meccanismo automatico, associando i sistemi viventi a meccanismi automatici, le cui regole siano ancora sconosciute.

La cibernetica inglese riteneva che i dispositivi artificiali avessero un equilibrio metastabile, come quello degli organismi viventi. A questa corrente apparteneva anche Stafford Beer che – al momento del richiamo di Flores – era frustrato di non riuscire a implementare le proprie strategie cibernetiche visionarie nel management aziendale inglese e internazionale. Le sue esoteriche tesi pensavano l’impresa e l’economia come corpi, con il cervello e le membra che devono comunicare biunivocamente.

Il 12 novembre 1971 incontrò Salvador Allende, laureato in medicina, e i due parlavano lo stesso linguaggio e si compresero all’istante, dando avvio al Cybersyn (cybernetics synergy), una rete di computer ante litteram con l’obiettivo di gestire la proprietà sociale cilena per governare la transizione dal capitalismo al socialismo nel paese. Il progetto avrebbe realizzato un Viable system model progettato come il sistema nervoso economico cileno in cinque sottosistemi. I sistemi 1 e 2 rappresentavano le singole parti degli impianti nella loro operatività e nella gestione delle informazioni utili al loro funzionamento, mentre il sistema 3 costituiva una specie di coordinamento periferico ai fini della comunicazione tra tutte le parti operative interconnesse.
Se tutto procedeva secondo le aspettative la gestione dell’impianto rimaneva al livello 3, mentre in presenza di segnali d’allarme si passava ai livelli 4 e 5, per esercitare i correttivi. Il livello 4 era pensato come una control room simile alle sale operative della guerra. Il livello 5 è quello del Chief Executive Officer (CEO), che secondo Allende rappresentava il popolo.

Per far funzionare Cybersyn era necessario definire gli indicatori economici nelle varie aziende, fare delle previsioni sul loro funzionamento e individuare dei malfunzionamenti. Se le previsioni fossero state confermate la gestione sarebbe stata completamente decentralizzata. L’intervento centrale era previsto solo in caso di crisi, per formulare un nuovo piano per correggere le anomalie. L’idea di partenza era che il sistema di equilibrio economico fosse sempre instabile e oscillante, ma non doveva andare fuori controllo.
Sebbene la stanza della gestione al livello 4 fosse stata costruita con tanto di poltrone ergonomiche ed eliminazione della carta, rendere il progetto operativo presentava delle criticità tecniche e politiche. Le critiche al sistema Cybersyn furono mosse sia al livello internazionale dove veniva deriso come impossibile o tacciato di dirigismo tecnocratico, sia dall’interno dove i rappresentanti dei lavoratori e della gestione delle aziende messe online si sentivano estromessi e posti sotto tutela da un sistema incontrollabile dai singoli, automatizzato da pochi ingegneri e tecnici.

Ma nel grande sciopero organizzato dai camionisti Gremialistas, sobillati dagli americani, nell’ottobre del 1972, Cybersyn fu molto utile per comprendere in tempo reale la carenza logistica di merci necessarie e organizzare la rete di trasporto dei camionisti fedeli al governo per non lasciare nessuno senza generi di prima necessità. Nonostante questo successo, il progetto non fu mai pienamente realizzato. Tra i diversi problemi che lo impedirono contò molto quello di definire chi dovessero essere le 7 persone che avrebbero occupato le poltrone della sala operativa.

Molte sono state le critiche al progetto di Beer, anche recenti, relative al potenziale ambivalente di una raccolta dati e un’organizzazione di informazione che, secondo Morozov, fu copiata anche nel tragico progetto Condor, ideato da alcune intelligence sudamericane per scambiare informazioni e definire obiettivi di persone sgradite da catturare, interrogare, torturare ed eventualmente uccidere o far sparire.

Queste critiche non considerano il grande sforzo del progetto cibernetico: immaginare il sistema economico e la proprietà sociale cilena come un meccanismo ecologico, complesso e strettamente interconnesso, nel quale l’equilibrio è sempre metastabile. È indispensabile, perciò, avere valori e criteri extra-sistema per guidarlo nella direzione politica desiderata.

Cybersyn è un grande progetto utopico privo di una visione unificata, dirigista e universalista. È il popolo con il suo feedback costante a indirizzare le scelte sulla base di un complesso meccanismo di accesso online alle informazioni essenziali. L’economia di un paese è considerata un corpo, la cui vitalità va costantemente negoziata con gli ideali di redistribuzione, condivisione della ricchezza e con i vincoli esterni, posti dalla natura o dagli altri attori. L’obiettivo di Cybersyn non era la competizione, l’arricchimento delle aziende, l’accumulazione illimitata, e lo spossessamento dei deboli, ma una convivenza di tutti gli attori sociali ed economici e un loro mutuo beneficio.