Ciao Ago! Appena scendevamo di casa, Giancarlo e io lo trovavamo lì, al bar, sommerso dai giornali, in primo luogo il manifesto. “Il” giornale. Era un piacere chiacchierare con lui, che i giornali, anche quelli locali, li aveva già letti tutti e li commentava con esperienza e sapienza. Con ironia forse, ma anche con grande affetto nei confronti di quel mondo che era la sua vita, che conosceva a fondo e che sapeva leggere e raccontare con semplicità e cultura. “E quando scende il Capo?”. Il capo era ovviamente Giancarlo per lui.
E quando scendevo li trovavo lì a leggere e a discutere e li dovevi tirare per in capelli (almeno io per Giancarlo) per riportarli a casa. Quelle immagini, quelle discussioni rimarranno sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria. Li ha legati un’amicizia profonda. Fatta di momenti della vita, anche i più dolorosi, condivisi. Quando Giancarlo era grave in ospedale Agostino ci disse che voleva vederlo. “Non verrà”, disse Giancarlo perché ha sempre avuto paura degli ospedali. Lui invece venne, vestito a suo modo elegante. Perché Ago sapeva voler bene e aveva un’intelligenza, anche emotiva, profonda.