«Non si obbligheranno né i medici né le donne che vogliano abortire a fare nulla. Non cambia il portafoglio dei servizi: non prevediamo di offrire misure coercitive alle donne incinte, né vogliamo che il governo utilizzi le donne per fare politica», scandisce così, Alfonso Fernández Mañueco, presidente del Pp di Castilla y León, nella dichiarazione istituzionale rilasciata nella tarda mattinata di ieri, nel tentativo di porre fine alle critiche sollevate da ogni dove sul piano anti-abortista proposto dal suo vice e alleato di Vox, Juan García-Gallardo.

Castilla y León è l’unica regione della Spagna dove i popolari governano in giunta con l’estrema destra. Il suo vicepresidente, quattro giorni fa, ha annunciato un protocollo aggiuntivo della sanità regionale, da applicarsi nei confronti delle donne incinte che si rivolgano al sistema sanitario pubblico per esercitare il loro diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. I medici avrebbero dovuto offrire alla donna la possibilità di ascoltare il battito cardiaco del feto, rilevabile attorno alla sesta settimana e di realizzare un’ecografia 4D per avere una immagine più puntuale del feto in movimento. «Mi piace quello che sta facendo il governo ungherese in materia» afferma García-Gallardo, non esitando perciò a dichiararsi un estimatore delle politiche di Viktor Orbán per limitare il diritto delle donne alla libertà di scelta. E infatti il suo piano si ispira a quello ungherese, con la differenza che, nel caso di Castilla y León, l’obbligo è solo per i medici che devono informare la donna dei servizi aggiuntivi, ma quest’ultima può rifiutarsi di accedervi. Per quattro giorni il presidente della Comunità Mañueco tace, lasciando tutto il protagonismo a Vox. In silenzio rimane anche Alberto Núñez Feijóo, presidente del Partido Popular, che spera di potersi sottrarre alla spinosa questione, consapevole che alle prossime elezioni politiche avrà bisogno di Vox per aspirare al governo del paese. Ma lo scandalo che ne viene fuori è così grande che il Pp non può fare a meno di correre ai ripari.

Infatti, all’annuncio del protocollo anti-abortista, esplode l’indignazione tra gli addetti del settore che per lo più considerano le misure dannose, tra le donne che parlano di ricatto, nella politica che in Spagna è stata pioniera nel riconoscimento dei diritti di cittadinanza. La sinistra assicura che non verrà permesso un attacco ai diritti delle donne: la portavoce socialista Pilar Alegría dice che «Feijóo non è il leader del Pp, ma l’ostaggio di Vox», la vicepresidente del governo e leader di Unidas Podemos Yolanda Díaz denuncia che «il Pp vuole conculcare i diritti delle donne come accade in Ungheria». Il governo spagnolo intima alla giunta di Castilla y León di non applicare il protocollo che contravviene alla legge statale sull’interruzione volontaria della gravidanza, che in Spagna è consentita durante le prime 14 settimane di gestazione con legge approvata dal 2010. Così, il protocollo di Castilla y León non si farà più, le nuove informazioni verranno offerte alle donne che le richiedano espressamente. Il conflitto tra popolari e Vox si è reso obbligato.

In tutto il mondo i diritti di libertà delle donne sono nel mirino delle estreme destre. In Spagna, il tentativo di manomettere il diritto all’autodeterminazione femminile è per il momento fallito. Ma l’attacco è stato violento e preoccupa per il futuro.