Il termine del 20 gennaio fissato dalla Giunta delle immunità per decidere se dire si o no all’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini è perentorio, ma questa perentorietà può essere derogata.

Termina così, con un finale quasi da commedia all’italiana, la discussione durata giorni su quando la Giunta delle immunità potrà decidere sulla richiesta avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania di processare il leader della Lega per la vicenda della nave Gregoretti. Un finale arrivato ieri dopo che la Giunta per il regolamento ha prima decretato all’unanimità l’impossibilità di rimandare il giudizio, decisione raggiunta con il parere favorevole anche di Pd, Italia Viva, LeU e M5S che pure avevano chiesto di far slittare tutto a dopo le elezioni regionali.

Poi, una volta appurato che i 30 giorni previsti dal regolamento per un pronunciamento della Giunta scadevano guarda caso proprio ieri – e non lunedì 20 come fissato inizialmente dal presidente Maurizio Gasparri – Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno deciso di risolvere l’impasse con un’altra votazione, questa volta sulla proposta avanzata dal senatore Ugo Grassi, ex 5 Stelle oggi alla Lega, che ha autorizzato una deroga a una scadenza giudicata solo pochi minuti intoccabile. Un risultato ottenuto con il voto della presidente del Senato Elisabetta Casellati – che presiede anche la Giunta per il regolamento -, che ha contribuito a sbloccare una situazione destinata a non terminare mai visto che nella Giunta maggioranza e opposizione hanno lo stesso numero di componenti.

Una presa di posizione che però non è piaciuta alla maggioranza al punto che non è escluso che lunedì Pd, LeU, M5S e Italia Viva possano disertare la riunione della Giunta delle immunità. «La presidente Casellati si è resa protagonista di una decisione di parte, violando ogni criterio di imparzialità e facendosi chiaramente influenzare da motivi extraistituzionali», ha subito attaccato il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il grillino Giuseppe Brescia. «La presidente Casellati alla fine ha gettato la maschera», gli ha fatto eco il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci. «Da oggi non è più considerabile carica imparziale dello Stato». Stupita per quanto accaduto si è detta anche la senatrice Loredana De Petris: «La presidente Casellati ha più volte detto che lei non avrebbe partecipato al voto per la Giunta – ha ricordato la capogruppo del Misto -. Invece ha fatto una scelta che non possiamo non considerare di parte, questo non ce lo saremmo mai aspettati». In serata una nota di palazzo Madama ha respinto le accuse di parzialità perché, si legge, «non si può essere terzi solo quando si soddisfano le ragioni della maggioranza e non esserlo più quando si assumono decisioni ce riguardano il corretto funzionamento del Senato».

Almeno per ora la parola fine alla vicenda arriverà lunedì, quando la Giunta delle immunità voterà la relazione del presidente Gasparri nella quale si chiede di non concedere l’autorizzazione a procedere per Salvini. Richiesta destinata ad essere accolta se la maggioranza confermerà l’intenzione di non presentarsi. Tanto più che il vero finale della vicenda lo scriverà l’aula del Senato, chiamata ad esprimersi il prossimo mese di febbraio. «Questa vicenda è stata mal gestita» ha commentato in serata l’ex presidente del Senato Pietro Grasso. «Ribadisco la mia convinzione assoluta: nessun ministro può essere o sentirsi al di sopra della legge».