L’intervento della ministra Bellanova dell’altro ieri, ospitato sulle pagine di questo giornale, è in gran parte condivisibile perché mette in luce i punti di criticità ma anche il valore che il settore primario ha per il nostro Paese. Un valore che non può essere scoperto solo quando i suoi lavoratori vengono considerati “essenziali” come in questa emergenza per ciò che producono. Essi lo sono sempre.

L’agricoltura gode già di leggi e norme che permetterebbero di affrontare la situazione. Colpisce come, la legge 199/2016 (contro lo sfruttamento e il caporalato), sia la grande assente in questo roboante dibattito sollevato dalla mancanza di manodopera agricola.

Una legge approvata con il favore di tutte le forze politiche che attualmente sostengono il governo ma dal novembre 2016 è rimasta inapplicata proprio nella parte che oggi sarebbe più necessaria, cioè: l’incontro della domanda e offerta di lavoro (il collocamento) e l’accoglienza dignitosa per i lavoratori stagionali. Fu il governo Renzi ad approvarla e il M5S votò a favore.

Ma ecco che, come spesso succede in Italia, tutti dimentichiamo. Scoppia l’emergenza Coronavirus e fioccano soluzioni istantanee ammantate da parole come “semplificare”, “velocizzare”, che sembrano necessarie a dare una risposta nell’immediato ma, guarda caso, come spesso accade si rivelano lesive per i diritti dei lavoratori.

L’articolo 8 della legge 199 istituisce le “sezioni territoriali” che hanno il compito di attuare il collocamento, il trasporto e l’accoglienza. Come mai non ci sono ancora in tutta Italia? Quelle operative si contano sulle dita di due mani. Perché nel nostro Paese si consente il lusso di non applicare una legge se questa non piace ad alcune Istituzioni e ad una parte del mondo agricolo? Dov’è lo Stato?

Le Ministre Bellanova e Catalfo hanno annunciato oltre un mese fa, approvando il piano triennale contro il caporalato, la partenza delle sezioni territoriali. Bene ma bisogna fare presto. Mettere in campo i centri per l’impiego, nonostante le difficoltà in cui versano, e dare la possibilità a uffici immigrazione, enti bilaterali, agenzie per il lavoro, Inps, Inail, ed altri di operare in sussidiarietà per il collocamento dei lavoratori come sapientemente indicato dal legislatore all’articolo 8.

Inutile trovare altre scorciatoie, quello è il giusto equilibrio perché garantisce lavoratori e imprese. E, per favore, non dite che ci vuole tempo a farlo perché non è vero. A Foggia si stava procedendo con la sperimentazione. Il Ministro Salvini pensò bene di non confermare i commissari straordinari istituiti dal governo Gentiloni e la sperimentazione si fermò.

Pertanto non servono i voucher per attrarre o “velocizzare” l’impiego nei campi. Serve attivare strumenti che già ci sono e che garantiscono la legalità. E proprio per garantire la legalità va svelato un segreto di Pulcinella: i voucher in agricoltura già ci sono, ed hanno i giusti vincoli perché riguardano il lavoro saltuario; bisogna però servirsi di una piattaforma dell’Inps molto simile a quella francese, dove rimane traccia di chi li usa e chi ne beneficia. Riproporre i voucher cartacei, con l’ammiccante motivazione di “semplificare” equivale a dire che si ritorna indietro, a quando questo strumento è servito anche a coprire il lavoro nero e i caporali.

Infine, signora Ministra mi permetto di ricordare che, insieme a Terra Onlus, abbiamo inviato il 25 marzo scorso una lettera-appello al presidente Mattarella, a Conte, a Lei e ai Ministri competenti, con la quale chiedevamo un intervento urgente nei ghetti per la tragica condizione nella quale versano quelle persone.

Anche qui non c’è niente da inventarsi per cancellare quella vergogna dal nostro Paese. Occorre accelerare il piano contro il caporalato e attuare la 199. Terminavamo con la richiesta di regolarizzare quelle migliaia di persone che già sono in Italia da anni e che molti fanno finta di non vedere. Un tale provvedimento sarebbe un atto di giustizia sociale e darebbe la possibilità a queste persone di potersi muovere più agevolmente in Italia per trovare un lavoro.

Si risponderebbe anche all’emergenza della mancanza di mano d’opera? Secondo noi sì. Allora, mi dispiace che stiate pensando alla sola proroga fino al 31 dicembre della validità degli attuali permessi di soggiorno.

Abbiamo chiesto di più e l’emergenza impone al Governo anche scelte coraggiose oltre che giuste. Di questo abbiamo bisogno per uscire dalla crisi senza mortificare nuovamente i lavoratori ed il Paese intero.

*Segretario generale Flai-Cgil