Il virus della poliomielite è stato rilevato nelle acque reflue di Gaza, finora senza casi sintomatici. Israele tuttavia ha avviato una campagna di vaccinazione per i soldati impegnati nella Striscia. La diffusione della polio e di altri patogeni è facilitata dalle pessime condizioni igienico-sanitarie di Gaza sotto le bombe. Per questo anche i sanitari israeliani adesso chiedono una tregua per scongiurare un’epidemia.

Il ritorno del virus è stato annunciato sabato scorso a Ginevra da Christian Lindmeier, portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Il rilevamento risale al 23 giugno: sei centraline di analisi delle acque reflue delle città di Khan Younis e Deir Al Balah hanno segnalato la presenza della variante di tipo 2 del virus, che può causare la paralisi nei bambini. «Abbiamo trovato tracce del virus solo in questa occasione e nessun caso di paralisi è stato registrato» ha detto Lindmeier ai giornalisti.

«LA POLIO è un patogeno molto contagioso e gli spostamenti di massa ne facilitano la diffusione – ha aggiunto Oliver Rosenbauer, portavoce del programma di eradicazione globale della polio dell’Oms – In particolare quando si ha un’elevata densità di abitanti, magari vicino a scarichi fognari a cielo aperto».

La poliomielite si trasmette per via oro-fecale se si è costretti a vivere a contatto con le acque nere in cui si annida il virus. A Gaza la polio è stata debellata 25 anni fa grazie alle vaccinazioni e oggi sopravvive nella sua variante naturale solo in Afghanistan e Pakistan, dove si registrano poche decine di paralisi l’anno. La maggior parte dei casi nel mondo (524 nel 2023) è dovuta a varianti derivate dal vaccino. Quello più diffuso contiene un virus attenuato che genera la risposta immunitaria senza provocare la malattia.

Nelle condizioni igieniche di un Paese povero o in guerra, com’è oggi Gaza, il virus attenuato può diffondersi attraverso le acque reflue e mutare fino a riacquistare la capacità di trasmettere la malattia anche con coperture vaccinali relativamente elevate. «Le analisi genetiche sul virus rilevato a Gaza – ha detto Rosenbauer – confermano che si tratta di un virus vaccino-derivato che ha riacquistato la forza della versione naturale».

IL RITORNO della polio è ulteriormente facilitato dalla devastazione del sistema sanitario: su 36 ospedali di Gaza, oggi solo 16 sono operativi almeno parzialmente. «Nove mesi di guerra, ripetuti spostamenti di massa, la devastazione del sistema sanitario, la mancanza di sicurezza, la scarsità di forniture mediche e la pessima qualità dell’acqua hanno creato l’ambiente perfetto per la diffusione di malattie che potrebbero essere prevenute, di cui la polio è solo un esempio» ha denunciato Lindmeier.

Nel 2022, la copertura vaccinale nei Territori Occupati era del 99%, al di sopra della soglia del 95% ritenuta necessaria per la protezione della popolazione. Alla fine del 2023 però era scesa all’89%. «È una percentuale calcolata sull’insieme dei Territori, quindi probabilmente anche più bassa a Gaza», ha commentato ieri l’epidemiologo australiano Michael Toole sul sito scientifico The Conversation.

Il vaccino anti-polio usato a Gaza non contiene la variante di tipo 2 dal 2016 e nel 2023 focolai con questa origine sono stati registrati soprattutto in Africa e Yemen. «C’è stato un caso anche in Egitto, che confina con Gaza – osserva Toole – Il virus potrebbe arrivare dall’Egitto, ma servono ulteriori studi». In Israele, l’ultimo caso di poliomielite di tipo 2 risale al 2022.

NELLE CONDIZIONI attuali sarà difficile prevenire la propagazione di un eventuale focolaio. Il rischio non riguarda solo la Striscia, come hanno fatto notare ieri otto dei maggiori epidemiologi israeliani sul quotidiano Haaretz in un appello congiunto.

«Patogeni e contaminazioni tossiche non conoscono confini. La poliomelite può essere diffusa per settimane da individui asintomatici. Le conseguenze devastanti – paralisi, disabilità permanenti e morte – sono note», scrivono i medici che chiedono a Netanyahu una tregua umanitaria: «un cessate il fuoco permetterà di migliorare le condizioni di accesso all’acqua e all’igiene e la sicurezza alimentare, ricostruire alloggi adeguati e ristabilire il sistema sanitario di Gaza».