Il 23 ottobre scorso il Parlamento europeo ha approvato il nuovo programma PAC (Politica Agricola Comune) per il periodo 2021-2027. Un voto importante se si tiene conto che questo programma, che raccoglie l’insieme delle regole relative a questo settore, rappresenta una delle principali voci di spesa dell’Unione Europea: ben 60 miliardi l’anno.

Visto il tradizionale disinteresse dei nostri governi di ogni colore per l’agricoltura, così come quello dei nostri media, nessuno ne ha parlato, sebbene quel voto sia stato significativo delle ambiguità della politica europea: le nuove linee adottate sono infatti pessime e per di più in totale contraddizione con quelle contenute invece nel Recovery Plan proposto dalla Commissione nell’ambito di New generation EU.

A discuterne, finalmente, per sottolineare la gravità di questa vicenda si è tenuta nelle settimane scorse (il 13 marzo) una affollatissima assemblea pubblica.

L’iniziativa è stata promossa da tre membri della nostra Task Force: Rossella Muroni, vicepresidente Commissione Ambiente della Camera, Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Valle Armerina e delle Forre, Lucio Cavazzoni di GoodLand, progetto di sviluppo ambientale sociale sostenibile, insieme a Eleonora Evi, eurodeputata del Gruppo dei Verdi/ALE; Lega Ambiente; Coalizione Cambiamo Agricoltura; Brigitte Foppa, consigliera provinciale e regionale Verdi-Grüne Trentino/Alto Adige.

A discuterne (naturalmente per via digitale) quasi 150 partecipanti da tutta Italia, quasi tutti giovani dei territori e moltissime donne, molti rappresentanti di associazioni ambientaliste e agricoltori, il segretario della FLAI-CGIL Giovanni Minnini, parlamentari nazionali ed europei (fra le/gli altri Martin Hausling, Elena Fattori la senatrice originariamente di 5Stelle, recentemente entrata in Sinistra Italiana), consiglieri regionali e sindaci, l’Associazione dei Medici per l’ambiente e i giovani di “ fridays for future”.

Qui la videoregistrazione dell’incontro

Grave è stato il voto espresso dalla maggioranza del Parlamento europeo (contrari solo il gruppo dei Verdi e della Sinistra) che non ha accolto affatto le istanze sostenute dai movimenti ecologisti, dei piccoli e medi agricoltori e di quanti rifiutano gli allevamenti intensivi.

Ma, cosa ancor più grave, quel voto tradisce le stesse intenzioni più volte dichiarate dalla Commissione europea e da Ursula von der Leyen che da tempo ribadiscono la necessità di un’agricoltura pulita, il rispetto della biodiversità e la drastica riduzione dei fitofarmaci.

Nel fondamentale documento della Commissione “from farm to fork” si chiede la necessità di coltivare il 25% della superficie agricola europea secondo i principi dell’agro–ecologia e del biologico, di ridurre del 50% l’uso di pesticidi, di preservare almeno il 10% del coltivato alla biodiversità.

Nella sostanza un cambio di paradigma per dare credibilità e concretezza alla “transizione ecologica”, al New Green Deal e alla lotta contro il cambiamento climatico. La FAO ricorda che i sistemi alimentari sono responsabili di un terzo delle emissioni mondiali. Non solo, com’è stato ribadito dalla FLAI Cgil e da numerosi altri interventi la discussione e le scelte sulla PAC sono anche essenziali per mettere mano alla piaga del caporalato e per affermare diritti di civiltà e clausole sociali essenziali nel lavoro dei campi.

L’incontro del 13 Marzo ha denunciato come la sostanza della nuova strategia della Commissione europea, che pone al centro la sostenibilità ambientale, sia stata vanificata dagli emendamenti proposti e approvati dal Parlamento europeo, e quanto grave e forte sia stata la pressione delle multinazionali dell’agro-industria e delle corporazioni dei grandi produttori.

Nell’assemblea, oltre ad un approfondimento dei temi ambientali, sociali, economici e scientifici che dovrebbero rendere l’agricoltura uno dei centri strategici della riflessione e dell’iniziativa della sinistra, si sono poste due questioni essenziali: Il coinvolgimento di attori sociali e politici che vadano oltre i confini del mondo agricolo e la necessità di una mobilitazione e di un protagonismo dei territori come laboratori essenziali di un’economia e di una società sostenibile.

La stessa composizione dell’assemblea e gli interventi sono stati un primo passo in questa direzione, questo il significato della presenza del sindacato, dei medici per l’ambiente, dei giovani di “fridays for future”, così come il richiamo alle esperienze dei Biodistretti.