È caduto, da solo, a metà del guado. Massimo Bitonci – 51 anni, presidente della Liga Veneta, ex capogruppo del Carroccio a palazzo Madama, dal 2002 per dieci anni sindaco di Cittadella – si sveglia senza più maggioranza di centrodestra. Nello studio notarile Chiapparino Russo Serra fino a mezzanotte sono sfilati 17 consiglieri comunali a ratificare le dimissioni. Documento e firme consegnati ieri mattina al prefetto Patrizia Impresa, chiamata a commissariare il Comune. Così Padova voterà in primavera insieme a Verona (dove Flavio Tosi è al naturale capolinea).

 

Massimo Bitonci

Bitonci viene clamorosamente abbandonato dagli alleati. Non sarebbero bastate le dimissioni dei consiglieri di centrosinistra e del M5S. Decisive le firme di Manuel Bianzale e Carlo Pasqualetto (Fi) con quelle di Antonio Foresta, Riccardo Russo e Fernanda Saia: hanno sfiduciato in modo irrimediabile, fuori dall’aula di palazzo Moroni, il loro sindaco. Si ammaina così la bandiera rossa con il leone di san Marco. E immediatamente si guarda alla Procura, perché qualche settimana fa l’assessore «sceriffo» Maurizio Saia aveva segnalato nel dettaglio le anomalie amministrative del comandante della Polizia municipale Antonio Paolocci. In attesa che implodano i «salotti buoni» riunitisi a cena con il sindaco un paio di sere fa alla Mappa di Selvazzano.

Bitonci sindaco aveva rappresentato il definitivo tramonto della concertazione sussidiaria, incarnata dall’inossidabile Flavio Zanonato. Al ballottaggio (8 giugno 2014) il leghista trionfò con 51.702 voti pari al 53,5% e una dote di 10 consiglieri della lista personalizzata, 4 Forza Italia, 3 Lega e 2 della Civica Saia. Da allora il Pd non si è più risvegliato, mentre anche l’esperienza alternativa di Padova 2020 che sfiorò il 10% sembra non più replicabile.

Oggi la città declina verso la paralisi amministrativa che blocca non solo il nuovo ospedale atteso da più di dieci anni. O fare i conti, fino in fondo, con il «partito del cemento»: il rapporto Ispra contabilizza il 43,8% del consumo di suolo nel territorio comunale. Senza dimenticare la rimozione del caso EstCapital, società di gestione del risparmio che in via Leoni ha amministrato circa un miliardo di euro prima di essere commissariata insieme a Banca Etruria.

Padova, città delle gru e degli struzzi, prepara un’altra campagna elettorale all’insegna del «sistema degli eletti» sopravvissuto a Tangentopoli, allo scandalo Mose e al fallimento di Bitonci. Perfino il recente show di Matteo Renzi a fianco del rettore nell’aula magna dell’università lo conferma.
Non resta che scrutare l’erede designato fra i tavoli della cena ciellina di santa Lucia?