Un film porno e politico. Non ha esitazioni Bruce LaBruce, questo è il suo The Visitor, con cui il regista, artista, scrittore, fotografo canadese che ha appena compiuto sessant’anni – «Non li ho festeggiati, si sono mescolati tra il capodanno e le altre feste» dice – torna alla Berlinale con una nuova esplosiva (e molto reale) fantasia queer. Ma qui è una presenza abituale anzi coi suoi film, mash- up irriverenti di vita, arte, performance ha rivoluzionato l’immaginario queer e underground che trovava tra gli anni Ottanta e Novanta a Berlino una sua scena privilegiata. The Visitor è ambientato a Londra, inizia sul Tamigi dove da una valigia esce un immigrato senza nome. Si lava nelle acque e lo ritroviamo in città che entra nella casa di una ricca famiglia iniziando a lavorare per loro. Enigmatico, gender fluid, l’uomo li seduce una a uno capovolgendo radicalmente il loro modo di essere. Il dichiarato punto di partenza è Teorema di Pasolini ripensato nel nostro contemporaneo per parlare di immigrazione, radicalismo dell’estrema destra, crisi dell’occidente ma anche delle dinamiche famigliari tra variazioni ludiche dalle prime scene in cui il nuovo «cameriere» cucina pregiatissimi brownie con la propria merda che la famiglia gusterà avidamente.

«PORNO» è una definizione che nel corso dell’incontro LaBruce ripete spesso – il protagonista, magnifico Black Bishop è un attore porno professionista: «Il porno è molte cose, ha un forte potenziale di dissacrazione a differenza di come viene definito. Teorema con Porcile e Salò rappresenta una critica fortissima alla borghesia attraverso temi legati a quel contesto storico, e soprattutto mette in luce come quella classe usa il sesso e il potere per controllare e umiliare la gente. Io ho voluto declinare il film di Pasolini nel nostro tempo, quindi il protagonista è un immigrato, che incarna quell’idea dei migranti così utilizzata dalle politiche di destra, che li racconta come una forza d’invasione venuta a stuprare e a saccheggiare. Anche per questo ho girato in Inghilterra; dopo la Brexit le politiche migratorie sono sempre più chiuse, c’è una recrudescenza della xenofobia e delle idee colonialiste. Ma ciò che accade in The Visitor potrebbe ambientarsi ovunque nel mondo occidentale di oggi». LaBruce, ragazzo punk- queer, come si definisce, cresciuto fra gli universi più indipendenti, è anche uno dei filmmaker che ha firmato la lettera indirizzata alla Berlinale chiedendo una presa di posizione contro la censura e la criminalizzazione di chi critica la politica israeliana a Gaza: «Non si può accettare questo silenzio» dice. Look nerissimo con la t-shirt The Cock, molti anelli e bracciali di cuoio, grandi occhiali a proteggere gli occhi sorseggia un caffé mentre parliamo.

Una scena da “The Visitor”

Perché Pasolini, chi l’ha spinta a lavorare su «Teorema»?

Ho visto quel film talmente tante volte, e continua stupirmi il modo in cui sa cogliere la psicologia borghese. Quando ero studente di cinema lui e Fassbinder sono gli autori che mi hanno influenzato di più. Teorema era stato un riferimento già anni fa, quando ho portato a teatro Cheapy Black; il protagonista era un truffatore che arriva in una famiglia, si scopa tutti e li costringe a cambiare, a distruggersi o a liberarsi, dipende dal punto di vista. Pasolini si muove su una dialettica tra marxismo e cattolicesimo;mi interessa soprattutto il modo in cui affronta la questione della sottomissione psicologica e sessuale in un contesto politico – che si relaziona nel suo caso col fascismo – e il rapporto fra sessualità e religione, in cui la devozione diviene controllo su tutto. Rispetto a Pasolini ho utilizzato un’estetica queer più contemporanea in cui entrano le politiche di identità sessuale Nella mia versione la figlia è interpretata da un attore trans, è un personaggio di donna, ha i peli della barba sul viso e rimarrà incinta del visitatore. I vecchi modelli famigliari oggi sono stati messi in discussione, gli uomini trans possono avere dei figli. In Teorema il fatto che il protagonista faccia sesso con il padre non viene mostrato, e lo stesso vale per la cameriera. Io le ho trasformate in scene di sesso esplicito perché appunto The Visitor è un porno.

E il porno come diceva all’inizio è per lei politico.

Certo, ci sono tantissimi porno magnifici e radicalmente politici, come vuole essere The Visitor. All’inizio in questo ero molto naif, non sapevo nulla dell’industria del porno e in che modo stare dietro alla macchina da presa. Adesso sono tutti delle pornostar ma allora non era facile, e quando mi hanno invitato nei primi festival, vedere delle scene con un blow-job proiettate su grande schermo produceva un’ impressione fortissima. Sono un pornografo e un filmmaker indipendente, non amo definirmi in una singola categoria, credo di essere uno dei pochi artisti a cui è permesso di stare da più parti. E sono anche sempre più convinto che la distinzione tra porno e arte, o porno e moda, o porno e cinema , sia davvero stupida specie oggi. Viviamo in un’epoca di regressione, in cui la nudità e la sessualità esplicita sullo schermo sono considerati come qualcosa di imbarazzante, o vengono utilizzati solo per fare «scandalo» mentre dovrebbero essere parte della a vita.

Anche gli immaginari queer tendono a un certo conformismo nella forma e nelle narrazioni con cui si confrontano con le istanze del tempo. Lei cosa ne pensa?

Per me ha contato sempre esprimermi in modo chiaro contro la destra o l’omofobia, dichiarando un pensiero e una forma politici con le mie immagini Sicuramente ci sono storie più conformiste ma fa parte della libertà di ciascuno e ciascuna. D’altra parte continua a esserci una scena queer piena di valori originali con una sensibilità che sa essere anche popolare.

Tornando a «The Visitor» possiamo dire che la sessualità si fa arma di liberazione che fa esplodere una struttura famigliare e colonialista.

Il testo della voce fuori campo all’inizio del film raccoglie frasi della propaganda razzista della destra estrema (e estrema (e non) in Gran Bretagna. Si concentra sulla sessualità dei rifugiati, considerandoli predatori in quella mentalità che corrisponde a frasi quali «proteggete le vostre figlie». Ho giocato anche con alcuni slogan di sinistra traducendoli in chiave pornografica per queerizzare dei valori di un’ agenda che appare un po’ troppo poco aperta.