Sono stata in Brasile per due settimane, dal 8 al 21/11, dopo anni che non ci andavo. Avevo recitato lì nel corso di un festival all’inizio degli anni novanta, prima di Lula, ai tempi in cui a Rio la polizia smitragliava impunemente i cartoni in cui dormivano i meninhos de rua riducendoli a mera poltiglia di carne. Era un Brasile feroce, classista, razzista, in mano alla ricca e fascista oligarchia brasileira, da poco uscito dalla dittatura militare. Poi venne Lula. Esattamente come descritto nell’articolo del 14/11 da Luciana Castellina che condivido pienamente, anche io ho trovato un paese stordito, quasi annichilito nel realizzare di aver eletto Presidente un uomo che, stando alle sue stesse dichiarazioni, è contro, esplicitamente contro i tre quarti della popolazione brasiliana: neri, donne, omosessuali, poveri, sem terra, professori di materie umanistiche, medici e artisti, e chi più ne ha più ne metta. Nei primi giorni a Rio, ospite della mia amica attrice Branca Camargo, ho assistito ad un diluvio continuo di discussioni. Nei taxi, al mercato, nei bar e in ogni incontro che abbiamo fatto la mia amica esordiva con l’incalzante interrogatorio: “Per chi hai votato? com’è possibile avere eletto un nazista, razzista, machista, omofobo e torturador?”. In 15 giorni che ho passato in Brasile solo un tassista bianco di Salvador de Bahia, peraltro roccaforte del PT (il 73% ha votato Haddad) ha confessato di aver votato Bolsonaro e su di lui s’è scatenata l’ira funesta di Branca in tutto il suo vigore teatrale, e quando siamo scese il poveruomo era con la testa china sul volante e sommerso dall’eruzione di catastrofi preannunciate dalla mia amica, sommessamente si scusava e sperava non si realizzassero. Apparentemente nessuno ha votato per Bolsonaro, certo non al mercato degli “albanesi” frequentato da una classe media e popolare colta e di sinistra, né al festival del cinema di Rio dove erano ospiti alcuni film italiani, men che mai al Bip Bip storico bar che aprì 50 anni fa, centro della resistenza musicale carioca, dove si riuniscono a suonare i musicisti di tutte le generazioni due o più volte a settimana; ma queste sono piccole isole in un’immensa città in cui le strade sono piene di polizia, i ricchi palazzi sul lungomare blindati e protetti, le favelas arroccate di fronte. Non si percepisce alcuna allegria nell’aria e anche se i mendicanti nel centro sono molti meno che a Roma, la gente non esce col buio e la mattina presto si vedono i militari allenarsi al ritmo di canzoncine kubrikiane da brivido sul lungomare di Copacabana. Dopo i primi quattro giorni a Rio siamo partite per Salvador de Bahia dove abbiamo alloggiato a Piccola Ribeira, pousada gestita dagli amici del centro culturale italo brasiliano ICBIE ( Alias 7/7/18): Pietro Gallina e sua moglie Marlene de Souza con il supporto di un gruppo variabile di resistenza umana formato da Marcella, Meg, Roy e i molti altri ragazzi e ragazze che intorno e dentro al centro sono cresciuti provenendo in maggioranza dalle favelas o dalle zone più popolari della città. Accompagnata da loro ho conosciuto un gruppo di donne assistenti sociali, partecipato ad una lezione di fotografia del professor Ismael Silva con i ragazzi dell’ICBIE, assistito ad un meraviglioso concerto della grande giovanissima orchestra multicolore di Stato. I Centri Giovani e Bambini Bahia (Neojibá) sono un innovativo esempio di politica pubblica che combina le aree della cultura, l’istruzione e lo sviluppo sociale. Il programma è stato creato nel 2007 dal pianista, insegnante, direttore d’orchestra e direttore culturale Ricardo Castro. A Salvador si respira un’altra aria, la città è grande (2 milioni di abitanti) e molto diversificata: dal turistico e bellissimo Pelorinho, custode del rigoglio incredibile d’oro che i portoghesi rubarono per la loro maestosa cattedrale, a Barra, grattaceli sul mare, tramonti e fastfood, sfiorando le favelas, il porto, il bellissimo e puzzolente mercato di S.Joachim, fino alla popolare Ribeira ex operaia, porticciolo di pescatori, spiagge popolari superaffollate, birre e spiedini di quejo, baracchini di pesce appena pescato, tutto sotto le ali protettive di Santa Senora de Bomfin a cui giungono in processione a gennaio fedeli da tutto il Brasile. Qui l’aria è più festosa, musicale, la popolazione giovane ma i discorsi sono gli stessi e si teme la vendetta perché qui, dove c’era la povertà vera, gli effetti del governo Lula/Roussef si sono sentiti e la popolazione, in maggioranza nera, non ha tradito il PT. Anche se si vedono, ahimè, tantissime sedi delle più disparate chiese cristiano evangeliche pentecostali dai nomi bizzarri che hanno avuto presa sulla popolazione più ignorante e che sono tutte inequivocabilmente di IPER DESTRA bolsonariana. Ciononostante come dice la mia amica pasionaria Branca il gettone non è ancora caduto, la telefonata non è ancora cominciata e fino a gennaio Bolsonaro non si insedierà.

Tornata a Rio ho incontrato Ana de Hollanda che mi ha rilasciato questa intervista tradotta da Branca Camargo

Ana Maria Buarque de Hollanda, figlia dello storico Sergio e sorella tra gli altri di Chico è cantante e attrice, è stata direttrice di Funarte, assessore alla cultura nel comune di Osasco e, nel 2011 e fino all’agosto 2012, è stata Ministro della Cultura del governo di Dilma Roussef. In queste elezioni si è impegnata a favore di Ciro.

 

 

Hai qualcosa in più da dire (oltre alle dichiarazioni già rilasciate su…) sulla estinzione del Ministero della Cultura

La situazione in Brasile è cosi drammatica. Tutte le aree: Sanità, Istruzione, Trasporti, Ambiente… sono minacciate da misure spaventose. Per la Pubblica Istruzione, per esempio, Bolsonaro e il suo governo propongono una legge che si chiama ‘scuola senza partito’, ma che raggiunge l’obiettivo l’opposto, visto che verranno abolite le materie che possono suscitare riflessioni, per esempio filosofia. Nella Sanità, i medici cubani stanno ritornando al loro paese, ma in Brasile è molto costoso diventare medico, quindi la venuta dei medici cubani ha permesso di supplire la carenza di medici che abbiamo, soprattutto nelle zone dove i medici brasiliani non vogliono andare a lavorare, per esempio l’Amazonia e altre zone carenti che rimarranno senza medici. In relazione all’ Ambiente Bolsonaro vuole estinguere le riserve indigene… è tutto gravissimo, il Brasile sta tornando indietro 200 anni. C’è anche di peggio, la vendita delle ditte statali ai privati, infine, provoca il panico ad ogni suo pronunciamento, è un delirio che non credevamo potesse succedere, quindi a questo punto l’estinzione del Ministero della Cultura è ciò che meno mi preoccupa. Mi preme che alcune attività di responsabilità del Ministero siano mantenute. Sono sicura che le leggi di responsabilità fiscale (es:legge Rouanet: govrnance privata del denaro pubblico) che privilegiano il grande mercato a detrimento delle piccole produzione culturali non saranno abolite , poiché riguardano soprattutto le Fondazioni di grandi gruppi privati, come quelle delle banche, della Globo (gigante della telecomunicazione in Brasile), etc…

 Pensi che è stato quando hai cercato di modificare la legge Ruanet che hai avuto problemi come ministra della cultura?

 No, il grande problema che ho avuto quando ero al Ministero è scoppiato quando ho messo in discussione la legge del diritto d’autore.

Che è un problema in tutti i paesi. L’internet, Google e altri grandi provider… Per esempio la Google condizionava il Governo, loro volevano contenuti gratis, volevano mettere su internet tutto gratis, musica, film, etc… Loro affermavano che non era normale che dovessero pagare per vincolare una musica su internet, per un film, per un libro appena uscito, loro volevano tutto gratis ed io asserivo che questo era un problema che doveva essere discusso con gli autori. Per esempio, un regista mi ha cercato perché il suo film, che ancora non era uscito, era già in vendita su internet, allora sono andata a parlare con il ministro della giustizia perché gli assessori non stavano facendo nulla a riguardo. La pirateria tramite internet può uccidere la produzione culturale. Adesso c’è un certo controllo, gli autori e i detentori di diritti stanno negoziando, guadagnano con pubblicità, annunci, etc.. adesso non tutto è gratuito come prima. Ma, in quel momento, sono cominciate una serie di campagne contro di me, che dopo ho saputo essere state finanziate dalla Google stessa. Loro hanno fatto delle campagne presso gli giovani affermando che dovevano avere accesso a tutti i contenuti gratis, io ero d’accordo, ma sostenevo che la Google, che rendeva disponibili i contenuti ai giovani doveva rendere possibile anche la sopravvivenza degli autori. Essere scrittore, regista, etc… è una professione, e loro hanno fatto una campagna perché gli autori cedessero sui propri diritti come se fosse normale… il commerciante non rinuncia ai suoi prodotti, perché l’artista deve rinunciare ai suoi diritti se studia, si prepara per esercitare il suo mestiere, crea, fa… Allora hanno fatto una campagna presso i giovani facendo leva sulla retorica della libertà, sull’abbattimento delle barriere borghesi delle industrie e degli autori. Questa è stata una lotta che ho portato avanti fino alla mia uscita dal Ministero, ma dietro alle mie dimissioni c’è stata anche una ragione politica: Marta Suplicy, una personalità molto popolare e allora senatrice per il PT, non voleva appoggiare la candidatura di Haddad a sindaco di São Paulo, allora le hanno dato il ministero della cultura e lei ha deciso appoggiare Haddad. Ma, quando ho parlato con Dilma ho capito che la Google esigeva la mia uscita.

— Quanto crede che l’elezione di Bolsonaro sia stata spinta da USA, da Trump e dalle multinazionali?

 — Certamente, alla fine della decade scorsa, durante il governo Lula, il Brasile ha scoperto il Pré-Sal,(enorme giacimento di petrolio dai quali si potrebbero estrarre 1600 miliardi di metri cubi di petrolio equivalente (petrolio e gas naturale). Una ricchezza vastissima che, se sfruttata appieno, proietterebbe il gigante verdeoro al sesto posto dei produttori mondiali di petrolio, e l’America Latina al secondo posto come area geografica per quantità di riserve petrolifere, dietro solo al Medio-Oriente e scalzando il Nord America dalla seconda piazza.) La Petrobras era disposta ad accettare le ditte straniere come partner minoritari, la compagnia brasiliana avrebbe mantenuto sempre la maggioranza per preservare gli interessi nazionali. Ciò ha creato un problema mondiale, perché contrastava gli interessi delle compagnie petrolifere internazionali. Da allora, sono cominciate le campagne contro il governo di Lula, che sono culminate con il suo arresto in concomitanza con l’operazione Lava-Jato, (in italiano Operazione Autolavaggio, simile alla nostra mani pulite), messa in atto della polizia federale del Brasile e condotta da Sergio Moro (appena nominato Ministro della Giustizia) che investigava sulla corruzione nelle aziende statali, inclusa la Petrobras. Moro ha costruito delle situazioni assurde, per esempio, ha fatto arrivare alla stampa l’intercettazione di una telefonata di Lula a Dilma, mentre lei era Presidente, e ciò è un crimine che basterebbe a rendere nullo tutto il processo.

Ritornando alle questioni internazionali, ci sono stati interessi di diverse forze economiche internazionali e nazionali, tra cui possiamo anche nominare la Corte Suprema che ha fatto finta di non vedere tutte le irregolarità commesse da Moro nel colpo che ha dato contro il governo di Dilma, che è stata assolta nel processo della Lava-jato, però, nonostante non abbia partecipato a nessun caso di corruzione è stata allontanata dal potere dopo l’empeachement. In certo modo il PT ha le sue responsabilità nel golpe contro Dilma, non hanno resistito, non avrebbero dovuto permetterlo, hanno lasciato Dilma cadere perché contavano sul ritorno di Lula. Il fatto è che la corruzione è sistemica in Brasile come penso sia nelle altre parti del mondo, coinvolge industriali, politici, etc… In relazione alle interferenze di Trump… da sempre gli USA hanno visto il Brasile come un paese strategico, non soltanto per la grandezza e per la ricchezza , ma anche perché confina con quasi tutti paesi dell’America Latina. Il Brasile è leader nel Mercosul (mercato comune meridionale composto da Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela . I suoi paesi associati includono Cile, Bolivia, Perù, Colombia ed Ecuador e come paesi osservatori Nuova Zelanda e Messico). Se fosse considerato come un singolo paese, sarebbe il più grande produttore di cibo al mondo, il secondo più grande in superficie, il quarto più popoloso e il sesto più grande del PIL. Nella politica internazionale siamo sempre stati protagonisti, abbiamo avuto sempre posizioni forti e degne in sostegno degli interessi latino americani, sembra che adesso non le avremo più. Per gli USA conquistare il Brasile è essenziale. Trump spinge il Brasile ad invadere il Venezuela, vuole farci fare il lavoro sporco, vuole approfittarsi del potere continentale del Brasile per farlo diventare una filiale degli USA. E tutto sta ad indicare che Bolsonaro farà tutto quello che Trump vuole.

— Tu hai fatto la campagna elettorale per Ciro, quale era la sua politica per la cultura?

 — Prima voglio dire che ho fatto tutte le campagne del PT. Quest’anno mi sono entusiasmata per Ciro perché le sue proposte erano molto più progressiste di quelle del PT. Il PT non ha preso una posizione chiara, ha presentato la candidatura di Lula con lui in galera, poi ha cambiato e presentato il candidato indicato da Lula, a me questo non piace, è voto di cabresto (capestro, i fazendeiros obbligavano i lavoratori a votare per i propri candidati, si potrebbe dire che è un voto sotto coazione), Ha indicato Haddad, che è una brava persona, ma che non ha la preparazione di Ciro. Ciro aveva una visione complessiva, sulla cultura non si è molto approfondito, quello che mi ha convinto soprattutto è stato il suo progetto economico, ma quando abbiamo parlato, lui è stato d’accordo sulla mia proposta di lavorare sull’ economia creativa per la cultura e incentivare le zone meno assistite ( lontane dai grandi centri ), lui non avrebbe abolito le leggi di incentivo fiscale ma le avrebbe migliorate, ora producono molti disequilibri, ci sono delle aree che hanno avuto un grande stimolo, la musica non prende nulla, il teatro prende molto, il cinema ancora di più. Ci sono tanti punti da approfondire: c’è da prendere in considerazione la contropartita di chi offre biglietti a prezzi popolari; chi fa una produzione interamente nazionale dovrebbe prendere molto di più di quelle che producono repliche di musical nord americani. Quando sono stata Ministra ho fatto un studio approfondito su tutti questi problemi. Banche, aziende telefoniche etc.. prendono i soldi della legge Ruanet per finanziare le fondazioni culturali create da loro stessi, generalmente situate nei grandi centri. Fare un teatro di lusso, costoso, per il pubblico di Rio e di São Paulo non risponde alle necessità culturali presenti in altre zone del Brasile, come Paraiba, etc.. Il nostro progetto, che è fermo al congresso, prevedeva incentivi maggiori alle ditte con progetti da patrocinare nelle zone meno privilegiate, come il nordest e nord del paese: Pernambuco Teresina, etc… avrebbero ricevuto più fondi di quelle che agiscono nei grandi centri, visto che a São Paulo e Rio c’è già un grande fermento culturale. Questi progetti sono bloccati da quando sono uscita dal Ministero.

 — Tu che vieni da una famiglia di intellettuali, tuo fratello Chico Buarque de Hollanda, è stato arrestato e costretto all’esilio in Italia, pensi che con Bolsonaro gli intellettuale possano di nuovo essere perseguitati come lo furono dalla dittatura militare?

 — Bolsonaro è ancora una incognita, forse non sarà necessario utilizzare la forza militare esplicita come fu all’ epoca della dittatura, quel che può succedere sarà la mancanza di appoggio, di stimolo, di spazio, di condizioni per esercitare il lavoro, quindi non sarà un esilio forzato, ma costringerà gli artisti, vessati dalle condizioni economiche, a non lavorare. Oggi, in Brasile, la situazione è già difficile se non sei un artista famoso, e non so cosa succederà in futuro, tutte le informazione che arrivano sono pessime in tutti sensi , credo ci sarà una censura economica. l’artista produce però non riesce a mostrare il suo lavoro, il suo spettacolo, etc… Non è proibito ma le porte si chiudono. Forse sarà possibile produrre per quelli che proporranno solo l’intrattenimento, un’arte che non dica nulla su nulla. Visto che loro vogliono impedire la riflessione addirittura nelle scuole e nelle università allora musica, spettacoli o mostre che provochino una riflessione, o rappresentino una situazione per loro scomoda, probabilmente non riceveranno nessun tipo di incentivo, sono forme indirette di censura senza una vera censura, semplicemente le porte si chiuderanno. Già stiamo vivendo delle situazioni simili, non sarà una novità, ma la situazione può peggiorare molto.

— credi che ci sarà una reazione forte dei giovani e degli intellettuali come ai tempi della dittatura?

 — La situazione oggi è diversa. Ero bambina, mi ricordo del ‘64 (anno del golpe militare), mio padre era un storico, è stato anche professore nell’università di Roma di storia del Brasile, quindi nella mia casa venivano molte persone, si discuteva su tutto, ma era un’altra epoca. Il 64 e il 68 la Francia, l’Italia, la rivoluzione cubana è stata vittoriosa, l’immagine del Che, del rivoluzionario guerrigliero, tutto l’insieme ha molto entusiasmato i giovani. qui la gioventù viveva intensamente l’ utopia di un Brasile che sarebbe potuto diventare un grande paese socialista. Adesso siamo in un’altra situazione, prima facevo un paragone con il ‘64 che è stata un’altra epoca, i giovani non avevano il computer e la resistenza era per le strade. Nel ‘64 c’è stata una resistenza più grande perché è stato un golpe militare, ma adesso lui è stato eletto… E’ una vergogna immensa… Ho lavorato nella campagna di Ciro, sono andata nelle periferie povere, ho parlato con gli ambulanti, e domandavo se avevano già un candidato, loro rispondevano di si, che avrebbero votato il mito (dopo l’attentato Bolsonaro è diventato un “mito”). Io rispondevo che come donna non potevo votarlo per via delle dichiarazioni misogine che aveva rilasciato. Poi domandavo: “tu sei negro e le cose che lui dice sui i negri sono molto gravi, allora perché voterai Bolsonaro?” Loro rispondevano: “cambiano i governi, ma non cambia nulla, io vivrò qui nello stesso modo di prima. Quindi chi è il peggiore? È Bolsonaro? Bene, allora voterò lui.” È un voto di rivolta, la rivolta di una categoria che è marginalizzata, quelli che non hanno nulla da perdere come i venditori ambulanti. A questo punto penso che Manu Brow (musicista hip hop).. tu devi aver sentito parlare di questa polemica.. quando è andato in una manifestazione di appoggio a Haddad e ha detto che la sinistra era colpevole di aver perso il contatto con le basi, il pubblico ha cominciato a fischiare però Caetano Veloso lo ha soccorso giusto in tempo, ha detto il giusto: il PT era talmente sicuro di stare facendo la politica giusta che a smesso di dialogare dimenticando le basi. Le chiese, quasi tutte di origini americane, le neo-pentecostali, sono terribili, i pastori dicono assurdità, vanno nei luoghi più poveri, sperduti dove il PT non è più presente. I militanti del PT fanno politica su internet per se stessi, continuano a parlare bene solo di se stessi.

 — Crisi della sinistra mondiale…

 -È mancato un nuovo discorso politico alla sinistra mondiale. La sinistra è ancora nel sec XX, non ha saputo rinnovarsi. Quindi Il discorso di Manu Brow è vero, è semplicista ma l’essenza è questa: la sinistra oggi si limita a dialogare con se stessa e crede che la gente la segua, dunque questa elezione è stata una serie di equivoci. Per questo mi è piaciuto molto il discorso di Ciro, lui ha sempre appoggiato il PT ma non appartiene al partito, lui è di sinistra… Qui c’è un partito che si chiama Partito Comunista del Brasile ( PCdB), che si è alleato, quando ero al governo, ai proprietari di terra contro la nostra politica sull’ ambiente… E’ evidente che la sinistra qui è completamente allo sbando e ha smesso di dialogare con il popolo, qui come in tutta l’Europa. Io che ho partecipato al governo ed ho sempre votato PT sono rimasta scioccata per la quantità di sbagli che il partito ha fatto. Per me, Lula è uno di quei leader che appaiono soltanto ogni 200 anni, lui è di una lucidità, di una rapidità di pensiero, sa parlare, è carismatico… è una persona eccezionale, ma anche lui si è fermato, si è fermato a guardare verso se stesso e non ha lasciato il PT crescere, non ha permesso alleanze all’interno del centro sinistra. Molte persone, Ciro stesso, ed altri come Roberto Requião, non sono riusciti ad allearsi al PT, poiché nel PT o fai quel che Lula vuole o rimani marginalizzato all’interno del partito, quindi è un partito problematico, però era quel che avevamo di meglio. Ciro era un buon candidato, ma di un piccolo partito, e il PT ha agito come se il peggiore nemico non fosse Bolsonaro bensì il suo possibile alleato, Ciro. Una pazzia! Lula pretende avere l’egemonia della sinistra, ha preferito che vincesse Bolsonaro per ritornare in scena sulle braccia del popolo, questo se sarà ancora vivo e libero.. comunque ha preferito scommettere sul grande pericolo che ci minaccia: Bolsonaro. Ciro ha detto una frase che trovo perfetta: “il PT ha invitato i brasiliani a ballare sull’orlo dell’abisso”. La sinistra in Brasile adesso vive una mancanza di visione, non ha capito i cambiamenti e continua ad agire se non ci fossero stati dei cambiamenti. non è ancora apparso un nuovo tipo di pensiero di sinistra. Ieri Bolsonaro ha parlato con il capo di Stato Ungherese, è un orrore, C’è anche quel pazzo delle Filippine. E Bolsonaro a detto a questi che saremo dei grandi partner. L’assurdità è che lui sta voltando le spalle ai nostri veri partner commerciali, se Trump vuole dire di no alla Cina, lo può fare, ma il Brasile no, la Cina è il nostro più grande partner commerciale, dunque lui sta mettendo in crisi il funzionamento dello stesso capitalismo brasiliano, tutti sono spaventati. Lui ha voluto imitare Trump e ha detto che voleva mettere la ambasciata brasiliana a Gerusalemme, soltanto che i paesi arabi sono grandi partner commerciali brasiliani. Lui è un irresponsabile. Lui vuole tagliare rapporti con i nostri partner, ma con Israele non abbiamo nessun rapporto commerciale… Impressionante, è uscito un sondaggio dove 90% degli elettori di Bolsonaro credono alle Fake News, preferiscono le informazioni via Whatsapp a quelle sui giornali. Il loro è un voto di protesta, per un supposto cambiamento che non avverrà. É molto pericoloso. Non so quello che succederà. Il Brasile é un paese ricchissimo, pieno di risorse naturali, molte che soltanto adesso stanno comparendo, quando nel futuro ci sveglieremo non saranno più nostre. Sarà molto difficile riavere ciò che è già stato svenduto per un prezzo irrisorio. Le misure antipopolari che Bolsonaro intende intraprendere mettono a rischio la sopravvivenza della popolazione: le riforme del lavoro, previdenziale, nella salute… Come vivranno i brasiliani e come sarà il nostro futuro? è spaventoso… ma credo stia accadendo lo stesso in gran parte del mondo. Il Brasile ancora resisteva, poi è arrivato questo giudice Moro, finanziato dagli USA e sono riusciti a fare l’impeachment di Dilma senza una giusta causa, visto che dopo è stato provato che lei era innocente. Abbiamo presentato un ricorso alla Corte Suprema che non ha ancora analizzato il caso, è chiuso dentro un cassetto, Lula è un prigioniero politico, perché Moro lo ha condannato senza prove basandosi soltanto sulla sua convinzione che la corruzione all’interno del governo sia stata organizzata da lui, però non ci sono prove. Lui è in galera per via di un appartamento, che poi non è suo. C’è un altro processo contro Lula su una proprietà in campagna che, anche questa, non è intestata a lui. Sono tutte delle supposizioni: lui avrebbe comprato un triplex in Guarujá — una spiaggia vicino a São Paulo di classe media — Ma dove sono i documenti? Non esistono registri da nessuna parte… Lui è stato condannato avendo come base soltanto degli indizi e questo nella costituzione brasiliana non esiste. Adesso dovremo vedere ciò che farà la Corte Suprema, che da una parte sta con Bolsonaro, ma dove siedono anche dei Giudici che vogliono preservare le garanzie costituzionali.