Il bosco d’Arneo, 250 ettari, in Salento, resta sospeso tra le autorizzazioni che Porsche ha ottenuto per ampliarsi e che ne decretano l’espianto e le battaglie dei comitati portate in tribunale e anche a Bruxelles. Il caso è diventato internazionale. Proprio lì dove ha perso la vita la scorsa settimana il collaudatore Mattia Ottaviano, 36 anni, mentre era alla guida di una moto che ha preso fuoco a seguito dello scontro con un’auto, è in corso da mesi una battaglia per impedire alla società tedesca di realizzare, oltre all’attuale pista di circa 13 chilometri, nove nuove piste che ricadranno in un’area boschiva tutelata per legge. Al momento pende un ricorso al Tar Puglia che dovrà esprimersi in merito alle autorizzazioni rilasciate. A presentarlo a fine gennaio sono stati il comitato Custodi del bosco d’Arneo, il Gruppo di intervento giuridico, Italia Nostra e Illavacavalli Onda Verde, difesi dall’avvocato Filippo Colapinto. Secondo i ricorrenti sarebbe stata violata la normativa sulla partecipazione del pubblico, non sarebbero state considerate le alternative e le compensazioni sarebbero inidonee. Sono stati impugnati la deliberazione di giunta regionale della Puglia con cui è stato approvato lo schema di accordo di programma e tutti gli atti endoprocedimentali. In attesa di sentenza il legale fa sapere che si sta valutando un’istanza di sospensiva dei lavori di ampliamento che potrebbero partire da un momento all’altro. Ad oggi sono in corso gli espropri per la ripiantumazione frammentata del bosco e della macchia mediterranea in aree private.

NEL FRATTEMPO LA COMMISSIONE europea si è impegnata a svolgere ulteriori indagini in merito alla pubblica utilità asserita. Ad annunciarlo è stato il commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevi’ius: «Permangono alcune questioni in sospeso – ha scritto – riguardanti tra l’altro i motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, la Commissione contatterà le autorità italiane per chiedere ulteriori chiarimenti», si legge nella risposta all’interrogazione presentata dall’europarlamentare Rosa D’Amato dopo la firma dell’accordo di programma tra la società, la Regione Puglia, il consorzio Asi di Lecce e i comuni di Nardò e Porto Cesareo. La deputata dei Verdi/Alleanza Libera Europea ha anche visitato il Nardò Technical center e in un comunicato successivo ha dichiarato: «Il mio non è un no alle politiche aziendali di innovazione e implementazione. È invece un deciso no al sacrificio delle aree naturali in ragione di un interesse aziendale che si può perseguire senza per questo sacrificare bosco e specie animali che lo abitano».

DA UN LATO C’E’ IL FUTURO dell’automotive e dall’altro un bosco da smantellare e da riprodurre in modo frammentario in aree esterne al centro Porsche e riferite a 134 proprietari, verso cui si sta procedendo all’esproprio. A rivolgersi alla Commissione europea è stata anche Italia Nostra. L’associazione, secondo cui sarebbe mancato un adeguato esame delle soluzioni alternative, ritiene che sia stato violato l’articolo 6 numero 4 della Direttiva Habitat, che tutela l’area boschiva dichiarata Sito di interesse comunitario col nome di Palude del Conte-Dune di Punta Prosciutto. Il progetto è stato approvato pur avendo avuto una valutazione negativa di incidenza ambientale da parte dell’organo regionale competente. Parere negativo superato con la dichiarazione di pubblica utilità del progetto di ampliamento. L’investimento da 450 milioni di euro porterà a un’espansione del centro nei prossimi dieci anni.

A GENNAIO DELLO SCORSO ANNO era stato anche il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, in merito all’istruttoria tecnica, a segnalare una difformità tra i dati trasmessi dalla società e quelli relativi alla reale perimetrazione dell’area tutelata più ampia e alcune criticità nelle motivazioni addotte per l’interesse pubblico, che più che attinenti alla salute umana e alla sicurezza pubblica sarebbero di natura sociale o economica. Secondo i comitati l’elisoccorso attrezzato con eliporto e il centro di sicurezza anticendi non giustificherebbero la pubblica utilità.

È STATO LO STESSO PRESIDENTE della Regione Puglia, Michele Emiliano, ai microfoni di Report ad ammettere che forse «c’è stato un fraintendimento» relativamente alla necessità di un collegamento aereo tra Nardò e gli ospedali di Lecce e Brindisi. Nessuno dei due – come precisato dalla giornalista Chiara De Luca – è munito di eliporto. Le distanze peraltro sono facilmente percorribili in auto. È previsto invece nel centro di collaudo Porsche «un punto di primo intervento medico avanzato con sala operatoria» e un centro antincendio. Entrambi – stando ai documenti – saranno a servizio della collettività.

QUELLA COLLETTIVITA’ A CUI, AD OGGI, però è impedito finanche l’accesso al bosco d’Arneo. La proprietà dell’area è di Porsche. Sono i cittadini a dover cedere i propri terreni, per consentire all’azienda di adempiere alle compensazioni riproducendo in parte il bosco che distruggerà per ampliare le piste.