A tratti, la determinazione del suo sguardo è tradita da una patina di emozione. Perché quella che sta raccontando, e che ha narrato con grande forza in Non lasciare che ci uccidano (traduzione e cura di Marco Clementi, Rizzoli, pp. 340, euro 19), non è solo un capitolo decisivo della storia della Russia contemporanea, e della lotta per la libertà e la democrazia, ma è prima di tutto la sua vita. Da meno di due anni Boris Belenkin ha scelto di lasciare Mosca per continuare dall’esilio di Praga il suo lavoro in favore dei diritti umani e per la ricostruzione...