I caccia israeliani hanno bombardato un’altra scuola dell’Onu a Gaza e i morti accertati sono almeno 16. Le scene immortalate subito dopo l’attacco alla scuola Al-Jaouni di Nuseirat, nel centro del territorio della Striscia, tra Gaza city e Khan Yunis, sono simili a quelle di due giorni fa, quando altre due sedi dell’Unrwa erano state attaccate dall’aeronautica di Tel Aviv: il fumo denso e grigio, gli arredi dell’edificio colpito e le automobili che si trovavano in strada divelte, urla di bambini, sangue dei feriti e ragazzi che corrono da tutte le parti chi alla ricerca di qualcuno, chi per dare una mano e altri per paura.

L’agenzia palestinese Wafa denuncia che l’edificio era utilizzato da tempo come rifugio per gli sfollati interni e ospitava centinaia di persone, principalmente donne e bambini. E sarebbero infatti donne e bambini la maggior parte delle vittime delle bombe israeliane di ieri. Ancora incerto il numero dei feriti, si parla di diverse decine.

LE TESTIMONIANZE raccolte da Al Jazeera non hanno bisogno di commento: «Nelle ultime ore le ambulanze non hanno smesso di trasportare palestinesi feriti all’ospedale Al-Aqsa. Stiamo parlando di almeno quattro palestinesi per ogni ambulanza arrivata qui. La maggior parte delle ambulanze è stata indirizzata subito verso la parte dove le famiglie dei palestinesi uccisi possono dare l’ultimo saluto. Abbiamo anche visto qui, nell’obitorio dell’ospedale Al-Aqsa, palestinesi decapitati e altri ridotti a brandelli».

SEMPRE A NUSERAIT ieri sono stati uccisi altri 3 giornalisti, Amjad Jahjouh, sua moglie Wafa Abu Dabaan e Rizq Abu Ashkian. Nell’attacco in cui sono morti i 3 giornalisti (collaboratori di Wafa gli uomini e della radio dell’università islamica di Gaza la donna) erano stati uccisi 10 civili. Il che porta, mentre scriviamo, a un bilancio complessivo di almeno 26 morti nella sola Nuseirat in meno di 12 ore.

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Inoltre, il giorno prima a Gaza city erano stati uccisi altri due giornalisti (Saadi Madoukh e Ahmed Sukkar) durante un raid dell’aviazione di Tel Aviv che aveva preso di mira una casa della famiglia Madoukh. Con i 5 delle ultime ore, il numero degli operatori della stampa uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 a oggi è di 158.

Durante un sabato durissimo per i civili di Gaza, il fumo delle esplosioni si è levato anche dal nord della Striscia, nei pressi del campo profughi di Jabalia, dove, secondo i media palestinesi, i raid hanno causato «un numero imprecisato di morti e feriti». Un attacco al campo profughi di Balata, in Cisgiordania, avrebbe invece causato 9 feriti.

Testimoni su Al Jazeera
Le ambulanze non hanno smesso di trasportare palestinesi feriti per ore all’ospedale Al-Aqsa. Parliamo di almeno 4 palestinesi per ambulanza

MA GLI ATTACCHI sono solo una parte dell’orrore a cielo aperto in cui è stata mutata Gaza. Un altra sono le torture.

Farid Sobh, un palestinese detenuto a Gaza insieme ad altri 15 connazionali, ieri ha rilasciato una testimonianza video nella quale racconta che «dopo 4 giorni di detenzione, siamo stati rilasciati. Eravamo ammanettati e bendati e mentre ci allontanavamo sull’asfalto, ci hanno lanciato delle granate e attaccato contro un drone». «Sette dei miei compagni sono stati uccisi», continua Sobh, «ho corso per salvarmi la vita e sono sopravvissuto miracolosamente».

L’agenzia di fact-checking di Al Jazeera ha confermato il video e l’ha ritenuto autentico. Inoltre, un altro sopravvissuto, Mahmoud Abu Taha, ha confermato il racconto di Sobh.

L’esercito israeliano non si è espresso, ma ha annunciato di aver distrutto «un lanciarazzi di Hamas nei pressi di rifugi civili piazzato all’interno di un’area umanitaria» a Deir al-Balah, nel centro della Striscia.