Passato il giro di boa del mandato («ma solo del primo!», insiste lui) Donald Trump mantiene la nazione nel precario, intenzionale disequilibrio di una polemica permanente, a cui si aggiunge l’appena consegnato rapporto sul Russiagate del procuratore speciale Mueller. Una sorta di stato d’emergenza retorica attizzato dai tweet giornalieri, con l’occhio fisso ormai alla campagna di rielezione del 2020. Non vuol dire che non ci sia il tempo per provocare danni concreti: sul fronte ambiente ad esempio e sull’immigrazione trasformata in operazione di interdizione e internamento in un gulag ipertrofico e segreto da cui trapelano notizie inquietanti (detenzioni illimitate, continui...