Il comune di Bologna ha approvato una dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica con in testa tre ragioni: le richieste del gruppo Extinction Rebellion (Xr); le mobilitazioni dei Fridays For Future; i dati allarmanti su cambiamenti climatici, inquinamento, consumo di suolo e risorse ambientali.

Cosa prevede la dichiarazione?

Innanzitutto è un importante atto simbolico perché lunedì 30 settembre il comune di Bologna ha riconosciuto cosa sta accadendo al pianeta e come ci siamo arrivati. Ci sono poi degli impegni conseguenti che dovranno essere resi effettivi a breve termine. È stata approvata l’istituzione nei prossimi 100 giorni di una road map che definisca cosa fare per tutelare il clima. Nella dichiarazione ci sono alcuni suggerimenti: un piano di rimboschimento delle aree cittadine; incentivi sulla mobilità sostenibile per un trasporto più verde; consumo di suolo zero; efficientamento degli edifici pubblici e incentivi comunali verso quelli privati. Altri due impegni fondamentali sono: sviluppare azioni immediate per diminuire i livelli delle emissioni, con lo scopo di dimezzarle entro il 2025 e portarle allo «zero netto» nel 2030; maggiore diffusione dei dati in possesso del comune e più intensa sensibilizzazione dei cittadini sui temi ambientali.

Si parla anche di assemblee popolari…

Sì, la dichiarazione si ispira a tre principi: giustizia climatica ed ecologica, trasparenza e democrazia partecipativa. Xr chiede l’istituzione di spazi di discussione e indirizzo composti da cittadini informati e tecnici scientifici che possano coadiuvare l’azione dell’amministrazione comunale. Queste assemblee potrebbero esercitare pressione sulle commissioni consiliari, indirizzare i pareri dei consiglieri comunali e quindi anche agire sul voto in consiglio e sugli impegni della giunta.

Emily Clancy (Coalizione civica)

Che tipo di interazioni ci sono state tra gli attivisti di Xr e le istituzioni?

Di natura differente. Personalmente ho partecipato ad alcune assemblee a fine luglio perché il tema mi sembrava importante. Ho quindi avuto una relazione molto fluida con loro. A fine agosto un attivista di Xr Bologna ha iniziato uno sciopero della fame concluso dopo l’incontro con l’assessora comunale all’urbanistica e all’ambiente Valentina Orioli, che si è contestualmente impegnata a portare all’attenzione del consiglio il loro documento. Parallelamente, avevo chiesto un’udienza conoscitiva, che è lo strumento con cui si informa una commissione su un determinato argomento. Così si sono svolte due sedute di commissione consiliare in cui Xr ha potuto illustrare i contenuti della dichiarazione.

Perché hai scritto che fino a una settimana fa l’approvazione sembrava impossibile?

Il Partito democratico voleva proporre una sua versione della dichiarazione climatica. Io, il consigliere Federico Martelloni (capogruppo di Coalizione civica) e la consigliera Dora Palumbo (Nessuno resti indietro) abbiamo invece spinto affinché la dichiarazione di Xr fosse approvata integralmente nella sua versione originale, lasciando spazio ai partiti di presentare le loro posizioni in materia ambientale con altri ordini del giorno. Alla fine è andata così. Ad esempio, come Coalizione civica e Nessuno resti indietro abbiamo promosso un testo che declinasse i principi generali della dichiarazione su tre questioni importanti della politica cittadina: fermare l’abbattimento del bosco urbano di Prati di Caprara, su cui l’amministrazione comunale vuole edificare; esprimere contrarietà al «passante di Bologna», cioè l’allargamento della tangenziale; introdurre agevolazioni tariffarie sul trasporto pubblico locale. Il nostro documento, però, è stato bocciato.

Le grandi mobilitazioni degli ultimi giorni hanno influito in qualche modo?

Dopo lo sciopero per il clima del 15 marzo la maggioranza aveva votato un ordine del giorno sulle tematiche ambientali. Questa volta la pressione è stata ancora più forte. Adesso c’è uno scenario che, almeno sulla carta, aumenta gli spazi di azione dentro e fuori le istituzioni.