L’azione di Ultima Generazione «è stata come sempre pacifica e non violenta, non avrebbe mai potuto né voluto arrecare danno alle persone. Il semplice imbrattamento è considerato punibile dal codice penale con un reato specifico. Gli attivisti però, nonostante la chiarezza della previsione di legge e nonostante siano rimasti sul posto in attesa dell’intervento delle forze dell’ordine nel pieno rispetto dei principi della non violenza, sono stati trattenuti e verranno processati per direttissima con l’accusa ben più grave di reato di danneggiamento».

Al contrario di altre forme di lotta nonviolenta, nelle quali chi agisce non evita – anzi persegue – il procedimento penale a proprio carico, i militanti di Ultima Generazione non ci stanno ad essere processati per aver imbrattato con vernice lavabile la facciata del Senato. Infatti, dopo il fermo dei 5 attivisti che lunedì mattina hanno eseguito il blitz, tutti rimessi in libertà, il gup ha fissato per tre di loro – tre ragazze – l’apertura del processo il 12 maggio, rigettando la richiesta dell’obbligo di dimora avanzata dal pm.

«Siamo di fronte all’ennesimo abuso» per «intimorire e criminalizzare chi sta cercando di portare l’attenzione sul vero crimine che questo governo sta commettendo forte dell’appoggio di una classe politica corrotta e di parte dei media», spiegano gli attivisti che annunciano un presidio davanti al Tribunale di Roma. Intanto a Pavia, la questura ha chiesto, per una ventenne protagonista di un’altra serie di blitz ambientalisti, la sorveglianza speciale per «pericolosità sociale». Ma sarà il tribunale di Milano a decidere il 10 gennaio.