L’amministrazione guidata dal presidente Joe Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di misure per rafforzare la sicurezza della frontiera con il Messico, ampliando l’utilizzo di una politica risalente all’era Trump che dà agli agenti di frontiera il potere di respingere rapidamente i migranti al confine.

Allo stesso modo, però, introduce anche nuovi modalità per le persone provenienti da Cuba, Nicaragua e Haiti di richiedere l’ingresso legale negli Stati uniti.

IL NUOVO PACCHETTO, infatti – adottato in collaborazione con il Messico e con altri Paesi della regione – include un piano che consentirà ogni mese a un numero fino a 30mila migranti provenienti da Cuba, Nicaragua, Venezuela e Haiti, se in possesso dei requisiti, di entrare legalmente negli Stati uniti, per un periodo di due anni e con un permesso di lavoro.

La mossa viene controbilanciata da un giro di vite per chi entra illegalmente: prevede di potenziare il personale preposto ai controlli, di rafforzare le operazioni contro il traffico di esseri umani e di accelerare il processo di espulsione dei migranti senza documenti.

L’intero pacchetto viene presentato dall’amministrazione Biden come uno sforzo per favorire l’immigrazione regolare, non solo aumentando le quote di migranti provenienti da Cuba, Nicaragua, Venezuela e Haiti e quelle dei rifugiati, ma anche tramite un portale per chi pensa di essere in possesso dei requisiti per entrare negli Stati uniti, in modo da fissare un appuntamento, invece di arrivare direttamente al confine formando code e tempi di attesa che sono diventati biblici.

QUEST’ANNO il numero di migranti arrivato al confine sud-occidentale ha toccato cifre record mettendo sotto sforzo le risorse delle città di passaggio. Gli agenti hanno effettuato più di due milioni di arresti alla frontiera.

La situazione al confine meridionale continua a essere problematica e questa è la ragione dietro il primo viaggio di Joe Biden nella città che più di tutte si deve confrontare con questa emergenza, El Paso, in Texas, dove il presidente incontrerà i funzionari locali incaricati delle operazioni al confine tra Stati uniti e Messico.

A DUE ANNI dal suo ingresso alla Casa bianca, la latitanza di Joe Biden nelle città di confine gli ha attirato continui attacchi da parte dei repubblicani che considerano le politiche dell’amministrazione democratica troppo permissive e il presidente incurante di un problema che non coinvolge direttamente gli Stati più liberal del nord-est, anche se non si può dire che sull’immigrazione Biden non abbia abbracciato posizioni che hanno fatto storcere molto nasi nel suo stesso partito.

Per respingere le persone che arrivano alla frontiera, l’amministrazione Biden, infatti, farà affidamento sul Titolo 42, una norma di emergenza sanitaria vecchia di decenni e rispolverata da Donald Trump durante la pandemia, con il pretesto di arginare le infezioni di Covid 19: consente ai funzionari di frontiera di espellere immediatamente i migranti senza considerare le loro richieste di asilo.

Molti democratici hanno criticato tale politica, che l’amministrazione Trump aveva implementato come misura draconiana al fine di usare la salute pubblica come pretesto per interrompere l’accesso all’asilo.

E anche se l’amministrazione Biden ha cercato di porre fine al Titolo 42, nonostante la posizione opposta della Corte suprema, negli ultimi mesi ha iniziato a espanderne l’uso, riportando i venezuelani in Messico.

Ora anche cubani, nicaraguensi e haitiani saranno respinti oltre confine anche ai sensi del Titolo 42, restringendo la possibilità di migliaia di migranti di chiedere asilo.

DOPO LA VISITA a El Paso prevista per oggi, Biden si recherà a Città del Messico per partecipare al vertice dei leader nordamericani dove si incontrerà con il primo ministro canadese Justin Trudeau e con il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador.

I meeting del summit si incentreranno sul cambiamento climatico, l’immigrazione, la sicurezza e l’equità. Si tratta del primo incontro di persona tra i tre leader dalla fine del 2021.