L’Assemblée nationale ha rispettato ieri un minuto di silenzio per Berlino. E’ la quarta volta quest’anno che i deputati francesi fanno un minuto di silenzio. L’ultima è stata il 20 luglio scorso, sei giorni dopo l’attentato di Nizza. A Berlino sono state utilizzate le stesse modalità, un attacco con un camion. François Hollande ha manifestato “solidarietà e compassione a Angela Merkel e alla popolazione tedesca, i francesi condividono il lutto tedesco di fronte a una tragedia che colpisce tutta Europa”, sottolineando che in Francia permane “un alto livello di minaccia”. La sindaca di Parigi, capitale più volte colpita, ha espresso la solidarietà dei “parigini”. Il ministro degli Esteri, Jean-Marc Ayrault, ha parlato di “spavento”. In Francia c’è lo stato d’emergenza, di nuovo prolungato fino al 15 luglio, per poter coprire il lungo periodo elettorale (presidenziali e legislative).

L’attentato di Berlino ha fatto reagire i candidati alle primarie della “Bella Alleanza Popolare”, il nuovo nome che si sono dati il Ps e i suoi pochi alleati (ecologisti transfughi da Europa Ecologia e i Radicali di sinistra) per le primarie del 22 e 29 gennaio prossimi. “Atto ignobile” (Valls), “crimine abominevole” (Montebourg), “spavento una volta ancora di fronte al terrorismo inarrestabile” (Hamon), “condoglianze” (Peillon), tutti candidati alle primarie a gennaio. Emmanuel Macron, che corre al di fuori del Ps, ha sottolineato la “comunità di destino degli europei oggi”. A destra, François Fillon ha reagito usando l’hashtag “ich bin ein Berliner”. Marine Le Pen ha evocato la “compassione”. La lotta al terrorismo non è per il momento un argomento elettorale centrale in Francia, i governi a guida socialista non sono sotto attacco su questo fronte. La Francia inoltre è molto poco aperta all’accoglienza dei rifugiati. Il campo di Calais è stato smantellato, ma restano drammi irrisolti: a Parigi il centro di accoglienza temporanea aperto il 10 novembre puo’ ospitare 400 persone, troppo poche rispetto alla domanda e cosi’ si è già già creato un accampamento improvvisato nelle vicinanze, mentre 19 minorenni afghani, che avevano accettato il trasferimento da Calais, sono in sciopero della fame da una settimana in un centro del Tarn et Garonne, perché la Gran Bretagna rifiuta di accoglierli. I francesi che rientrano dalla Siria ormai sono messi in carcere sistematicamente (ci sarebbero attualmente almeno 700 combattenti operativi). Altro discorso è quello sull’immigrazione, sollevato ieri in parlamento da un deputato di destra della zona di Nizza, ma la polemica è più ampia, riguarda da un lato l’identità francese e dall’altro le questioni economiche.