Martedì 25 aprile 2023 è una data importante che ha segnato l’inizio di una nuova primavera antifascista. Una giornata densa, emozionante, piena di donne e di uomini, giovani e meno giovani che si sono messi di nuovo in marcia, con il sorriso e senza bandiere di partito, per contrastare la deriva verso cui la destra di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa vorrebbero condurci.
Dopo le sgrammaticature istituzionali, le omissioni, le interpretazioni e le irricevibili nostalgie degli ultimi giorni, c’è stato un impeto forte, fiero e sincero che ha riempito le piazze di tutta Italia.
A partire da Milano dove, nel 78esimo anniversario dell’insurrezione generale contro i nazifascisti, si è svolta la manifestazione più importante. Proseguendo con lo stesso slancio, da Nord a Sud, centinaia di migliaia di persone hanno ribadito la propria irremovibilità di fronte ai valori dell’antifascismo.

Anche a Roma, città liberata già il 4 giugno del 1944, abbiamo vissuto e condiviso questo stesso fervore. Una lucente esplosione di partecipazione, in una primavera cittadina convintamente antifascista. Si avvertiva nell’aria, tra la folla, in ogni strada: nel corteo convocato dall’Anpi provinciale, ma anche nelle piazze spontanee, nelle decine di iniziative diffuse nei quartieri di tutta la città.
Come se gli affondi e le reticenze degli esponenti di Fratelli d’Italia avessero risvegliato quel germe di estrema radicalità, insito nella storia della Resistenza. Una radicalità che ha a che fare con la rottura definitiva e “costituente” col Ventennio, con la tragedia della guerra, con coloro che scelsero di schierarsi dalla parte dell’occupante nazista.

Il sentimento antifascista che si è respirato nelle piazze di tutta Italia non è un feticcio, bensì il radicato convincimento che la nostra Repubblica si fonda su quei principi irrinunciabili dettati dai costituenti. Ed è un richiamo a tutte le forze politiche affinché quel disegno di uguaglianza, libertà, dignità e giustizia, che si riassume nella Costituzione, venga compiuto fino in fondo.
È come se generazioni differenti si fossero sentite toccate nel profondo dalle parole di alcuni esponenti del Governo e per questo avessero deciso di manifestare all’unisono che, qui ed ora, non si fa un passo indietro. E lo hanno fatto in ogni angolo della nostra città “ribelle e mai domata”: migliaia di romane e di romani si sono ritrovati per ricostruire un nesso di comunità indissolubile attorno alla radicalità di tali valori.

Eravamo ovunque e sempre in tanti: da Garbatella a Centocelle, dal Quadraro al Tufello, dal Quarticciolo al Pigneto, a Pietralata e ancora altrove. Soprattutto nella cintura dei quartieri popolari di Roma, quella dove insiste la presenza di esperienze di autogestione e di memorie lunghe, curate con attenzione partigiana. Iniziative differenti in piazze differenti che hanno dato voce a culture, sottoculture, movimenti che dovremmo far tornare a parlare tra loro.

A Porta San Paolo, dove forti e incisive sono state le dichiarazioni del presidente dell’Anpi di Roma Fabrizio De Sanctis e del Sindaco Gualtieri, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha denunciato come questo straordinario popolo che ha celebrato la Festa della Liberazione sia privo di una vera e propria rappresentanza.
Una rappresentanza in grado di rispondere alle istanze di chi si è ritrovato nelle piazze attorno alla Costituzione repubblicana quale religione civile a difesa dello stato sociale, dei diritti civili, della libertà d’opinione, dell’uguaglianza e della giustizia.

Dinanzi a questa partecipazione diffusa, sprovvista di una voce in cui identificarsi, non è sufficiente che le forze politiche continuino ad alimentare il tema del pericolo della destra. Occorrerebbe piuttosto attrezzare il campo dell’opposizione sociale e politica in cui riversare tali energie diffuse.
Una domanda: è forse questo il messaggio che la nuova primavera antifascista del 25 aprile ha voluto lanciare al campo delle forze progressiste?

*Verdi e Sinistra di Roma e Lazio