Nonostante la vittoria in Sardegna, per il centrosinistra la partita delle prossime regionali resta una via crucis. La novità di ieri è che il veto di Giuseppe Conte su Angelo Chiorazzo, candidato sostenuto dal Pd in Basilicata, pare insormontabile, nonostante gli appelli di Roberto Speranza, ex ministro della Salute in ottimi rapporti con il leader 5S.

PER I GRILLINI PESA IL FATTO che Chiorazzo sia uno dei dominus delle cooperative bianche in Basilicata, a loro parere in potenziale conflitto d’interessi con la sanità privata. La coop Auxilium, di cui è fondatore, gestisce l’assistenza domiciliare integrata per il sistema sanitario lucano. Pesa anche l’amicizia con Gianni Letta, mentre vengono ignorate le sue posizioni pacifiste, dall’Ucraina al Medio Oriente, in linea con quelle della comunità di Sant’Egidio. Niente da fare: il fuoco di sbarramento aperto dal Fatto di Travaglio ha spinto Conte verso il veto.

I 5S HANNO PRESENTATO ai dem una rosa di nomi alternativa su cui stringere l’accordo, forti del fato che alle politiche 2022 nelle regione hanno preso il 25%, mentre il Pd si è fermato al 15%. Tra i nomi proposti ci sono il magistrato Alberto Iannuzzi, prossimo alla pensione, il presidente dell’ordine dei medici di Potenza Rocco Paternò, l’ex direttore dell’azienda sanitaria di Potenza Lorenzo Bochicchio e i presidenti delle province di Potenza e Matera, Christian Giordano e Piero Marrese, sindaco di Montalbano Jonico.

UNA ROSA AMPIA, per dimostrare che i 5S non sono contrari a ripetere il fronte giallorosso che ha vinto in Sardegna. Peccato che Chiorazzo sia già in campagna elettorale da mesi, sostenuto da un fronte che raccoglie molte associazioni cattoliche e non abbia alcuna intenzione di fare marcia indietro.

Per capire quanto alta sia la tensione, ieri il prudente Speranza ha indirizzato a Conte un messaggio di fuoco: «Ritengo che Chiorazzo sia il candidato più forte di tutti. Mi auguro che si superino le resistenze e le incomprensioni. Mi sembrano più pregiudizi che giudizi. A Conte chiedo di avere più generosità: il sostegno dato alla Todde è costato molto al Pd, è costato una micro scissione con la candidatura di Soru». E ancora: «Chiedo con insistenza al M5S, e a tutte le forze politiche di confrontarsi nel merito, poi se ci sono questioni non risolvibili ok, altrimenti siamo al pregiudizio e questo non è accettabile».

Conte sembra però irremovibile, e disposto alla corsa solitaria in Basilicata: così la regione sarebbe sicuramente vinta dalle destre, che pure sono divise sulla riconferma del governatore Vito Bardi (Fi). Tanto che ai piani alti del Pd si sta ragionando su un Piano B da portare alla direzione regionale convocata per sabato: trovare un candidato alternativo che possa mettere d’accordo i 5S, ma anche i rossoverdi e, se possibile, anche Azione, che in Basilicata è guidata dall’ex governatore Marcello Pittella, anche lui scettico su Chiorazzo.

PER I DEM L’OPERAZIONE è ad alto rischio: cambiare cavallo in corsa potrebbe portare ad una candidatura autonoma di Chiorazzo, accreditato di un risultato in solitaria attorno al 10%. Significherebbe perdere comunque la regione. La missione è dunque trovare un nome su cui possa convergere anche il patron delle coop bianche, evitando che corra da solo «come Soru in aArdegna». Per questo i due responsabili organizzazione e enti locali del Pd, Davide Baruffi e Igor Taruffi, sabato saranno in Basilicata. In queste ore i contatti trai quartier generali nazionali di Pd e M5S sono costanti: il voto è previsto per il 21 aprile.

IN PIEMONTE, SE POSSIBILE, la situazione nel fronte progressista è ancora peggiore. Tanto che i vertici dei due partiti hanno deciso di concentrarsi per ora solo sulla Basilicata. Una volta sciolto quel nodo, forse si potrà riaprire il tavolo in Piemonte. Ma Sarah Disabato, coordinatrice 5S in regione, fa capire che non è aria: «Dall’altra parte non hanno fatto mezzo passo in avanti nei nostri confronti». E ora «il Movimento scalda i motori per la campagna elettorale». Con l’obiettivo di puntare tutto sulla sanità, accusando i dem di inciucio con il governatore di centrodestra Cirio.

Andrea Orlando invita i 5S a chiamare la coalizione «Campo per la difesa della sanità pubblica»: «È un argomento su cui non si ha difficoltà a trovarsi d’accordo e a farsi capire. Il punto fondamentale è se si vuole battere la destra e se si vuole costruire una alternativa oppure no». Ma in Piemonte anche la sanità rischia di diventare un campo di battaglia.