Il rapper statunitense Kanye West ha stipulato un accordo per l’acquisto di Parler, piattaforma social frequentata dalla destra Usa, molto popolare tra i lealisti di Trump. La mossa arriva pochi giorni dopo che gli account Twitter e Instagram di West erano stati bloccati, a seguito di una serie di post antisemiti del rapper.
West è un sostenitore di Donald Trump dalla prima ora, e rimane un fervente fan dell’ex presidente, che si è espresso più volte in modo esplicitamente critico sul tema della cancel culture sostenendo la necessità di rompere con i dettami del politicamente corretto.

Parler sembra esattamente il social media adatto a lui: si definisce una «piattaforma pionieristica per il diritto alla libertà di parola». Anche se, a causa del ruolo svolto durante l’assalto al Campidoglio il 6 gennaio 2021, c’è stato qualche problema.

DURANTE IL TENTATO GOLPE, Parler era diventato un luogo di ritrovo per gli attivisti di estrema destra, arrabbiati per la sconfitta elettorale di Trump. Il rifiuto della piattaforma di rimuovere i post di incitamento alla violenza aveva portato alla temporanea rimozione da Apple App Store e Google Play Store, mentre Amazon aveva bandito il social dai suoi servizi di hosting web, provocando una lunga battaglia legale e il brusco licenziamento dell’allora Ceo di Parler, John Matze.

In quel frangente la piattaforma aveva gridato alla persecuzione e alla «censura» e così ha fatto anche questa volta, sostenendo che i canali social più popolari sono in mano all’estrema sinistra amica del potere, che ha ammutolito la voce contraria di West.

Il rapper, che ora si fa chiamare Ye, non è la prima celebrità miliardaria di destra che ha deciso di procurarsi una piattaforma social personale, ma arriva dopo Elon Musk e lo stesso Trump. Il primo ha annunciato un’altalenante intenzione di acquisire Twitter, che al momento sembra arenata; il secondo invece ha deciso di fare da sé e ha fondato un social media tutto suo, Truth Social.

LA RETORICA, PERÒ, È COMUNE, e anche Ye, come i suoi due illustri predecessori, ha affermato di non avere altra scelta che acquisire una piattaforma per assicurarsi il «diritto ad esprimersi liberamente», in un mondo in cui le «opinioni conservatrici sono considerate controverse». In realtà finora Parler è stato un focolaio di disinformazione sui vaccini, di idee reazionarie e di cospirazioni di estrema destra, tutti contenuti che non violano le sue linee guida, come anche le affermazioni violentemente razziste, xenofobe e misogine.

Secondo i dati della società di analisi Apptopia, Parler è stato installato sui telefoni 11.7 milioni di volte, e ha circa 40.000 utenti attivi ogni giorno; Twitter ne ha 237 milioni. Anche nell’area dei social media “alternativi” Parler è in competizione con uno stuolo di piattaforme favorevoli ai conservatori che tentano di sottrarre gli utenti ai siti di social media dominanti, controllati da Big Tech, per portarli in questo universo di app dove ci sono molti meno limiti sui contenuti che si possono postare. Oltre a Truth Social ci sono Rumble, clone di YouTube sostenuto da un altro miliardario, Peter Thiel, e Gettr, un servizio simile a Twitter fondato dall’ex consigliere di Trump Jason Miller.

DA PARLER NON TRAPELA la cifra che Ye ha accettato di pagare per l’acquisto, né escono altri dettagli, ma viene assicurato che l’accordo dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno.

Quanto a Musk, la sua compagnia Space X ora annuncia di aver ritirato la richiesta al Pentagono di finanziare i servizi Internet satellitari Starlink per l’Ucraina., dopo che aveva detto di non essere più in grado di supportare il servizio. Ora è tornato sui suoi passi, affermando di voler continuare ad aiutare l’Ucraina, non senza una polemica rivolta al governo Usa. Che si è svolta tutta su Twitter.