Autonomia, la destra va sotto: voto da ripetere
Riforme Caos in Commissione alla Camera: mancano i leghisti così passa l’emendamento 5S che cancella dall’art 1 proprio la parola Autonomia. Il forzista Pagano non proclama il risultato, grazie al sotterfugio si rivoterà domani
Riforme Caos in Commissione alla Camera: mancano i leghisti così passa l’emendamento 5S che cancella dall’art 1 proprio la parola Autonomia. Il forzista Pagano non proclama il risultato, grazie al sotterfugio si rivoterà domani
La destra riesce a fare indignare non solo sul contenuto dei provvedimenti, ma anche sulla procedura; ma ciò deve meravigliare fino ad un certo punto. Sono infatti le procedure e i regolamenti il primo passo della democrazia, almeno quella formale, e la loro violazione da parte della destra indica chiaramente verso quale direzione la maggioranza intende indirizzare il Paese. Nello specifico, ad essere stravolto ieri è stato il Regolamento della Camera per sovvertire una votazione sull’Autonomia differenziata che avrebbe fatto scricchiolare il patto tra Lega e Fdi che riguarda il ddl Calderoli e il ddl Casellati sul premierato elettivo.
IN COMMISSIONE Affari costituzionali di Montecitorio le opposizioni stanno conducendo un serrato ostruzionismo con 2mila emendamenti all’Autonomia differenziata per cercare di impedire la sua approvazione, entro sabato prossimo, e il suo successivo approdo in Aula il 29 aprile. Non si tratta solo di ostilità ai contenuti del provvedimento targato Calderoli; l’obiettivo è inserire una zeppa nell’accordo tra Lega e Fdi per far marciare parallelamente l’Autonomia e il premierato, rispettivamente a Montecitorio e a Palazzo Madama. E in effetti le cose stavano procedendo bene per le destre: in Senato la Commissione Affari costituzionali ha licenziato il ddl Casellati sul premierato in mattinata. La capigruppo, tuttavia (riunitasi alle 14) non aveva calendarizzato il ddl in Aula perché il capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, impedisce tale decisione fintantoché l’Autonomia non viene esitata dalla Commissione della Camera. Dunque gli occhi degli osservatori ieri erano rivolti al quarto piano di Palazzo Montecitorio, dove si trova la Commissione presieduta dal forzista Nazario Pagano. Ed ecco il fattaccio.
IN UNO DEI PRIMI emendamenti in Commissione, a causa dell’assenza di alcuni deputati della Lega, i numeri delle opposizioni hanno prevalso su quelli della maggioranza: 10 a 7, emendamento approvato (l’emendamento 5S all’art 1 del testo sopprimeva la parola «Autonomia»). Ed ecco emergere l’animo autoritario della destra, anche in un esponente di Fi, come Pagano, che dovrebbe essere moderato e democratico. Il presidente della Commissione è infatti ricorso a un sotterfugio, quello di non proclamare il risultato. Nel Regolamento della Camera (articolo 57 comma 2) è la proclamazione a rendere ufficiale un risultato, si tratti di un’approvazione o del respingimento. Pagano ha quindi sospeso la seduta consentendo ai leghisti di rientrare in Commissione. A questo punto sono state le opposizioni a inalberarsi contro la ripetizione del voto, che è la violazione di uno dei capisaldi del diritto parlamentare (i voti ripetuti vengono ricordati solo al Soviet Supremo ai tempi dell’Urss). Se si potessero ripetere i voti a piacimento la maggioranza vincerebbe sempre e a quel punto non avrebbe senso nemmeno l’esistenza di un’opposizione.
LA MAGGIORANZA alla fine ha deciso che il voto in Commissione verrà ripetuto domani, dopo la pausa per festeggiare il 25 aprile, ammesso che a destra lo si celebri. Pd, M5s, Avs e anche Iv si sono rivolte al presidente Lorenzo Fontana perché intervenga autoritativamente per il rispetto del Regolamento o convochi la Giunta che sancisca lo stop a questo tipo di sotterfugio. Non è infatti la prima volta che accade questo episodio. Il 17 gennaio scorso, in Commissione Affari sociali, dove si è votato una pdl che istituisce la Bicamerale di inchiesta sulla gestione del Covid, il vicepresidente Luciano Ciocchetti (Fdi) fece lo stesso.
LA VICENDA ha messo in secondo piano il premierato, che aveva ricevuto il via libera in Commissione Affari costituzionali del Senato. Qui le dichiarazioni di voto da parte dei gruppi hanno confermato le posizioni che ci si aspettava, ma con alcune sfumature politiche che meritano di essere menzionate. Il gruppo delle Autonomie con Meinhard Durnwalder ha votato a favore, segnalando una diversità di posizioni all’interno della Svp, che dipende probabilmente dal diverso atteggiamento verso la nuova Giunta della provincia di Bolzano. Infatti la senatrice Julia Unterberger nei giorni precedenti ha fatto sentire la sua voce contraria.
IL SÌ DELLE AUTONOMIE ha compensato il mancato voto favorevole di Iv, su cui il centrodestra contava per poter affermare che sul premierato la maggioranza è più larga di quella di governo; la senatrice renziana Dafne Musolino si è infatti astenuta. L’allargamento della maggioranza è stato comunque rivendicato dal presidente della Commissione e relatore Alberto Balboni. Infine la Lega: Daisy Pirovano, pur in modo meno assertivo rispetto al collega Paolo Tosato, ha chiesto cambiamenti in Aula al testo. Martedì la capigruppo potrebbe incardinare in Aula il premierato per la settimana successiva, dal 6 maggio. Sempre che da Montecitorio arrivino buone nuove e la Lega non si faccia lo sgambetto da sola.
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