Il ddl sull’Autonomia differenziata è approdato ieri mattina in Aula alla Camera per la discussione generale; tuttavia più che sul contenuto del testo – che sarà votato dalla prossima settimana – vale la pena tornare su alcune implicazioni istituzionali che l’iter parlamentare di questa legge sta comportando. Anche perché in merito è intervenuto due volte il presidente della Camera Lorenzo Fontana, con una lettera in cui certifica il fatto che non possa fidarsi della propria maggioranza per adempiere al proprio ruolo.

COME ERA INEVITABILE, ieri in Aula tutti i partiti d’opposizione – da Italia viva ad Avs – hanno sollevato il tema della legittimità dell’iter del ddl Calderoli in Commissione. L’eventuale illegittimità di quel passaggio avrebbe inficiato il prosieguo in Aula. La seduta del mattino era presieduta dalla vicepresidente Anna Ascani, che ha affermato quanto scritto da Fontana venerdì al presidente della commissione Affari costituzionali, il contestato Nazario Pagano: l’unico responsabile della regolarità di quel passaggio è lo stesso presidente della commissione e «non è ipotizzabile un potere sostitutivo» del presidente della Camera; insomma «nulla osta» al proseguimento dell’iter in Aula.

L’elemento in più, riferito da Anna Ascani, è stato che Fontana si è sentito in dovere di inviare una lettera a tutti i presidenti delle commissioni per raccomandare quanto aveva già indicato «pro futuro» allo stesso Pagano nel messaggio di venerdì scorso. Perché una lettera a tutti e 14 i Presidenti della commissioni permanenti? Gli episodi della ripetizione di un voto il cui esito non è stato gradito sono già due, il 17 gennaio in commissione Affari sociali e il 26 aprile in commissione Affari costituzionali sull’Autonomia, più un terzo tentato lo stesso giorno e nella medesima commissione che è giunto alle orecchie di Fontana e che aveva mandato su tutte le furie le opposizioni.

NELLA LETTERA, resa nota dall’Agenzia Ansa, il presidente Fontana raccomanda «il massimo rigore procedurale e fattuale» nelle fasi confuse, dove il secondo aggettivo («fattuale») è un invito a non celare dietro la forma («procedurale») una sostanziale violazione del Regolamento. Fontana sottolinea che proprio sui provvedimenti «che costituiscono oggetto di un confronto particolarmente acceso tra maggioranza e opposizioni» è richiesto «al massimo grado un esercizio rigoroso dei poteri presidenziali, al fine di evitare che la fisiologica dialettica parlamentare possa tramutarsi in un pregiudizio del più corretto funzionamento della Camera». Nel merito poi Fontana ripete le indicazioni date venerdì a Pagano, che sono l’esatto contrario di quanto ha messo in atto questi nella sua Commissione tra il 24 e il 26 aprile.

NEL POMERIGGIO IN AULA i lavori erano presieduti dallo stesso Lorenzo Fontana. Il vicecapogruppo del Pd Federico Fornaro gli si è rivolto sollevando un’altra questione: il fatto che per un patto politico «sottoscritto in altre sedi», la Camera non potrà che approvare a scatola chiusa l’Autonomia differenziata, e probabilmente anche il premierato; Camera che viene trattata «come una buca delle lettere» in favore del «più affidabile Senato». Il dem Fornaro si è quindi appellato a Fontana perché garantisca l’agibilità politica e legislativa. «Le assicuro da parte mia – ha replicato il presidente – il massimo impegno per valorizzare il più possibile e mantenere alto anche l’onore della Camera dei deputati». E poi ha garantito la convocazione di una seduta della Giunta per il regolamento, che definisca delle regole stringenti per i lavori in commissione. In particolare alle opposizioni preme evitare in futuro il trucco già verificatosi: il presidente apre una votazione e non la chiude, quando valuta che la maggioranza possa «andare sotto».

La richiesta di agibilità fatta da Fornaro riguarda il proseguimento dell’esame dell’Autonomia differenziata in Aula, dopo che in commissione non è stato possibile di fatto esaminare e votare gli emendamenti, a cui sono state dedicate solo tre sedute (il 24, il 26 e il 27 aprile).
Dalla prossima settimana dal momento che verranno presentati gli emendamenti, a Fontana spetterà l’ingrato compito di conciliare le garanzie istituzionali per le minoranze parlamentari e la furia di Lega e Fdi per mandare avanti il ddl Calderoli; il non detto riguarda il contingentamento dei tempi che la Lega chiederà per approvare il testo prima delle elezioni europee, come il vicesegretario leghista Andrea Crippa ha ordinato agli alleati e ha fatto capire a Fontana.