La parabola dell’auto in Italia scende sempre di più. I dati delle vendite di ottobre (-35,7% rispetto all’anno scorso) sono i peggiori dell’anno e le prospettive sono anche peggiori. Nel frattempo Stellantis ha già chiuso la fabbrica ex Bertone a Grugliasco con l’accorpamento a Mirafiori e si appresta ad annunciare nuovi ammortizzatori sociali se non chiusure a Cassino e Pomigliano.
In questo quadro desolante sia i sindacati che i produttori attaccano il governo per la totale assenza di interventi in legge di bilancio.
«La legge di bilancio, come il Pnrr, condanna l’industria e i lavoratori dell’automotive a una crisi drammatica. Migliaia di lavoratori sono a rischio» dicono Michele De Palma, segretario nazionale Fiom e Simone Marinelli, coordinatore automotive per la Fiom, che non escludono «una mobilitazione nazionale a Roma se arriveranno risposte». «Il governo italiano è l’unico in Europa a non avere un piano e a non investire risorse nella giusta transizione ambientale e sociale dell’automotive. L’aumento al ricorso agli ammortizzatori sociali, l’assenza di un piano industriale e la mancanza di forniture, stanno impattando negativamente sui salari e determinando una incertezza sul futuro dei lavoratori di Stellantis e delle aziende dell’indotto a partire dalla Marelli. A questo si aggiunge il rischio di perdere produzioni ad alto valore aggiunto in favore di altri Paesi europei che con i loro piani di settore stanno re-internalizzando la filiera produttiva. Chiediamo un confronto con il presidente del Consiglio ed i ministri competenti per avere un provvedimento straordinario per un piano della transizione che promuova l’occupazione e garantisca la riduzione delle emissioni dei veicoli per produrre in Italia almeno un milione e mezzo di veicoli e di investire nella ricerca sulla filiera dell’ibrido, elettrico e idrogeno e produzione di semiconduttori, batterie. Un intervento che parta dalle sostituzione delle flotte pubbliche inquinanti e offra incentivi per chi ha redditi più bassi».
Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, sostiene che «il governo continua a ostentare una colpevole indifferenza verso le sorti del settore», mentre il segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano e il coordinatore automotive Stefano Boschini insistono sulla necessità di «un Fondo per sostenere la trasformazione dell’industria automobilistica come hanno fatto altri Paesi in Europa».
Insorgono anche le associazioni che rappresentano in Italia le filiere industriali e commerciali automotive di fronte «alla totale assenza, nella Legge di Bilancio, di misure per affrontare la transizione ecologica ed energetica della mobilità». La protesta unisce tutto il settore, in attesa di un intervento – sollecitato in questi mesi nei diversi tavoli al Mise – a sostegno del settore pesantemente colpito dalla crisi dei semiconduttori. Si dicono «incredule» Anfia, Aniasa, Assofond, Federauto, Motus-E, Ucimu e Unrae che chiedono al premier Draghi e ai ministri Cingolani, Giorgetti e Franco «di porre rimedio tempestivamente alla totale assenza di politiche per l’automotive in un momento estremamente delicato per il settore, mantenendo fede agli impegni annunciati».