L’attesa della guerra sta consumando i vertici israeliani che iniziano a considerare l’ipotesi di un attacco preventivo. I soliti funzionari anonimi statunitensi che sussurrano alla stampa parlano di un presidente Biden stanco ed esasperato dal muro eretto dal premier israeliano Netanyahu. Il quale, nel gabinetto di guerra di lunedì, avrebbe già iniziato a vagliare l’eventuale preparazione di Israele a un’operazione su vasta scala contro Iran e Hezbollah, preludio certo di una guerra regionale che potrebbe subito inasprirsi dato il coinvolgimento di Usa e Russia.

SECONDO UN SONDAGGIO della radio israeliana 103Fm, quasi la metà dei propri ascoltatori (48%) è favorevole a un attacco preventivo contro Teheran e Beirut. Il 34% del campione, invece, sostiene un attacco solo se Israele viene attaccato per primo. Avichai Stern, sindaco della cittadina di Kiryat Shmona, nel nord del Paese e a poca distanza dal Libano, ha dichiarato a Channel 14 che «nove milioni di cittadini di uno stato sovrano (israeliani, ndr) vivono nella paura, in attesa di vedere cosa succederà. È assurdo! Abbiamo bisogno di un attacco preventivo». Non è un caso che su alcuni dei media filo-governativi o conservatori venga dato spazio a questa eventualità proprio mentre il mondo si chiede quando e come arriverà la risposta alle uccisioni di Fuad Shukr, uno dei comandanti militari di Hezbollah, a Beirut e di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, a Teheran.

Per ora la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha promesso che l’Iran metterà in atto una «dura punizione» per Israele, ma «nei tempi e nei modi più adeguati». Su quest’ultima frase le interpretazioni degli analisti di mezzo mondo stanno già speculando da una settimana ma, a oggi, «i tempi e i dettagli dell’attacco iraniano non sono ancora chiari», come ha dichiarato anche Joe Biden dalla Casa bianca.

SECONDO AXIOS, che cita tre funzionari statunitensi, a Biden e alla sua vice (nonché candidata alle prossime elezioni) Harris è stato detto che «l’intelligence statunitense si aspetta uno scenario che prevede due ondate di attacchi, una da parte di Hezbollah e una da parte dell’Iran e delle truppe a esso legate». Scontato il riferimento agli Houthi yemeniti, ma si parla anche dei gruppi sciiti iracheni come Asa’ib Ahl al-Haq e l’Organizzazione Badr. Biden ha scritto su Twitter che, in ogni caso, Washington si sta preparando «a sostenere Israele nel caso venisse di nuovo attaccato», affermazione che negli ultimi giorni i rappresentanti della Casa bianca stanno ripetendo in tutti gli incontri diplomatici segreti con i rappresentanti iraniani per provare a scoraggiare una risposta eccessiva di Teheran.

IL PRESIDENTE ha aggiunto, riferendosi all’attacco che ha ferito dei soldati statunitensi nella base irachena di Al-Assad: «Abbiamo anche discusso le misure che stiamo adottando per difendere le nostre forze e rispondere a qualsiasi attacco contro il nostro personale in un modo e in un luogo di nostra scelta». Strana assonanza per chi si fa promotore «della pace e della stabilità».

IN OGNI CASO sembra che i generali più fedeli a Netanyahu abbiano già ricevuto l’ordine di passare in rassegna i reparti e valutare lo stato di preparazione dell’aeronautica, fondamentale se davvero Netanyahu vuole impegnarsi in una guerra su cinque fronti che includa Libano, Siria, Iraq, Iran e Gaza. Di avviso diverso, almeno a parole, il ministro della difesa israeliano Gallant: «La cooperazione e il coordinamento militare con gli Stati uniti sono fondamentali per contrastare un attacco del genere».

Intanto a Gaza la guerra continua e uccide e affama la popolazione civile. Secondo l’Onu la malnutrizione infantile è aumentata quasi del 50% a luglio rispetto al mese precedente. Il vice coordinatore medico di Medici Senza Frontiere, Mohammed Abu Mughaisib, ha dichiarato che «la malnutrizione a Gaza è ormai diffusa e gli aiuti forniti sono solo una goccia nell’oceano rispetto alle reali necessità delle persone». E, come se non bastasse, «la situazione peggiora sempre di più».

IN TALE CONTESTO continuano gli attacchi. Nelle prime ore di ieri quattro persone sono state uccise da un attacco israeliano a Tal al-Hawa e due a Khan Younis, nel sud di Gaza. Le forze israeliane hanno nuovamente ordinato ai residenti di Khan Younis e di altri centri di evacuare immediatamente in vista di una prevista operazione di terra, anche se l’agenzia palestinese Wafa riferisce che l’esercito israeliano ha continuato i suoi attacchi durante l’evacuazione. L’esercito dichiara di aver ucciso 45 combattenti in 48 ore, tra cui Mohammed al-Mahasneh, responsabile dell’approvvigionamento di armi di Hamas. Che ieri ha nominato il successore di Haniyeh: è Yahya Sinwar, a oggi il capo politico della «branca» di Gaza.