Israele non rivendica e parla attraverso l’Amministrazione Usa e i media americani. Teheran da parte sua sminuisce l’accaduto. L’attacco israeliano all’Iran che per quasi una settimana ha tenuto mezzo mondo con il fiato sospeso, si è materializzato ieri prima dell’alba. Ma è stato «moscio», come ha efficacemente commentato su X l’indisciplinato ministro dell’estrema destra Itamar Ben Gvir, subito bacchettato per aver confermato indirettamente la responsabilità di Israele. Moscio più dell’attacco «limitato» anticipato da più parti e al quale, ha detto con forza il Segretario di Stato Blinken, gli Stati uniti non hanno partecipato in alcun modo. Dopo le tante ipotesi fatte nei giorni scorsi, alla fine tre droni di piccole dimensioni hanno colpito una base aerea a Kajavastan nei pressi della città di Isfahan senza fare, pare, danni di rilievo. Secondo un’altra versione, riferita dalla Abcnews, jet israeliani hanno anche lanciato tre missili contro un sito radar di difesa aerea. In Siria si registrano nuovi attacchi israeliani ma non appaiono legati a quello a Isfahan.

Comunque sia Teheran ringrazia. In questo modo si chiude la partita, per ora, e non dovrà rispondere con un attacco più violento di quello di una settimana fa respinto da Israele e i suoi alleati, fornendo così al gabinetto di guerra di Benyamin Netanyahu il pretesto per bombardare le centrali atomiche iraniane. Il blitz di ieri mattina di fatto è un messaggio. Israele segnala che può colpire ovunque in Iran. La scelta di Isfahan non è stata casuale. In quell’area c’è l’impianto nucleare di Natanz, per l’arricchimento dell’uranio. Ieri non è stato coinvolto ma in una ipotetica guerra vera sarà sicuramente un bersaglio.

Ora che Netanyahu ha accontentato Joe Biden, evitando di trascinare gli Stati uniti in una guerra contro l’Iran, Israele otterrà il via libera definitivo di Washington all’attacco contro Rafah come prevedeva l’altro giorno il quotidiano Al Arabi al Jadid citando funzionati egiziani? L’Amministrazione Usa ieri si proclamava ancora insoddisfatta dal piano israeliano di «evacuazione» del milione di sfollati nella città palestinese. Questo però non impedirà di rifornire gli arsenali israeliani di armi e bombe americane. La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha compiuto ieri un passo importante per fornire a Israele 26 miliardi di dollari in assistenza di emergenza programmando per oggi un voto decisivo. Dopo l’approvazione anche del Senato, Biden firmerà il disegno di legge trasformandolo in legge. Il pacchetto Israele comprende anche 9 miliardi di dollari destinati agli aiuti umanitari.

Ieri da Capri, il ministro degli esteri Tajani, ha annunciato «l’impegno» del G7 a favore del cessate il fuoco «per garantire il rilascio degli ostaggi e l’arrivo di beni e alimenti alla popolazione civile palestinese». Da Roma l’Ong Oxfam ha replicato «che tante buone intenzioni continuano a non tradursi in azioni concrete da parte dei Paesi del G7 per fermare la guerra e il massacro di civili». Oxfam ha ricordato che dall’ultimo summit informale di febbraio a Monaco «Israele ha ucciso altri 6mila innocenti e l’accesso agli aiuti umanitari è rimasto del tutto insufficiente a soccorrere una popolazione a un passo dalla carestia». Le dichiarazioni di intenti «non bastano più», sottolinea Oxfam, impegnata a Gaza con vari progetti. A Rafah nessuno si fa illusioni: l’attacco israeliano alla città si farà e non sarà «contenuto» come quello su Isfahan. Aerei israeliani ieri hanno colpito 25 obiettivi a Gaza. Reparti corazzati nel frattempo consolidano il controllo del Corridoio Netzer, la strada che divide la Striscia in due parti orizzontalmente.

In Cisgiordania, reparti speciali dell’esercito hanno ucciso nel campo profughi di Nur Shams quattro palestinesi, tra cui Salim Ghannam, comandante dell’ala militare del Jihad islami a Tulkarem. È stata rilasciata ieri la docente dell’Università Ebraica di Gerusalemme, Nadera Shalhoub-Kevorkian, arrestata giovedì dalla polizia israeliana con l’accusa di istigazione al terrorismo e la violenza. La professoressa, criminologa palestinese con cittadinanza israeliana, era stata sospesa il 9 marzo dal suo incarico per alcuni commenti critici sull’occupazione militare e per aver definito un «genocidio» la strage di palestinesi a Gaza. Aveva inoltre affermato che alcuni dei crimini del 7 ottobre attribuiti ad Hamas sono stati ingigantiti per rappresentare tutti i palestinesi come «mostri». L’università ha reintegrato la professoressa dopo averle chiesto un chiarimento ma la è polizia l’ha arrestata per «istigazione al terrore».

Gli Stati uniti ieri hanno varato altre sanzioni contro alcuni coloni israeliani, responsabili di gravi violenze a danno di palestinesi. Sanzioni che non servono a molto poiché i coloni, protetti da alcuni ministri e deputati israeliani, continuano a godere di piena libertà di azione in Cisgiordania (nei giorni scorsi tre palestinesi sono stati uccisi da settler dopo l’omicidio di un adolescente israeliano). Domani si prevede forte tensione a Gerusalemme per l’intenzione dichiarata da estremisti religiosi israeliani, in occasione della Pasqua ebraica, di compiere sulla o nei pressi della Spianata delle moschee sacrifici rituali per accelerare la ricostruzione del Tempio.