«Sebbene non sia stato comunicato alcun rapporto ufficiale, si tratta di un’operazione su larga scala, simile a quella che ha distrutto le basi Amisom a El-Adde nel 2016 e Kulbiyow nel 2017 contro i militari kenioti, con decine di vittime e con lo stesso modus operandi», ha dichiarato ieri all’agenzia Afp il comandante militare locale dell’esercito somalo, Mohamed Ali.

Martedì scorso una base della missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis) è stata attaccata dai miliziani del gruppo jihadista degli Al-Shabaab, affiliato ad Al-Qaeda, in uno dei peggiori attacchi degli ultimi anni contro i militari africani presenti nel paese.

«INTORNO ALLE 4 del mattino due kamikaze si sono fatti esplodere su un veicolo all’ingresso della base militare di El-Baraf e, approfittando della breccia aperta dalle esplosioni, centinaia di miliziani jihadisti hanno fatto irruzione al suo interno con un bilancio ancora provvisorio di almeno 60 militari burundesi uccisi», ha aggiunto Ali.

La base di El-Baraf, a 160 km a nord-est di Mogadiscio, era un «avamposto operativo» tenuto dalle truppe burundesi di Atmis, isolato e al crocevia delle strade che collegano il nord e il centro del paese, in una posizione strategica per il controllo di tutta l’area.

Anche la stampa somala conferma che si è trattato di «uno dei più violenti attacchi degli ultimi anni», con centinaia di miliziani di Al-Shabaab che hanno costretto i militari «a ritirarsi dalla base per entrare nel villaggio adiacente», con esplosioni e combattimenti, prima che gli elicotteri arrivassero per portare supporto aereo, causando «ulteriori vittime anche tra i civili presenti».

LO STESSO PRESIDENTE del Burundi, Évariste Ndayishimiye, in una delle sue rare dichiarazioni, ha affermato su Twitter: «Non ci sono parole abbastanza forti per condannare questo vile attacco terroristico contro il contingente burundese», unendosi al cordoglio verso i famigliari dei militari uccisi.

L’attacco è stato rivendicato martedì sera dal gruppo qaedista con la pubblicazione di foto di soldati burundesi morti e della base completamente distrutta: «Abbiamo conquistato la base per diverse ore, a dimostrazione che il nostro gruppo è in grado di colpire sia i militari somali che gli stranieri presenti in tutta la Somalia», ha affermato il portavoce del gruppo, Abdiasis Abu Musab.

Nessuna dichiarazione ufficiale è arrivata dalla Atmis che dallo scorso marzo, con un mandato prorogato dal Consiglio di sicurezza Onu fino alla fine del 2024, ha formalmente sostituito la forza africana di mantenimento della pace in Somalia (Amisom) e che vede impegnati oltre 20mila militari di numerosi paesi africani.

AMISOM era riuscita nel 2011 a cacciare gli l-Shabaab dalle principali città del paese, compresa la capitale Mogadiscio, consentendo l’insediamento di un governo e di istituzioni federali nonché lo svolgimento di due cicli elettorali (2012, 2017) e l’organizzazione di un terzo turno che si dovrebbe concludere nelle prossime settimane.

Negli ultimi mesi il gruppo jihadista, ancora radicato in numerose aree rurali del paese, ha intensificato i suoi attacchi contro obiettivi militari e civili con il preciso obiettivo di ostacolare «con tutti i mezzi le elezioni e l’insediamento di un nuovo governo di miscredenti» e rivendicando la responsabilità di due brutali attentati, lo scorso 24 marzo, con oltre 70 vittime.

L’attacco di martedì arriva a meno di una settimana dalla nomina del parlamento e dei presidenti delle due camere, un passo fondamentale che apre la strada all’elezione del presidente della repubblica, dopo uno stallo politico che va avanti dallo scorso febbraio 2021.

IL PERIODO ELETTORALE è stato caratterizzato dalle violenze jihadiste e da un’intensa lotta di potere ai vertici dello Stato tra il presidente ad interim Mohamed Abdullahi Mohamed, soprannominato Farmajo, e il suo primo ministro Mohamed Hussein Roble.

I partner internazionali – Stati uniti, Unione africana e Unione europea – hanno espresso «preoccupazione per i ritardi nel processo elettorale». L’Onu, tramite il suo inviato nel paese James Swan, ha risposto positivamente alla richiesta del governo di un «maggiore sostegno in questa fase di transizione», a patto che il processo elettorale si concluda rapidamente perché questo stallo ha distolto il governo «dalla lotta contro Al-Shabaab e dal possibile rischio di una nuova carestia nel paese».