Dopo vari rinvii, all’alba italiana da Cape Canaveral (Florida) partirà la missione Nasa «Artemis 1», una prova generale del ritorno degli astronauti sulla Luna. Il lancio era previsto per settembre, ma è stato più volte rimandato a causa di malfunzionamenti del sistema di raffreddamento – oggi risolti – dell’uragano Ian, che ha obbligato la Nasa a riportare negli hangar il razzo e a ricominciare da capo la complessa procedura di lancio. Anche il passaggio dell’uragano Nicole nelle scorse ore ha ritardato il lancio, ma solo di un paio di giorni.

Il lancio di Artemis 1 da Cape Canaveral il 16 novembre 2022, foto Ap

ARTEMIS 1 rappresenta solo un test. Il lancio non coinvolgerà astronauti e servirà a mettere alla prova la capsula Orion che un giorno li ospiterà e il dispositivo di lancio, il razzo Space Launch System (Sls) alto quasi cento metri.

Nella missione di prova, Orion verrà lanciata senza equipaggio dallo Sls, orbiterà intorno al nostro satellite e tornerà a Terra dopo circa un mese.

Sulla strada verso la Luna la missione posizionerà anche dieci «cubesat», satelliti piccoli come una valigetta e attrezzati per diverse missioni tecnico-scientifiche.

I RINVII degli ultimi mesi hanno ulteriormente rallentato un progetto già in difficoltà. L’obiettivo di riportare un essere umano sulla Luna entro il 2024 fissato dall’amministrazione Trump era parso azzardato subito dopo l’annuncio. Nel 2021, infatti, la Nasa ha ufficialmente spostato la scadenza al 2025 per le difficoltà e i costi di sviluppo del nuovo lanciatore.

Per costruirlo, la Nasa non si è affidata alle aziende dei nuovi miliardari che stanno entrando nel mercato dei lanci spaziali, come SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos.

Sls è realizzato dai partner tradizionali del settore aerospaziale Usa, come la Boeing e la Northrop Grumman, scelta che ha fatto lievitare costi e tempi: per arrivare all’allunaggio il governo Usa prevede di spendere oltre trenta miliardi di dollari e il solo lancio di oggi comporta una spesa di circa 2,2 miliardi di dollari.

Il lancio di Artemis 1, foto Ap

Tanto: mentre la messa in orbita di un carico con Sls richiede circa diecimila dollari al chilogrammo, con le navette di Musk il costo scende sotto i tremila dollari.

L’OBIETTIVO LUNARE sembra comunque più simbolico e politico che giustificato da ragioni scientifiche. Come ha scritto l’astrofisica Patrizia Caraveo sulla rivista Forbes, «è evidente che lo schema dello Sls è stato pensato più per conservare i posti di lavoro delle grandi industrie spaziali americane (penalizzate dal pensionamento dello Shuttle) che per essere un lanciatore innovativo».

Molti osservatori ora ritengono troppo ambiziosa anche la scadenza del 2025. Nessuno si sorprenderebbe se la Nasa scegliesse di rivedere tutta la missione e allungare i tempi ulteriormente.