L’esordio di Threads, l’app di Meta clone di Twitter, ha potuto beneficiare di un lancio pubblicitario senza eguali: la promessa di una scazzottata fra il proprietario di Twitter Elon Musk e Mark Zuckerberg proprio per la scelta di quest’ultimo di lanciare un copycat della piattaforma acquistata l’anno scorso dall’uomo più ricco del mondo. E mercoledì l’arrivo di Threads sugli app store di oltre 100 paesi con quindici ore di anticipo rispetto alle previsioni testimonia l’impazienza del colosso di Silicon Valley di sfruttare il caos in corso a Twitter dopo la decisione di Elon Musk di limitare i post visibili quotidianamente agli utenti, penalizzando naturalmente quelli che non pagano otto dollari al mese per Twitter Blue.

IN VERITÀ, come riporta un’indagine del New York Times, la corsa della casa madre di Facebook a creare una propria piattaforma/fotocopia di Twitter era cominciata almeno dallo scorso dicembre, con l’evidenza che si fosse aperta sul mercato una forte richiesta per… Twitter – meno Elon Musk. Cioè l’uomo che nel giro di neanche un anno ha decimato il personale, indetto una crociata contro la moderazione dei contenuti, “manomesso” l’algoritmo per spingere in primo piano i propri post e quelli a lui graditi, e da ultimo (con la limitazione dei tweet visibili) ribaltato la natura stessa della piattaforma, luogo d’elezione per il lavoro giornalistico, la diffusione e la raccolta (nel bene e nel male) dell’informazione. «Credo debba esistere una app per il dibattito pubblico con oltre un miliardo di utenti. Twitter ha avuto l’opportunità di farlo ma non l’ha colta. Auspicabilmente noi ci riusciremo», ha scritto non a caso Zuckerberg in uno dei suoi primi post su Threads. In un altro thread annunciava l’impennata di registrazioni alla piattaforma: 10 milioni in appena sette ore. Threads può infatti attingere da un bacino di utenti smodato: quello di Instagram, l’app fotografica di Meta dalla quale è sviluppato e che conta due miliardi di iscritti (contro gli “appena” 280 milioni di Twitter). Nel dibattito pubblico, l’app è già stata soprannominata Twitter Killer.

MA LA TESTATA tecnologica Tech Crunch le trova un soprannome ancora più pertinente: privacy nightmare – un incubo per la privacy. Basta scorrere il disclaimer sulla lista dei dati degli utenti che vengono raccolti per capire perché: informazioni finanziarie, localizzazione, contatti, contenuti, ricerche, acquisti e anche dati sensibilissimi come quelli sulla salute. Allo scopo di ingrossare a dismisura la principale fonte di introito di Meta e le sue “sussidiarie”: la targetizzazione delle inserzioni, la sorveglianza finalizzata alla vendita di dati per la creazione di pubblicità su misura per gli utenti. Che è poi il motivo per cui nei paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia, Threads non è disponibile ed è impossibile prevedere quando – e se – lo diventerà.

Solo la settimana scorsa la Corte di giustizia Ue ha sostenuto il diritto degli organismi di vigilanza dei paesi europei a perseguire Facebook perché non chiede il consenso degli utenti per la raccolta dati. Ma il nuovo giocattolo della Silicon Valley non è stato bloccato dai regolatori europei: è della stessa Meta la scelta di non lanciare per il momento Threads sul territorio della Ue (con l’eccezione della Gran Bretagna ormai a sé stante). Il colosso tecnologico teme infatti sia l’incompatibilità con il regolamento sulla privacy (Gdpr) che con la neonata normativa sui mercati digitali (Digital Markets Act), che violerebbe a causa della trasferibilità dei dati raccolti da Threads all’app “madre” Instagram.

IN UN’INTERVISTA con Hard Fork, il capo di Instagram Adam Mosseri ha affermato senza traccia d’ironia di avere il «cuore infranto» a non poter condividere per ora la nuova app con l’Europa, ma di aver scelto di lanciarla comunque in questi giorni perché il momento era propizio. Per Mark Zuckerberg, che ha raccolto il guanto di sfida lanciato da Elon Musk a presentarsi letteralmente sul ring, è un’occasione imperdibile per ricostruirsi una reputazione in veste di argine all’avanzata dell’estrema destra su Twitter lasciata dilagare da Musk. Mentre per anni gli algoritmi delle sue piattaforme hanno deliberatamente minato le democrazie di tutto il mondo.